Nell’edizione 2020 l’argomento del prestigioso riconoscimento riguarda qualcosa che discende dal pensiero del celebre fisico. Per l’ennesima volta
Chissà che questa non sia la vendetta postuma di Einstein, centellinata negli anni. Sì, è vero, questi fu insignito del premio nel 1922 – con data retroattiva – ma per una scoperta che riguardava il mondo dei quanti (l’effetto fotoelettrico) e non per il superbo prodotto della sua mente condensato nelle due parti di una grandiosa teoria che va sotto il nome di relatività, ristretta e generale (la nuova teoria della gravitazione). Ed è noto che Einstein col mondo dei quanti avesse un rapporto abbastanza complesso se non conflittuale.
Nel 2017, il premio venne assegnato per la scoperta delle onde gravitazionali. Quest’anno, per le ricerche nel settore dei buchi neri. Tutti aspetti che discendono dalla sua mirabile teoria della gravitazione.
Roger Penrose (autore peraltro di una lunga serie di libri divulgativi sulla fisica che sono stati negli anni veri e propri best seller. Indimenticabile ad esempio “La mente nuova dell’imperatore”, Rizzoli, 1992), Reinhard Genzel e Andrea Ghez sono i vincitori dell’edizione 2020 del Premio Nobel per la Fisica. Il primo, per il suo contributo fondamentale allo sviluppo matematico del modello che descrive ed esplora il fantasmagorico mondo dei buchi neri; gli altri due per le loro ricerche sulle anomalie di comportamento di alcune stelle in prossimità del centro della nostra galassia che hanno portato all’unica spiegazione possibile: la presenza di un buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea.
Da sottolineare che Andrea Ghez è la quarta donna insignita del premio Nobel per la Fisica da quando questo è stato istituito, dopo Marie Curie (1903), Maria Goeppert–Mayer (1963) e Donna Strickland (2018).
Una mia nota di colore. Einstein vinse il Nobel per ciò che in qualche modo rifiutava, come interpretazione della meccanica quantistica. In questi anni si addensano, come abbiamo detto, premi che invece esaltano il suo pensiero sulla gravitazione. E meccanica quantistica e teoria della gravitazione, i due pilastri su cui si fonda tutto l’edificio della fisica, sono costruzioni che funzionano meravigliosamente bene solo nei rispettivi campi di competenza, la prima nel mondo dell’infinitamente piccolo, la seconda in quello dell’infinitamente grande, il cosmo. Tra loro c’è totale incompatibilità, al momento. Ora però si suggerisce con sempre maggiore insistenza che all’interno dei buchi neri si possa finalmente realizzare l’atteso connubio tra queste due diverse teorie che tanto hanno dato allo sviluppo della fisica nel secolo scorso.
Forse sarà proprio nelle pieghe dello spazio–tempo più deformato di questi mostri del cielo, in cui tutto entra e da cui nulla può uscire, neppure la luce, che alla fine si farà luce.
Una bella luce quantistica sulle onde agitate della gravitazione.
La Fisica è un bel giallo che attraversa i secoli e che ha per protagonisti tantissimi investigatori. Quelli che indagano sul significato ultimo di Realtà.
Con buona pace di Platone e dei suoi sfortunati prigionieri incatenati nella caverna.
(Agi)