Un articolo su un tema scottante e controverso, ed un breve commento de L’agone
“A volte bisogna pensare prima, quando si parla. Lo sport è un diritto, come la scuola e il lavoro, non è una cosa che ci viene data così. Lo sport è praticato da milioni di italiani a tutti i livelli”. È secca la replica di Roberto Mancini al ministro della salute Roberto Speranza, che si era lamentato dell’eccesso di discorsi sul calcio e aveva ribadito la priorità da assegnare alla scuola, nell’attuale emergenza Covid. Il ct della Nazionale ha risposto così sull’argomento, durante la conferenza stampa della vigilia di Italia-Moldova, amichevole in programma domani sera al Franchi di Firenze.
Mancini ha anche parlato del potere unificante della Nazionale, di fronte alla litigiosità del calcio italiano, che tuttavia non lo preoccupa, essendo una caratteristica dell’ambiente: “La litigiosità fa parte del nostro dna. Noi siamo contenti che la Nazionale attiri di nuovo tanti telespettatori: vuole dire che i ragazzi fanno divertire. Questo soprattutto ci inorgoglisce”. Il ct confida nel graduale ritorno degli spettatori negli stadi – al Franchi ci saranno mille invitati – come in Polonia domenica prossima: “La mia idea rimane quella che ci possano essere le persone a vedere le partite. In quasi tutta Europa hanno parzialmente riaperto. A Danzica ci saranno 10mila persone e ne siamo contenti”.
Con la Moldova match importante
La partita con la Moldova non è un’amichevole qualunque, al di là della debolezza dell’avversaria, numero 175 della classifica Fifa: l’Italia è attualmente la settima europea del ranking Fifa e come tale entrerebbe tra le 10 teste di serie del sorteggio di dicembre per le qualificazioni al Mondiale 2022: “Quella del ranking è una situazione importante. Non possiamo permetterci errori in una partita così, non possiamo compromettere tutto, dopo tutta la fatica che abbiamo fatto. Vogliamo rimanere ancora almeno in questa posizione. Prima del sorteggio di dicembre non possiamo permetterci passi falsi. Poi è anche una questione di mentalità: dobbiamo continuare sulla stessa strada, anche cambiando i giocatori. Mi piace che si migliori anche in partite in cui non ci sono punti in palio”.
Diverse novità tra i titolari
Nella formazione titolare ci saranno tante novità, a cominciare da Caputo, centravanti al debutto a 33 anni, che porterebbe a tre, con Locatelli e Berardi, il numero dei giocatori del Sassuolo: “Caputo ha chance, se è qui. E poi porta la birra”, ha scherzato il ct, alludendo al fatto che l’attaccante sia appunto produttore di birra: “È possibile che ci siano anche gli altri due del Sassuolo. La Moldova si chiuderà e sarà un po’ come con la Bosnia, dovremo essere bravi a non avere fretta e a cercare gli spazi giusti”. Non si può, tuttavia, parlare di una squadra sperimentale, anche se i veri titolari (gli juventini Bonucci e Chiellini dovrebbero arrivare in ritiro domani) torneranno nella formazione delle partite di Nations League con Polonia (l’11 ottobre a Danzica) e Olanda (il 14 a Bergamo): “Sarà una squadra diversa dalle ultime volte, servirà per vedere anche ragazzi che hanno giocato un po’ meno. Ma non credo che avremo problemi di affiatamento o di scarsa conoscenza, sono tutti giocatori da tempo nel giro”.
Il mercato degli azzurri
Il mercato non ha portato a tutti gli affari che il ct si poteva aspettare: Emerson è rimasto al Chelsea, Kean sembra chiuso dalla concorrenza al Psg, Chiesa e Bernardeschi sembrano in concorrenza alla Juventus, El Shaarawy è ancora un esule di lusso nel campionato cinese: “Per Emerson speravo in una squadra dove potesse giocare con più continuità. In verità qualche difficoltà l’abbiamo sempre avuta, perché nel campionato ci sono meno italiani rispetto al passato. Ma siamo riusciti a fare comunque una Nazionale ottima. Balotelli senza squadra? Mario ce la mette tutta per restare senza”.
Un discorso a parte è per Chiesa, il cui trasferimento alla Juventus gli è valso contestazioni e striscioni dei tifosi della Fiorentina. Dal punto di vista del ct la questione è prettamente tecnica: “Chiesa è importante per noi e ha ancora margini di miglioramento enormi. Sarebbe migliorato alla Fiorentina, migliorerà alla Juventus”.
Prima della partita ci sarà un minuto di raccoglimento per Fino Fini, già medico della Nazionale e creatore del museo di Coverciano: “La prima volta che lo vidi fu nel ’78, la prima volta che arrivai al centro tecnico. Fini era Coverciano, ha fatto tantissimi anni di storia del calcio italiano”.
Debutto a 33 anni
Caputo esordirà da attaccante attempato, ma non per questo pensa di non avere possibilità, nella corsa ai 23 posti per l’Europeo del prossimo giugno: “La seconda convocazione è una conferma e per me è davvero importante. Un gol con la Moldova? Non è da sottovalutare, è una squadra molto fisica, servirà tantissima pazienza. Io so benissimo di avere davanti a me Immobile e Belotti, che sono qui da più tempo. Immobile è addirittura Scarpa d’oro. Ma io sono qui per giocarmi le mie carte fino alla fine”.
La suggestione di Schillaci e delle sue notti magiche del ’90 è un paragone che fa sorridere Caputo: “È una cosa molto simpatica, ma appartiene al passato. Io per ora mi godo ogni attimo, il resto lo vedremo col tempo”
(La Repubblica)
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Viene spontanea la domanda: ma il calcio di cui si occupa Mancini è sport? Quello sport fondamentale per l’educazione di bambini e ragazzi, quello sport che dovrebbe formare e aiutare a crescere, quello sport “bene comune” che è parte del bagaglio culturale di una persona?
Se la risposta è si, allora Mancini ha totalmente ragione, perchè non c’è (o non ci dovrebbe essere) differenza o dualismo fra scuola e sport, sono (o dovrebbero essere) due facce della stessa medaglia. A molti, però, il calcio di oggi, quello professionistico con le sue esasperazioni, quello degli stipendi da nababbi, quello degli ultras tollerati quando non sostenuti da alcune società, a molti questo calcio non sembra proprio da prendere come modello dai giovani, non puo’ essere elemento essenziale da difendere a tutti i costi allo stesso modo della formazione dei ragazzi, sia essa a scuola come all’Università.
Ci limitiamo a questa osservazione soltanto per stimolare un approfondimento fra i nostri lettori.
La stima per “Mancio” e l’attaccamento alla nazionale di calcio rimangono intatti.