27 Dicembre, 2024
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America2020: Vola The Fly, tutto il resto è noia (e va bene)

Dopo gli insulti e le urla del primo caotico scontro in tv tra Donald Trump e Joe Biden, a Salt Lake City la politica è tornata in primo piano, con due visioni dell’America a confronto

Kamala Harris e Mike Pence potrebbero aver salvato il futuro dei dibattiti presidenziali. Ma chi si aspettava lo spettacolo non ha scelto il palco giusto. Almeno fino a quando non ha fatto irruzione la star della serata, “The Fly”, la mosca atterrata sulla testa bianca del vice presidente Pence, rimasto impassibile, perfino quando gli si è poggiata sul naso.

Le sono bastati due minuti (lo stesso tempo concesso ai candidati per le loro risposte) per rubare la scena e scatenare i social con #TheFly hashtag di tendenza. Joe Biden non ha perso tempo postando una foto con in mano la racchetta schiaccia mosche, poi messa in vendita anche sul suo sito. “Donate 5 dollari per far volare (fly) questa campagna”, recita lo spot. “Flywillvote” è stato uno degli slogan coniati dai dem.

Dopo gli insulti e le urla del primo caotico scontro in tv tra Donald Trump e Joe Biden, a Salt Lake City la politica è tornata in primo piano, con due visioni dell’America a confronto.

La pandemia

Se è vero che i primi 15 minuti del dibattito sono i più importanti della serata, a segnare il primo goal è stata Kamala Harris con l’affondo sulla gestione della pandemia: “Gli americani sono stati testimoni del più grande fallimento di ogni amministrazione presidenziale della storia del nostro paese”.

È Pence a guidare la task force sul coronavirus. Il numero due di Trump ha risposto che la strategia di Biden non sarebbe stata molto diversa da quella della sua amministrazione. La disputa non è certo nuova, ma segnala come il coronavirus resterà il tema dominante di questa campagna elettorale. Kamala ha accusato la Casa Bianca di aver mentito e minimizzato i rischi, pur sapendo dallo scorso gennaio quanto il Covid-19 fosse pericoloso.

Pence ha rivendicato l’immediata chiusura delle frontiere agli arrivi dalla Cina e ha accusato i dem di voler minare la fiducia sul vaccino. “Se me lo dicesse Trump di farlo (il vaccino) non lo farei, se me lo dicesse Anthony Fauci, sì, assolutamente. Sarei la prima della fila”, ha ribattuto alla domanda della moderatrice Susan Page la senatrice della California, mentre Pence ha confermato la distribuzione di un antidoto entro l’anno.

Il coronavirus, con oltre 200 mila morti negli Usa, è il tallone d’Achille della campagna per la rielezione di Trump che ha pure annunciato l’interruzione dei negoziati sul nuovo piano di aiut economici ancora in stallo in parlamento, salvo poi fare un parziale dietrofront.

La Casa Bianca è diventata un hotspot del virus per quello che è stato definito “il Covid party” del giardino delle Rose, la cerimonia di nomina alla Corte Suprema di Amy Coney Barrett. Pence, proverbialmente abile nell’essere evasivo, si è limitato a sottolineare che è si è trattato di un evento all’aperto. Parlando di Barrett ha glissato sull’opportunità di rivedere la legge sull’aborto. Anche Kamala non è stata netta, limitandosi a far presente che continuerà a battersi “perché siano le donne a decidere del loro corpo”.

Le posizioni di entrambi sull’interruzione di gravidanza sono note, ma esplicitarle quando il voto da conquistare è quello degli indecisi sarebbe stato politicamente azzardato. Harris ha segnato un altro punto quando ha stigmatizzato l’intenzione della Casa Bianca di smantellare l’Obamacare che garantisce copertura sanitaria a tutti:  “Se avete condizioni preesistenti, problemi al cuore, diabete, cancro al seno, arrivano a prendervi. Se volete bene a qualcuno con condizioni preesistenti – è stato il suo monito – arrivano per voi”.

Pence il moschettiere

Pence ancora una volta si è dimostrato un fidato moschettiere del presidente, sempre calmo e  misurato (è l’esatto opposto di The Donald) ma avvalendosi delle sue stesse argomentazioni.

Contro il Covid ha rivendicato le restrizioni sugli arrivi dalla Cina. Ha biasimato Biden per non aver neppure tentato di fronteggiare lo Stato del Dragone sul commercio e ha rimproverato ai dem di voler bloccare il fracking. L’energia è un tema sensibile negli Stati del petrolio, tendenzialmente rossi come il Texas, e in quelli della Rust Belt, decisivi per il trionfo di Trump nel 2016.

Quattro anni fa il tycoon riuscì ad affermarsi in quelle considerate fino ad allora roccaforti democratiche (Michigan, Pennsylvania e Wisconsin) ed oggi di nuovo in bilico. Trump ha rincarato la dose via Twitter, rimarcando che Biden e Harris vogliono rinunciare al fracking.  Quando a Pence è stato chiesto se crede che il cambiamento climatico rappresenti “una sfida esistenziale”, ha risposto parlando di tasse, dell’intenzione di Biden di azzerare i tagli fiscali con la conseguente distruzione di posto di lavoro. Ha evitato poi di impegnarsi sul pacifico passaggio di poteri nel caso di sconfitta, ostentando ottimismo sulla vittoria del ticket repubblicano. Ha parlato di omicidio “ingiustificabile” da parte della polizia nel caso dell’afroamericano George Floyd, ma di saccheggi e proteste altrettanto ingiustificabili. Quanto alla Harris, ha detto che è “liberal in modo inaccettabile”.

I contendenti hanno evitato di soffermarsi sull’età dei loro boss (74 anni Trump e 77 Biden) e sul fatto che uno di loro potrebbe trovarsi nelle condizioni di subentrare al presidente.

Il duello è stato preceduto dall’ormai rituale raffica di tweet serali del capo della Casa Bianca che ha presentato il fatto di aver contratto il virus come “un dono di Dio”, perché gli ha consentito di sperimentare con successo delle “cure” incredibili a partire dal Regeneron che ora vuole rendere disponibile e gratuito per tutti. In un video registrato davanti allo Studio Ovale, ha assicurato di “sentirsi alla grande” e di essere stato ricoverato solo perché lo prevedono le procedure.

Visto che c’era, ha continuato promettendo di riportare a casa entro Natale le truppe statunitensi in Afghanistan. Secondo indiscrezioni di stampa, intende tornare in pista già da lunedì con una tappa in Pennsylvania, seguita da un evento in Michigan martedì e da un comizio in Florida giovedì 16 ottobre, all’indomani del dibattito con Biden previsto mercoledì 15 a Miami.

Tra Harris e Pence i toni sono stati cordiali. Il vice presidente ha tentato di interrompere la rivale, ma è stato richiamato subito all’ordine da Susan Page, la prima giornalista della carta stampata a moderare un confronto presidenziale in tv dal 1976. Page ha condotto le danze in modo efficace, brillando molto più del blasonato Chris Wallace.

Kamala è stata presa in giro sui social per lo sguardo di sufficienza e i sorrisi giudicati altezzosi,

ma la Cnn ha decretato la sua vittoria contro Pence con un sondaggio a caldo: 59 a 38. Tailleur pantalone scuro, filo di perle e bandierina americana d’ordinanza sul bavero della giacca, è la prima donna di colore candidata alla vice presidenza. Pence, all’insegna del fair play, le ha fatto i complimenti. Sorrisi e saluti non sono mancati al termine della sfida di Salt Lake City.

A sollevare polemiche è stata la moglie di Pence, Karen, sul palco senza mascherina violando le regole del dibattito. Page ha dato appuntamento a tutti per il 15 ottobre, Miami, secondo dibattito presidenziale, quando le nuove regole dovrebbero garantire un confronto più ordinato. I maligni sottolineano che forse non bisognerebbe cambiare il format, ma sostituire i candidati.

Composti e preparati, Pence e Harris non hanno fatto sognare, ma ci hanno fatto fare un balzo nel passato, a come era la politica pre-trumpiana e a come potrebbe tornare ad essere: noiosa. “Bene”, sentenzia il Washington Post, perché “ne abbiamo bisogno”. Ha volato solo la mosca, tutto il resto è noia.

(Agi)

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