Il Pd convoca il tavolo con gli alleati, ma litiga subito con Calenda mentre i centrodestra è deciso a puntare su nomi lontani dalla politica
Il segretario nazionale del Pd aveva chiesto un colpo di reni sulla candidatura a sindaco di Roma e, a pochi giorni dall’appello, qualcosa comincia a muoversi.
Il tavolo del centrosinistra
Il segretario del Pd romano, Andrea Casu, ha convocato per mercoledì 14 ottobre un tavolo al quale saranno presenti il Pd e tutte le forze politiche che hanno contribuito alla vittoria dei dem nei municipi e alle suppletive: Articolo Uno, Sinistra Italiana, Italia Viva, Azione, Partito Socialista Italiano, Radicali, Verdi, Demos, oltre a tutte le “energie civiche che in questi anni hanno lavorato in prima linea sul territorio”, come spiega Casu.
L’endorsement a Calenda
Proprio dai renziani è arrivato un primo endorsement a favore di Carlo Calenda, protagonista a sua volta di un duro botta e risposto via Twitter con il Pd romano. “Ma come? Queste primarie non erano fondamentali”, ha twittato l’ex ministro riferendosi alla prassi scelta dal Pd fino ad oggi per scegliere i propri candidati. Immediata la risposta del segretario romano Casu: “Calenda cuole fare il sindaco si Roma o dividere il Partito Democratico?”.
Il nodo primarie
A microfoni spenti, i dirigenti del Pd osservano che “a Calenda non conviene fare il furbo. E’ vero che sui social si lascia spesso andare, ma stia attento perchè divisi non si passa nemmeno il primo turno”. Il segretario nazionale del Pd, tuttavia, ha già tracciato un percorso dicendo che, se non arrivassero candidature di peso, tra dicembre e gennaio si procederebbe alle primarie.
Parola ai territori
E queste candidature, al momento, non sono arrivate. Il tavolo che partirà mercoledì servirà proprio ad individuare alcune opzioni. Di sicuro, Zingaretti è deciso a lasciare ampio margine di scelta ai territori, senza interferire nel percorso che porterà ad esprimere una candidatura su Roma, così come ha fatto per i candidati alle ultime amministrative.
M5s in solitaria
Fuori dal tavolo si sono posti i Cinque Stelle scegliendo di ricandidare Virginia Raggi. “Dopo cinque anni all’opposizione, è impensabile che si discuta di un nostro appoggio”, commenta un dirigente dem romano che, tuttavia, aggiunge: “C’è, in ogni caso, la fortuna del doppio turno”.
Insomma, se la sfida dovesse essere fra il candidato del centrosinistra senza M5s e la destra, i pentastellati potrebbero sostenere il primo e il Pd sarebbe pronto a dare loro il benvenuto, replicando uno schema visto anche agli ultimi ballottaggi.
Non ‘bruciare’ i nomi
Al momento non viene tracciato alcun profilo nè, tantomeno, vengono fatti nomi di possibili candidati: “Mancano nove mesi, un tempo enorme. Nessuna forza politica ha ancora espresso una candidatura”, viene spiegato da ambienti del Pd romano che aggiungono: “D’altra parte, mettere nero su bianco in questo momento una rosa di nomi sarebbe controproducente”. Il rischio, infatti, è quello di bruciare il candidato, anche se qualche dirigente dem ricorda come lo stesso Zingaretti, nella sua corsa alla segreteria, fosse partito ben prima di altri candidati.
Le mosse dei renziani
Da Italia Viva, in ogni caso, si ostenta sicurezza: “Non pensiamo di correre il rischio di bruciare Carlo, siamo sicuri che sul suo nome potrebbero convergere altre forze, politiche e civiche. Vediamo se deciderà di candidarsi, noi non lo tiriamo per la giacchetta”, aggiungono le stesse fonti renziane.
I nomi in campo
Al momento, comunque, Calenda non è l’unico nome in campo: la presidente del Primo Municipio Sabrina Alfonsi, il 37enne ricercatore Tobia Zevi, l’attivista e leader di Liberare Roma Amedeo Ciaccheri, il volto della Comunità di Sant’Egidio e Consigliere Regionale di Demos Paolo Ciani, la senatrice Pd Monica Cirinnà, il millennial Federico Lobuono, il presidente del terzi municipio Giovanni Caudo, la capogruppo del Pd in Aula Giulio Cesare Michela De Biase, sono solo alcuni dei nomi che vengono fatti. Ma, sottotraccia, nel Pd sono in corso tentativi per convincere alcuni dei pesi massimi del partito come il presidente dell’Europarlamento David Sassoli ed Enrico Letta.
Tempi lunghi
Al momento, però, nessuno di questi ‘big’ ha fatto il fatidico passo avanti e, da qui, l’inizio del confronto con gli alleati (o potenziali tali). Un percorso che da Italia Vivapronosticano come lungo: “Da qui a febbraio si andrà avanti così”.
Figure non politiche
Sul fronte del centrodestra, ieri si è tenuto il primo vertice tra i leader sulle amministrative del 2021. Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani hanno convenuto di arrivare alla presentazione dei candidati intorno alla fine di ottobre. E deciso che si tratterà di figure di natura non prettamente politica.
Giletti non in campo
Ufficiosamente sia Lega, che Fratelli d’Italia e Forza Italia smentiscono poi un’eventuale candidatura di Massimo Giletti a Roma. “Abbiamo capito, anche dalle Regionali, che dobbiamo andare oltre i soliti schemi”, spiega il coordinatore romano Claudio Durigon. “Non c’è un nome ma vari nomi, profili civici, manageriali e amministrativi. Non sarà un candidato di partito”.
Parola a Meloni
Il centrodestra punta molto sulla partita della capitale, soprattutto Fratelli d’Italia, cui spetterà l’indicazione del candidato, anche se civico. D’altronde, Roma potrebbe essere l’unica piazza veramente contendibile in una tornata di amministrative, quella della prossima primavera, in cui il centrosinistra sarebbe sulla carta favorito, a Milano, Bologna e Napoli, quantomeno.
(Agi)