“Mancano i bidelli. Per le superiori? Fantasia”
C’è chi alle lezioni il pomeriggio tutto sommato è favorevole. E chi, invece, lo esclude fin da subito perché i bidelli sono insufficienti. Gli studenti? “Cedere all’illusione che la scuola con la didattica a distanza possa svolgere la stessa funzione è pericoloso”, dicono. Sono alcune delle reazioni che arrivano dalle scuole del Lazio dopo il nuovo Dpcm illustrato da Giuseppe Conte, che coinvolge anche il mondo dell’istruzione.
“La scuola continua in presenza, è un asset fondamentale per il nostro Paese”, ha detto il premier, annunciando che le lezioni proseguono “dal vivo” per tutti, specialmente per il primo ciclo d’istruzione e per i servizi educativi per l’infanzia, mentre alle superiori si richiede un po’ più di flessibilità: ancora più didattica a distanza, laddove non sia stata già applicata ampiamente, doppi orari con ipotesi di lezioni anche il pomeriggio e ingresso degli studenti alle 9. Ma, stando a quanto riportano fonti del Miur, l’ingresso dalle 9 non sarebbe obbligatorio.
“Se necessario – spiega Tiziana Sallusti, preside del liceo classico Mamiani – aumenteremo la dad, facendo tesoro dell’esperienza dell’anno scorso e studiando nuove metodologie didattiche sempre più efficaci. I problemi, al momento, sono di tipo logistico”. Sugli orari “spostati in avanti dice”: “Si può prevedere una nuova organizzazione”, ma per le lezioni pomeridiane è categorica: “È un’ipotesi fantasiosa per le superiori”.
Lo stesso pensa Luca Mezzaroma, professore e responsabile Covid al liceo scientifico Kennedy: “Impossibile ‘allungare’ l’orario scolastico con lo stesso personale Ata, che si occupa, tra le altre cose, di sanificazione, dei bagni, del controllo degli ingressi”. Ad alcune famiglie, però, l’idea del rientro pomeridiano non dispiacerebbe: “È una vera innovazione che forse spingerà a riprogrammare la scuola secondo una visione diversa, forse più moderna”, spiega Carlo Rossi, papà di uno studente delle superiori e membro del Coordinamento dei presidenti dei consigli d’istituto del Lazio, che invece si dice contrario all’ingresso alle 9: “Entrare dopo le ore 9 dovrebbe significare aprire i portoni delle scuole almeno alle 10, altrimenti si rischia che i ragazzi prendano la metro o bus alle 8/8.30 e quindi in orario di punta e con mezzi strapieni”.
Lo stesso pensa anche Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi: “Gli orari di inizio delle lezioni delle scuole secondarie di secondo grado devono tenere conto del contesto: la situazione dei trasporti pubblici nelle aree metropolitane è molto diversa da quella nei piccoli centri”. Sul tema, “attendiamo di capire cosa accadrà ora a livello regionale – spiegano fonti di Roma Servizi per la Mobilità, che potrebbe ritrovarsi a dover ripianificare il piano invernale dei trasporti – .Vedremo se ci saranno misure ancora più restrittive o se la palla passerà ai singoli istituti per distribuire le lezioni anche nel pomeriggio”.
Un’ipotesi, quella della scuola di pomeriggio, che “non ci rende contenti – spiega Luca Ianniello della Rete degli Studenti Medi – ma che accettiamo comprendendo le necessità del periodo che stiamo vivendo. L’importante in questi giorni era mantenere la centralità della didattica in presenza e non cedere alla tentazione di un ritorno di massa alla dad. Nei prossimi giorni monitoreremo la situazione nelle scuole e saremo disponibili al confronto per dare voce alle difficoltà di tutti”.
Infine, dal ministero dell’Istruzione chiariscono che “le misure per la scuola contenut nel Dpcm non entreranno in vigore da oggi, ma fra qualche giorno, per garantire una migliore organizzazione. Nelle prossime ore daremo indicazioni più specifiche alle scuole e alle famiglie”
(La Repubblica)