25 Dicembre, 2024
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Nobel per la letteratura alla poetessa americana Louise Glück / La poesia

Ancora un premio all’area linguistica anglosassone, privilegiata nell’ultimo decennio

 

Il nome non è del tutto imprevisto, ma la scelta di conferire il premio Nobel per la letteratura a Louise Glück resta abbastanza imprevedibile. In questione non ci si sono i meriti – indiscutibili – della raffinata poetessa statunitense, quanto piuttosto l’insistenza su un’area linguistica, quella anglosassone, che l’Accademia di Svezia ha già molto favorito di recente.

Per procedere a ritroso nell’ultimo decennio, è del 2018 il premio a Kazuo Ishiguro, del 2016 quello a Bob Dylan, del 2013 ad Alice Munro. Certo, un autore o un’autrice è molto più della lingua in cui si esprime, ma se alla decisione di quest’anno si affianca quella del 2019, con il riconoscimento congiunto all’austriaco Peter Handke e alla polacca Olga Tokarczuk, è difficile sfuggire all’impressione che il Nobel si stia come arroccando in una visione sostanzialmente eurocentrica, poco propensa a considerare esperienze in diversa misura eccentriche o minoritarie rispetto a questa linea dominante.

A meno che la disattenzione verso le voci che provengono, per esempio, dal Medioriente non sia dettata da ragioni di prudenza politica, secondo una tradizione che ha poche ma significative eccezioni nella storia dell’Accademia.

Onore a Louise Glück, in ogni caso, al suo traduttore italiano Massimo Bacigalupo e a Dante & Descartes, la piccola casa editrice partenopea che ha in catalogo una delle sue raccolte più importanti, Averno.

La poetessa statunitense, nata nel 1943 a New York, è stata premiata – si legge nella motivazione – “per la sua inconfondibile voce poetica che con l’austera bellezza rende universale l’esistenza individuale”. “L’infanzia, la vita famigliare e le relazioni con genitori e fratelli sono una tematica che rimane centrale nel suo lavoro”.

Louise Glück

In Italia sono stati tradotti due suoi lavori, Averno (pubblicata nel 2019 da Dante & Descartes) e L’Iris Selvatico (per i tipi di Giano, nel 2003). Averno, scrive l’Accademia, è “una raccolta magistrale, un’interpretazione visionaria del mito della discesa di Persefone agli inferi, prigioniera di Ade, il dio della morte”.

E anche ne L’Iris Selvatico torna a tratti “il miracoloso ritorno alla vita dopo l’inverno”. L’Accademia definisce “spettacolare” anche l’ultima collezione della poetessa, “Faithful and Virtuous Night”, ancora non tradotta in Italia.

Oltre a scrivere, la Glück, è docente alla Yale University, a New Haven, in Connecticut; e vive a Cambridge, in Massachussetts.

 

MATTUTINO
(da L’iris selvatico, 1992; trad. it. Giano 2003)

Padre irraggiungibile, quando all’inizio fummo
esiliati dal cielo, creasti
una replica, un luogo in un certo senso
diverso dal cielo, essendo
pensato per dare una lezione: altrimenti
uguale… la bellezza da entrambe le parti, bellezza
senza alternativa… Solo che
non sapevamo quale fosse la lezione. Lasciati soli,
ci esaurimmo a vicenda. Seguirono
anni di oscurità; facemmo a turno
a lavorare il giardino, le prime lacrime
ci riempivano gli occhi quando la terra
si appannò di petali, qui
rosso scuro, là color carne…
Non pensavamo mai a te
che stavamo imparando a venerare.
Sapevamo solo che non era natura umana amare
solo ciò che restituisce amore.

Louise Glück

(Avvenire)

 

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