23 Novembre, 2024
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Coronavirus Lazio, code infinite per i tamponi.

 I medici di base: “Presto test rapidi nei nostri studi”

La Regione Lazio nei prossimi giorni raddoppierà le postazioni drive-in dove effettuare il tampone, per venire incontro alla maggiore richiesta dovuta anche alle scuole e per abbattere i tempi di attesa. “È nostra intenzione potenziare raddoppiando la rete dei drive in – ha detto l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato – questa è una fase in cui bisogna aumentare l’attività di screening, per cui i drive-in assieme anche ai laboratori privati autorizzati con la possibilità di fare il test a una tariffa calmierata. Questo consentirà di aumentare il denominatore e noi ci attendiamo anche una riduzione dei tempi di attesa”.

Ma per alleggerire le file si muovono anche i medici di famiglia: promettono di effettuare tamponi rapidi direttamente negli studi dei medici di famiglia, con la disponibilità del risultato in meno di un’ora. Il progetto partirà a breve, probabilmente già entro la metà di ottobre, negli studi dei medici di base della Regione Lazio. Lo ha annunciato Pier Luigi Bartoletti, vice presidente della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg). Il bando, ha spiegato, “sarà pubblicato a breve, in settimana, e partiremo a breve. Questa attività sarà collegata in rete con la Regione, che potrà così monitorare l’andamento dei contagi”. L’obiettivo è, afferma, “dare una risposta più rapida ai cittadini, snellire i drive-in dove le attese per l’esecuzione dei tamponi sono al momento molto lunghe e facilitare anche la gestione dei casi”.

E ancora Bartoletti: “Da luglio avevamo chiesto di aprire alla medicina generale e alla pediatria la possibilità di fare il tampone rapido e il sierologico, sempre dal punto di vista della volontarietà del collega e del fatto di avere gli spazi idonei. Questa proposta è stata accettata dall’assessorato alla Sanità della Regione Lazio, speriamo che il bando venga pubblicato a giorni. E’ una cosa che non ha fatto ancora nessuno. La proposta è già costruita, ma serve un avviso pubblico per capire chi tra i medici di famiglia e i pediatri vuole partecipare – aggiunge – Abbiamo un problema di salute pubblica e a noi oggi serve dare una risposta”.

(La Repubblica)

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