Lo studio: “Se ridotta la capienza, a piedi in 275mila”
l Dpcm con le nuove misure per il contrasto al contagio da Covid è stato firmato dal premier Giuseppe Conte e dal ministro della Salute, Roberto Speranza. Dallo stop alla movida alle raccomandazioni sulle feste in casa, le restrizioni saranno valide per i prossimi trenta giorni. Ma dopo il riscontro dalle Regioni sul testo finale proposto dal governo e le tensioni sul caso sollevato dai governatori sulla didattica a distanza per le scuole superiori, resta il nodo trasporto pubblico locale, sotto pressione proprio a causa della scuola.
La ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, ha convocato per mercoledì 14 ottobre le associazioni rappresentative delle aziende del trasporto pubblico locale, i rappresentanti della Conferenza delle Regioni, di Anci e di Upi per un confronto sulle misure di contenimento dei contagi sui mezzi pubblici, sotto pressione proprio a causa della scuola. Nel corso della riunione verrà compiuto un aggiornamento del monitoraggio periodico dei flussi dei passeggeri che utilizzano i mezzi pubblici e saranno analizzate alcune situazioni problematiche riportate in questi giorni sui canali social, relative ad assembramenti a bordo dei mezzi e all’interno delle stazioni. L’eventuale ritocco dall’80 al 50 per cento della capienza massima dei mezzi, però, dovrebbe essere accompagnata da una riduzione della pressione degli utenti.
Se venisse ulteriormente ridotto il valore del coefficiente di riempimento dei mezzi pubblici attualmente consentito (80%) “risulterebbe difficile per gli operatori del Tpl continuare a conciliare il rispetto dei protocolli anti Covid-19 e garantire allo stesso tempo il diritto alla mobilità per diverse centinaia di migliaia di utenti ogni giorno, con il conseguente rischio di fenomeni di assembramento alle fermate e alle stazioni”, si legge in una valutazione effettuata dall’Ufficio studi dell’Asstra, l’associazione che riunisce le società di trasporto pubblici locale.
Con ulteriori riduzioni, maggiori all’80%, solo nelle ore di punta mattutine “si rischierebbe di non poter soddisfare da oltre 91mila (ipotesi capienza massima consentita al 75%) a circa 550mila spostamenti ogni giorno (scenario al 50%), arrecando un notevole disservizio quotidiano all’utenza. Andando nello specifico, ipotizzando una riduzione al 50% della capienza massima, si impedirebbe a circa 275mila persone al giorno di beneficiare del servizio di trasporto sia per motivi di studio che di lavoro”.
Lo studio pone anche l’attenzione sulle conseguenze che la riduzione della capienza dei mezzi pubblici avrebbero sulla mobilità. Secondo Asstra si potrebbero generare da oltre 42mila a oltre 250mila spostamenti in auto in più ogni giorno solo nelle ore di punta mattutine. Inevitabili sarebbero, quindi, le ripercussioni negative in termini emissioni inquinanti, soprattutto nei grandi centri urbani, ed emissioni climalteranti, senza considerare gli effetti sulla congestione stradale derivanti da un maggiore utilizzo del suolo e sul tasso di incidentalità. L’autovettura, rispetto ad un autobus, emette per passeggero*km maggiori emissioni di CO per un valore pari +1.741%, oltre che il +57,1% di PM10 ed il +42,1% di PM2,5. Per quanto riguarda la CO2, in Italia un’auto emette in media in città oltre 3 volte di anidride carbonica rispetto ad un autobus, con un valore pari al +213,6%.
(La Repubblica)