E si arrabbia con Raimo
L’assessore del terzo municipio fa un post sul candidato sindaco e un suo eventuale tour nelle periferie “territori inesplorati”. Il leader di Azione tuona: “E’ ignobile”. E alla Stampa spiega: “Rispondo a una chiamata del centro-sinistra”
Christian Raimo fa perdere le staffe a Carlo Calenda. La trovata dell’assessore del terzo municipio, che ha postato sui vari profili social una card con una grande scritta in rosso “Tour delle periferie”, ha fatto infuriare il candidato sindaco che su Twitter tuona: “Questa roba è un ignobile fake. La dovete fare finita. Prima i miei figli ora l’uso strumentale e cialtronesco delle periferie per regolamenti di conti personali. Fermatevi qui. Avete perso il senso del limite”.
“Da San Basilio a Torbella verso nuovi territori inesplorati” recita il post e ancora sotto il disegno di sette persone che tengono in mano cartelli con la scritta “Basta bruttezza”, “Vi riqualifichiamo”, “Decoro!”. Infine la firma in basso: Prossimamente! comitato Calenda sindaco”. “lo devo ammettere, mica male la campagna di Calenda”, chiosa Raimo.
“Non sono un pariolino, sono nato e vissuto al Quartiere Africano e non ho mai messo piede nel circolo Aniene” aveva sottolineato il leader di Azione nel corso di un’intervista alla Stampa”. “Non vengo da una famiglia ricca come si pensa: mia madre fa la regista, ma non è Spielberg! Le assicuro che è più ricco un notaio o un avvocato. Provengo da un ambiente culturalmente alto, ma ho fatto una vita normale, iniziando a lavorare a 18 anni mentre facevo l’Università e vi sfido a trovare un altro ministro che ha trascorso tanto tempo quanto me seduto ai tavoli sindacali. A un ragazzo della periferia direi che per mettere a posto le periferie serve aver studiato e lavorato: mi rendo conto che forse quel ragazzo pensa gli sia più vicino uno che ha venduto le bibite al San Paolo, ma poi da ministro non mi pare lo sappia garantire. Devi avere le competenze per aiutare chi non sta bene”.
E sulla divisione che la sua decisione ha generato nel centro sinistra, ragiona: “Avevo avvertito tutti e spiegato fin da subito che desidero fare una cosa più ampia possibile. Mi spiace non si colga il fatto che mi sembra di rispondere a una chiamata dell’area vasta del centrosinistra”.
Scelta che ha l’effetto di dividere il Pd sulla scelta del leader di Azione, che però sottolinea di collocarsi nel centrosinistra: “Sono stato ministro in una legislatura di governi di centrosinistra – ricorda -, sto parlando dal gruppo Pd-Siamo europei, cos’altro posso essere?”.
E di fronte alle critiche di essersi fatto eleggere europarlamentare nel Pd e poi essere uscito dal partito Calenda rivendica la propria coerenza: “Sono uscito dal partito – dice – ma non dal gruppo in Europa, dove non c’è il M5S. Quanto al no alle primarie, siamo in una fase in cui non possiamo andare a cena in più di sei, e organizziamo i gazebo? O aspettiamo la primavera prossima e intanto discutiamo tra di noi? A parte il fatto che si era detto che se a Roma ci fosse stato un candidato di peso, si potevano non fare le primarie. Penso di essere una figura pubblica riconoscibile a Roma, ma delle primarie parlerò con Zingaretti, ho intenzione di chiedergli un appuntamento nelle prossime ore”.
Quanto al video al video del 2018 nel quale diceva ‘sarei un cialtrone se mi candidassi a Roma’, “va contestualizzato – ragiona Calenda -. In quella fase io ero ministro dello Sviluppo, la Raggi sembrava potesse dimettersi da un momento all’altro. In quel momento non volevo fare politica, nemmeno mi candidai in Parlamento”. E aggiunge: “Ci sono tante cose da fare a Roma, i cantieri più importanti sono quello istituzionale e quello del decoro e dei trasporti. Forse per prima cosa farei una delega ai municipi perché siano più autonomi. In una eventuale giunta mi piacerebbe avere Federica Angeli, per la sua battaglia sulla legalità. E il presidente dell’VIII municipio Amedeo Ciaccheri sta facendo un buon lavoro. Mi dimetterò da europarlamentare per fare il sindaco, se vincerò. Fino a quel momento continuerò il mio lavoro al Parlamento europeo”.
(La Repubblica)