26 Dicembre, 2024
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Liberati in Mali due ostaggi italiani: padre Maccalli e Nicola Chiacchio. “Stanno bene”

I due connazionali sono stati liberati insieme a una cooperante francese e all’ex ministro delle Finanze maliano Cissè.

La Farnesina: “Ancora una volta, la corale interazione tra le istituzioni dello Stato si è rivelata vincente”. Il premier Conte: “Grazie al nostro comparto di intelligence, in particolare all’Aise, e alla Farnesina per questo risultato”

Il governo maliano ha annunciato la liberazione di due cittadini italiani prigionieri dei jihadisti, padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio. I due connazionali sono stati liberati insieme ad altri due ostaggi, la cooperante francese Sophie Petronin e l’ex ministro delle Finanze maliano Soumalia Cissè. Maccalli e Chiacchio “sono liberi e stanno bene”, scrive su Twitter il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, salutando la “bella notizia”. “Erano stati rapiti da un gruppo jihadista”, spiega Di Maio, “grazie alla nostra intelligence, in particolare all’Aise, e a tutti coloro che hanno lavorato per portarli a casa”. Il premier Giuseppe Conte ha riferito su Twitter che i due stanno tornando in Italia.

I due saranno sentiti domani dai pm di Roma e dai carabinieri del Ros. Il pm Sergio Colaiocco, in particolare, aveva aperto un fascicolo di indagine ipotizzando il reato di sequestro con finalità di terrorismo.

Il 58enne Maccalli, appartenente alla Società delle missioni africane (Sma), era stato rapito in Niger il 18 settembre 2018 da presunti jihadisti attivi nella zona. Originario della diocesi di Crema, già missionario in Costa d’Avorio per vari anni, padre Maccalli si trovava nella parrocchia di Bomoanga, diocesi di Niamey. Nicola Chiacchio era sparito in Mali alcuni anni fa, mentre si trovava nella regione, probabilmente per turismo.

Dei due non si avevano notizie dallo scorso 6 aprile, quando una testata nigerina, Air Info Agadez, aveva pubblicato un breve video di 23 secondi, poi rilanciato da ‘Avvenire’, nel quale i due uomini apparivano prigionieri, con la barba lunga e vestiti con abiti tradizionali. “Mi chiamo Pier Luigi Maccalli, di nazionalità italiana, oggi è il 24 marzo”, diceva l’uno. “Mi chiamo Nicola Chiacchio”, diceva l’altro.

Maccalli era l’unico bianco a vivere in modo permanente nel villaggio dove era stato rapito, nella savana, a Gourmancé (sud-ovest del Niger). “Il fatto che abbiano deciso di rapire un bianco e cristiano è anche legato a motivi finanziari e alla volontà di avere una risonanza mediatica forte”, aveva spiegato due anni fa all’Agi il missionario Mauro Armanino, “ma il movente religioso è primario: è accaduto in una zona dove la presenza cristiana è sufficientemente considerevole. Si tratta di un messaggio inequivocabile per le comunità cristiane di qui: vogliono dirci che hanno assoluta capacità di intervenire e toccare quello che è più sacro e caro, quello che finora non e’ mai stato toccato”. La popolazione cristiana dell’area dove operava Maccalli è stato oggetto i mesi scorsi di numerosi attacchi jihadisti, nei quali hanno perso la vita numerosi fedeli. Lo scorso 28 maggio era stata divelta la croce simbolo della parrocchia di Maccalli, fissata nel terreno nel 1995.

Petronin, 75 anni, era stata rapita il Natale 2016 nella citta’ di Gao. Cisse’, 70 anni, ministro delle Finanze del Mali dal 1993 al 2000, era stato invece rapito lo scorso 26 marzo mentre era impegnato nella campagna elettorale per le elezioni parlamentari nel Niafounke, la sua regione natale. Voci sull’imminente liberazione di Petronin e Cisse’ erano state diffuse dai media nei giorni scorsi come possibile contropartita della liberazione, lo scorso weekend, di un centinaio di jihadisti detenuti dal governo maliano.

(Agi)

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