Il grande evento di fraternità con i leader delle religioni: all’Ara Coeli e in Campidoglio gli appelli per la pace
Il più grande fallimento e tradimento per tutti i leader politici che governano le nazioni è la guerra e sugli sforzi per cancellarla dalla faccia della Terra devono essere giudicati dai loro popoli e saranno giudicati da Dio. Sono parole forti, quelle lette sul colle romano del Campidoglio che compongono l’Appello di Pace, sottoscritto dai leader religiosi di tutte le fedi – papa Francesco in testa e poi cristiani ortodossi e protestanti, ebrei, musulmani, buddisti, induisti – al termine della Preghiera per la Pace promossa dalla Comunità di Sant’Egidio secondo lo “spirito di Assisi”, che ha visto l’intervento anche del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella.
Il testo dell’Appello di pace
Convenuti a Roma nello “spirito di Assisi”, spiritualmente uniti ai credenti di tutto il mondo e alle donne e agli uomini di buona volontà, abbiamo pregato gli uni accanto agli altri per implorare su questa nostra terra ildono della pace. Abbiamo ricordato le ferite dell’umanità, abbiamo nel cuore la preghiera silenziosa di tanti sofferenti, troppo spesso senza nome e senza voce. Per questo ci impegniamo a vivere e a proporre solennemente ai responsabili degli Stati e ai cittadini del mondo questo Appello di Pace.
In questa piazza del Campidoglio, poco dopo il più grande conflitto bellico che la storia ricordi, le Nazioni che si erano combattute strinsero un Patto, fondato su un sogno di unità, che si è poi realizzato: l’Europa unita. Oggi, in questo tempo di disorientamento, percossi dalle conseguenze della pandemia di Covid-19, che minaccia la pace aumentando le diseguaglianze e le paure, diciamo con forza: nessuno può salvarsi da solo, nessun popolo, nessuno!
Le guerre e la pace, le pandemie e la cura della salute, la fame e l’accesso al cibo, il riscaldamento globale e la sostenibilità dello sviluppo, gli spostamenti di popolazioni, l’eliminazione del rischio nucleare e la riduzione delle disuguaglianze non riguardano solo le singole nazioni. Lo capiamo meglio oggi, in un mondo pieno di connessioni, ma che spesso smarrisce il senso della fraternità. Siamo sorelle e fratelli, tutti! Preghiamo l’Altissimo che, dopo questo tempo di prova, non ci siano più “gli altri”, ma un grande “noi” ricco di diversità. È tempo di sognare di nuovo con audacia che la pace è possibile, che la pace è necessaria, che un mondo senza guerre non è un’utopia. Per questo vogliamo dire ancora una volta: “Mai più la guerra!”.
Purtroppo, la guerra è tornata a sembrare a molti una via possibile per la soluzione delle controversie internazionali. Non è così. Prima che sia troppo tardi, vogliamo ricordare a tutti che la guerra lascia sempre il mondo peggiore di come l’ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità.
Ci appelliamo ai governanti, perché rifiutino il linguaggio della divisione, supportata spesso da sentimenti di paura e di sfiducia, e non s’intraprendano vie senza ritorno. Guardiamo insieme alle vittime. Ci sono tanti, troppi conflitti ancora aperti.
Ai responsabili degli Stati diciamo: lavoriamo insieme ad una nuova architettura della pace. Uniamo le forze per la vita, la salute, l’educazione, la pace. È arrivato il momento di utilizzare le risorse impiegate per produrre armi sempre più distruttive, fautrici di morte, per scegliere la vita, curare l’umanità e la nostra casa comune. Non perdiamo tempo! Cominciamo da obiettivi raggiungibili: uniamo già oggi gli sforzi per contenere la diffusione del virus finché non avremo un vaccino che sia idoneo e accessibile a tutti. Questa pandemia ci sta ricordando che siamo sorelle e fratelli di sangue.
A tutti i credenti, alle donne e agli uomini di buona volontà, diciamo: facciamoci con creatività artigiani della pace, costruiamo amicizia sociale, facciamo nostra la cultura del dialogo. Il dialogo leale, perseverante e coraggioso è l’antidoto alla sfiducia, alle divisioni e alla violenza. Il dialogo scioglie in radice le ragioni delle guerre, che distruggono il progetto di fratellanza inscritto nella vocazione della famiglia umana.
Nessuno può sentirsi chiamato fuori. Siamo tutti corresponsabili. Tutti abbiamo bisogno di perdonare e di essere perdonati. Le ingiustizie del mondo e della storia si sanano non con l’odio e la vendetta, ma con il dialogo e il perdono.
Che Dio ispiri questi ideali in tutti noi e questo cammino che facciamo insieme, plasmando i cuori di ognuno e facendoci messaggeri di pace.
Le parole del Papa in Campidoglio
L’appello di pace è stato consegnato ai leader religiosi, ciascuno dei quali ha acceso una candela di un grande candelabro, da un gruppo di bambini.
C’è bisogno di pace, di più pace, nel mondo; e le religioni esprimono comunemente questo bisogno di pace, al di là delle diverse fedi, confessioni e tradizioni, al servizio del dialogo e della fraternità e non della guerra, del terrorismo, dei radicalismi e dei fondamentalismi che spesso si fanno scudo della religione per coprire o favorire ben altri interessi, nazionalisti o geostrategici. È l’invocazione di papa Francesco (QUI IL TESTO) che, sul colle del Campidoglio, ha preceduto la lettura dell’Appello per la Pace sottoscritto dai rappresentanti di tutti le fedi religiose, dai cristiani agli ebrei, dai musulmani ai buddisti, alla presenza del Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, tutti riuniti su iniziativa della Comunità di Sant’Egidio e del suo fondatore Andrea Riccardi.
“Volgendoci indietro, purtroppo, riscontriamo negli anni trascorsi dei fatti dolorosi, come conflitti, terrorismo o radicalismo, a volte in nome della religione”, sottolinea il Pontefice. Ma al tempo stesso esorta a “riconoscere i passi fruttuosi nel dialogo tra le religioni: è un segno di speranza che ci incita a lavorare insieme, come fratelli. Così – ricorda – siamo giunti all’importante Documento sulla Fratellanza per la Pace mondiale e la convivenza comune, che ho firmato con il Grande Imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb, lo scorso anno”.
Infatti, tiene a ribadire il Papa, “il comandamento della pace è inscritto nel profondo delle tradizioni religiose. I credenti hanno compreso che la diversità di religione non giustifica ‘indifferenza o l’inimicizia. Anzi, a partire dalla fede religiosa si può diventare artigiani di pace e non spettatori inerti del male della guerra e dell’odio. Le religioni sono al servizio della pace e della fraternità.
Per questo, anche il presente incontro spinge i leader religiosi e tutti i credenti a pregare con insistenza per la pace, a non rassegnarsi mai alla guerra, ad agire con la forza mite della fede per porre fine ai conflitti”. “Mettere fine alla guerra è dovere improrogabile di tutti i responsabili politici di fronte a Dio. La pace è la priorità di ogni politica. Dio chiederà conto, a chi non ha cercato la pace o ha fomentato le tensioni e i conflitti, di tutti i giorni, i mesi, gli anni di guerra che hanno colpito i popoli! C’è bisogno di pace! Più pace!”, esclama papa Francesco.
Al microfono si sono avvicendati i leader religiosi: il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, il rabbino capo di Francia, Haim Korsia, il segretario generale del Comitato superiore della fraternità umana (Islam), Mohamed Abdelsalam Abdellatif, il buddista Shoten Minegishi.In chiusura un minuto di silenzio, in memoria di tutte le vittime di guerre e pandemia e l’accensione del candelabro della pace, che chiude l’incontro nello “spirito di Assisi”, il trentaquattresimo dalla storica prima giornata voluta, nel 1986, da Giovanni Paolo II.
Il rabbino capo di Francia: preghiamo per il professor Paty
Prima di papa Francesco in Campidoglio hanno pronunciato i loro appelli per la pace, tra gli altri, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo e il rabbino capo di Francia, Haim Korsia, che ha condiviso una “preghiera per Samuel Paty, il professore francese che è stato assassinato semplicemente per aver portato a termine la sua missione. Una preghiera per quest’uomo che sapeva che la lotta per l’educazione è quella che offre umanesimo da condividere. È morto per questo. Questa morte ci costringe a portare avanti la sua lotta nella fraternità senza cedere e senza paure”, ha aggiunto Korsia.
I leader religiosi in Campidoglio
La preghiera è la radice della pace, ha detto Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, aprendo la seconda parte dell’evento “Nessuno si salva da solo – Pace e fraternità”, promosso nello spirito di Assisi, dopo la storica giornata voluta da san Giovanni Paolo II nel 1986 ad Assisi. Dopo di lui ha preso la parola Sergio Mattarella, che ha sottolineato l’orgoglio dell’Italia per essere crocevia di dialogo e pace in un momento segnato da tante preoccupazioni per la pandemia. A questo proposito, il presidente ha sottolineato come “le cure e i vaccini che la scienza potrà offrirci devono essere disponibili per tutti, in tutto il mondo”.
Papa Francesco, accompagnato dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli, è stato accolto nella piazza dal presidente della Repubblica Mattarella, poi ha salutato la sindaca di Roma Virginia Raggi, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.
La preghiera ecumenica nella Basilica di Santa Maria in Ara Coeli
Pace in Afghanistan, in Bielorussia, nella Repubblica democratica del Congo, nella penisola coreana, in Libia… è lungo l’elenco dei Paesi o le regioni (in tutto saranno 27) per i quali i leader delle religioni cristiane hanno pregato nel pomeriggio, nella suggestiva cornice della basilica dell’Ara Coeli, a Roma, nell’ambito della grande iniziativa “Nessuno si salva da solo – Pace e fraternità”, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio (QUI IL PROGRAMMA). Contemporaneamente gli ebrei hanno pregato nella Sinagoga, i musulmani nella Sala Rossa del Comune, i buddisti nell’ex chiesa di Santa Rita, Sikh e Indù nel convento dei Francescani, prima di riunirsi tutti insieme sul colle del Campidoglio.
Intensa l’orazione di papa Francesco, accanto al patriarca ecumenico Bartolomeo e il vescovo Heinrich, presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania. (QUI IL TESTO)
Essere “responsabili per gli altri. E l’altro sarà la via per salvare sé stessi: ogni altro, ogni essere umano, qualunque sia la sua storia e il suo credo. A cominciare dai poveri”, ha detto papa Francesco.
Esiste, ha spiegato il Pontefice, “una tentazione cruciale, che insidia tutti, anche noi cristiani: è la tentazione di pensare solo a salvaguardare sé stessi o il proprio gruppo, di avere in testa soltanto i propri problemi e i
propri interessi, mentre tutto il resto non conta. È un istinto molto umano, ma cattivo, ed è l’ultima sfida al Dio crocifisso. Ma così all’adorazione di Dio preferiamo il culto dell’io. È un culto che cresce e si alimenta con l’indifferenza verso l’altro”, ha aggiunto.
Nel comune pensare, ha sottolineato Bergoglio, circola un collegamento malizioso: insinuare che salvare, soccorrere gli altri non porta alcun bene”. È vero piuttosto il contrario: “Il ‘vangelo’ del salva te stesso non è il Vangelo della salvezza. È il vangelo apocrifo più falso, che mette le croci addosso agli altri. Il Vangelo vero, invece, si carica delle croci degli altri”.
Infatti “Dio non viene tanto a liberarci dai problemi, che sempre si ripresentano, ma per salvarci dal vero problema, che è la mancanza di amore. È questa la causa profonda dei nostri mali personali, sociali, internazionali, ambientali. Pensare solo a sé è il padre di tutti i mali”.
Si tratta del “grande duello tra Dio venuto a salvarci e l’uomo che vuole salvare sé stesso; tra la fede in Dio e il culto dell’io; tra l’uomo che accusa e Dio che scusa”. Uno scontro che le Scritture descrivono al momento della Crocifissione, sul Calvario.
“Chiediamo al Dio crocifisso la grazia di essere più uniti, più fraterni”, conclude il Papa, “E quando siamo tentati di seguire le logiche del mondo, ricordiamo le parole di Gesù: ‘Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà’. Quella che agli occhi dell’uomo è una perdita è per noi salvezza. Impariamo dal Signore, che ci ha salvati svuotando sé stesso, facendosi altro: da Dio uomo, da spirito carne, da re servo. Invita anche noi a “farci altri”, ad andare verso gli altri”.
Le parole di Bartolomeo
“Le grandi Religioni del mondo ed i loro Testi Sacri, ci offrono un quadro molto simile sull’azione creatrice di Dio, al centro del quale vi è l’uomo. L’uomo è parte della creazione con tutto ciò che essa contiene”. Lo ha sottolineato il Patriarca ecumenico Bartolomeo. “Nella tradizione Cristiana, l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio e molte volte questo è stato interpretato da una certa teologia, come una sorta di supremazia dell’uomo sul resto del creato”, ha proseguito, “Non una condivisione di quella “anima vivente” presente nella intera azione creatrice di Dio, ma un dominio assoluto dell’essere umano sull’intero universo. Dobbiamo sovvertire anche quest’ordine antropologico e comprendere che la Casa comune è come la casa degli specchi. Uno specchio in cui vediamo riflessa la nostra immagine, come quella di ogni nostro fratello e con noi ogni elemento del creato. Creati a immagine e somiglianza di Dio, vediamo in noi la immagine del nostro fratello e in ogni essere umano il frammento divino. Guardando ciò che sta attorno a noi, vediamo l’opera divina che vi è contenuta”.
(Avvenire)