26 Dicembre, 2024
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Regeni ucciso e Zaky in galera: il governo vende lo stesso le fregate all’Egitto

Amnesty International Italia e Rete italiana Pace e Disarmo protestano

dopo la conferma da parte del governo Italiano

dell’autorizzazione alla vendita di due fregate militari al regime di al-Sisi.

 

Altro che ripensamento, sussulto di dignità. Per il nostro (si fa per dire) ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, vale il detto latino “pecunia non olet”. Quanto poi alle promesse fatte, rispetto al titolare della Farnesina, pinocchio sarebbe un dispensatore di verità. Globalist ha documentato con più articoli e interviste la vergognosa sudditanza del governo Conte, quello in carica e il quello che l’ha preceduto, il Conte I, nei confronti del regime di polizia egiziano e, soprattutto, verso il presidente-generale Abdel Fattah al-Sisi.

Una sudditanza che si manifesta anche nella vendita di due fregate Fremm all’Egitto.

 

“Forte preoccupazione e richiesta urgente al Parlamento di esaminare con attenzione e manifestare pubblicamente il proprio parere”.

É quanto chiedono Amnesty International Italia e Rete italiana Pace e Disarmo a seguito della conferma da parte del governo Italiano dell’autorizzazione alla vendita di due fregate militari all’Egitto di al-Sisi.
“Come riportato da una recente inchiesta de l’Espresso, a firma di Carlo Tecce,  il Governo e l’Autorità nazionale per le esportazioni di armamenti (Uama) avrebbero confermato la consegna all’Egitto delle due fregate destinate originariamente alla Marina Militare nonostante le proteste sollevatesi da più parti lo scorso giugno quando l’ipotesi divenne di pubblico dominio – sottolineano Amnesty International Italia e Rete italiana Pace e Disarmo in un comunicato congiunto -. Una decisione mai sottoposta all’esame del Parlamento il cui parere, ai sensi della legge 185 del 1990 che regolamenta le esportazioni di armamenti, deve essere espresso quanto vi siano esportazioni di armi a Paesi responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani. Nonostante una serie di rassicurazioni da parte di esponenti governativi e diverse prese di posizione della società civile italiana, oltre che di parlamentari anche di maggioranza, sembra proprio che nulla abbia impedito di prendere una decisione sbagliata e problematica.
Amnesty International Italia e Rete italiana Pace e Disarmo hanno ricordato ancora una volta che non solo il buon senso e un giusto rispetto delle norme e dei principi riguardanti diritti umani, ma anche la stessa legge italiana sull’export di armi così come i Trattati internazionali firmati dall’Italia impedirebbero la vendita di armamenti a uno stato come l’Egitto, il cui governo viola sistematicamente diritti umani ed è coinvolto nel conflitto in Libia, per il quale viene pure sospettato di violazioni dell’embargo stabilito dalla comunità internazionale.
Tutte situazioni evidenti che Amnesty International Italia e Rete italiana Pace e Disarmo hanno sottolineato da tempo e per le quali si sarebbero aspettate decisioni differenti da parte del presidente del Consiglio Conte e del ministro degli Esteri Di Maio.

Decisioni differenti che avrebbero dovuto essere prese anche in relazione alla perdurante assenza di cooperazione giudiziaria, da parte egiziana, per arrivare alla verità per Giulio Regeni,

nonostante le promesse e gli auspici del presidente del Consiglio Conte anche di fronte alla Commissione parlamentare d’inchiesta a ciò dedicata, nonché per la grave situazione in cui versa lo studente dell’Università di Bologna Patrick Zaki, la cui detenzione arbitraria e illegale è stata di nuovo rinnovata per ulteriori 45 giorni lo scorso 7 ottobre.
Amnesty International Italia e Rete italiana Pace e Disarmo ribadiscono dunque con forza al Governo la richiesta di attenersi allo spirito ed alla lettera delle norme nazionali e internazionali, impedendo quindi la vendita di materiali di armamento all’Egitto, proprio a partire dalle due navi militari Fremm: una vendita che, come dimostra la stessa inchiesta dell’Espresso, non può neppure essere giustificata con fantomatici ritorni e guadagni di natura economica, poiché i dettagli della vendita porterebbero addirittura a un aggravio di costi per le aziende italiane e quindi, in ultima analisi, per il Governo e i contribuenti.

Tutti questi elementi indicano dunque l’insensatezza di questi accordi e affari con l’Egitto e ancora una volta forniscono piena giustificazione alla nostra richiesta: Stop Armi Egitto!”.

“Si spaccia per interesse nazionale quello che in realtà è un interesse assolutamente particolare: quello dei grandi gruppi industriali e bellici, che hanno pressato moltissimo per concludere un affare di queste dimensioni – commenta l’osservatrice Elisabetta Brighi, professoressa di relazioni internazionali alla University of Westminster di Londra ed esperta di rapporti tra Italia ed Egitto –. La categoria di ‘interesse nazionale’ è inesistente e pericolosa: in un Paese ci sono una molteplicità di interessi da ricomporre, tanti dei quali non stanno venendo presi in considerazione. Pensiamo alla questione della democrazia e dei diritti: fare affari con uno stato autoritario e repressivo come l’Egitto di al-Sisi fa scadere l’Italia in termini di standard democratici. Qui si sta elevando un interesse particolare, quello dell’industria militare italiana, al rango di interesse nazionale”.
Subito dopo l’arrivo del via libera alla vendita del materiale bellico, la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’omicidio di Giulio Regeni ha chiesto chiarimenti al presidente del Consiglio Conte, invitandolo in un’audizione preliminare. Erasmo Palazzotto, presidente della Commissione d’inchiesta, ha preso posizione dicendo che la scelta del Governo rischia di pregiudicare la ricerca di verità e giustizia, inviando un messaggio sbagliato, ovvero che la morte di Giulio Regeni appartiene al passato. “Il fatto che l’affare sia stato portato avanti dal Governo attraverso il contatto personale tra Conte e al-Sisi, senza un passaggio in Parlamento, è motivo di grande preoccupazione e allarme – spiega Brighi –. Con questa scelta, l’Italia sta direttamente sostenendo la politica estera dell’Egitto, che destabilizza la regione del Medioriente e in particolare la Libia, e sta anche armando la repressione interna di al-Sisi, che ha portato tra l’altro all’incarcerazione di Patrick Zaki, studente dell’Università di Bologna: non dimentichiamoci che se il regime è riuscito a rintracciare e sorvegliare Regeni, è stato anche grazie ai software venduti dall’Italia. Il nostro paese non può essere complice di tutto questo: la morte di Giulio ha portato a galla queste contraddizioni”.
In piena sintonia con Di Maio è il suo collega alla Difesa, Lorenzo Guerini.

 

Vergogne italiane

 

Audito dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, il ministro della Difesa (Pd) ha detto che: “in seguito all’omicidio di Giulio Regeni, la Difesa, in completa sintonia e raccordo con le altre amministrazioni dello Stato, in primis con la Farnesina, ha prontamente diradato il complesso delle relazioni bilaterali con l’omologo comparto egiziano…”. Alla faccia del “prontamente” e del “diradato”! Abbiamo, anzi hanno, così “prontamente diradato”, da finanziare la principale fiera di armamenti egiziana.
“Se è vero quanto ha affermato il ministro Guerini in audizione – commenta Giorgio Beretta, dell’Osservatorio Opal.  e della Rete italina Pace e Disarmo – e cioè che ‘in seguito all’omicidio di Giulio Regeni, la Difesa, in completa sintonia e raccordo con le altre amministrazioni dello Stato, in primis con la Farnesina, ha prontamente diradato il complesso delle relazioni bilaterali con l’omologo comparto egiziano’, allora chi ha dato il via libera a Fincantieri a diventare il primo sponsor della fiera militare egiziana Edex 2020? O dobbiamo pensare che sia stata una decisione che Fincantieri ha assunto ad insaputa del ministro? Qui non si tratta di semplice interlocuzione o di rapporti commerciali con l’Egitto: la sponsorizzazione da parte di un’azienda a controllo statale come Fincantieri del salone militare Edex è un diretto sostegno alla politica militare del regime di Al Sisi nel Mediterraneo ed in Libia. E’ bene che gli italiani lo sappiano”.
Come si nota entrando sul sito di Edex 2020, Fincantieri è l’unico headline sponsor dell’appuntamento che si terrà al Cairo dal 7 al 10 dicembre 2020. Da specificare che, pur producendo anche mezzi militari, l’azienda è comunque detenuta per oltre il 70% dal ministero delle Finanze attraverso Cassa Depositi e Prestiti.

 

Il j’accuse dei genitori di Giulio

 

“Uno non può aspettarsi di lottare contro il proprio Stato per ottenere giustizia. Lo Stato italiano ci ha tradito il 17 luglio del 2017 quando ha rinviato l’ambasciatore a Il Cairo e adesso vendendo le armi. Un tradimento per tutti gli italiani, per quelli che credono nella giustizia e nella inviolabilità dei diritti. Non possiamo sentirci certo traditi dall’Egitto per tutto quello che hanno fatto a nostro figlio e dopo quattro anni e mezzo di menzogne e depistaggi“. Così Paola e Claudio Regeni dopo che il Governo ha approvato la vendita di due fregate all’Egitto. I genitori del ricercatore italiano erano presenti a Propaganda Live su La7 nella trasmissione del 13 giugno scorso.
“Ho visto la reazione dei genitori di Giulio Regeni e mi sono chiesto come avrei reagito io, probabilmente avrei reagito allo stesso modo”. Ad affermarlo, due giorni dopo e sempre dai microfoni de La7, è il titolare della Farnesina. Cosa dire? La sfrontatezza di Di Maio non conosce limiti.
Quanto poi alla presunta discontinuità del Conte II rispetto al Conte I, valgono le considerazioni di Beretta: “Finora di discontinuità se n’è vista poca – annota l’esponente di Rete italiana Pace e Disarmo – .Non solo sono proseguite le autorizzazioni all’esportazione a Paesi in zone di conflitto, ma sono state aumentate anche le spese militari. Come riporta un dettagliato studio dell’Osservatorio Milex . la spesa militare previsionale 2020 ha registrato un aumento di oltre 1,5 miliardi di euro pari a oltre il 6% in più su base annua, sia per la crescita diretta del bilancio proprio del Ministero della Difesa sia per il mantenimento di alti livelli di spesa di natura militare anche su altri dicasteri. Continua a essere in crescita la quota di investimento per nuovi sistemi d’arma del ministero per lo Sviluppo Economico (ormai arrivata a quasi tre miliardi) ma è soprattutto la decisa risalita degli investimenti per armi allocati sul bilancio della Difesa (circa 2,8 miliardi con un +40% rispetto al 2019) a portare i fondi a disposizione per acquisti di nuove armi a un livello record di quasi 6 miliardi. A tutto questo si aggiunga l’annuncio, nel bel mezzo della pandemia da Covid-19, dell’acquisto di due nuovi sommergibili U-212 per la Marina Militare. Dov’è la discontinuità?”.
Semplicemente, non esiste.

(Globalist)

 

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