Nonostante il rischio sempre più concreto di uno stop totale delle attività sportive al chiuso, il ministro Spadafora è pronto a presentare le nuove linee guida: piccoli ritocchi al piano di maggio per aumentare la sicurezza. “Dai controlli dei Nas nessuna irregolarità”
La linea del ministro allo Sport è chiara: “Ci vuole parità di trattamento”. Tradotto: o si chiudono tutte (o quasi) le attività sociali e ricreative o non si chiude niente e si fanno rispettare le regole. Per questo, nonostante l’aumento esponenziale dei contagi e dei ricoveri e il rischio più che concreto di un lockdown di palestre e piscine a partire dalla prossima settimana, Vincenzo Spadafora tira dritto e dopodomani, venerdì 23 ottobre, presenterà il nuovo protocollo sulle attività sportive di base. Forte anche dei risultati che da Federazioni, società, associazioni e centri sportivi stanno arrivando dopo i primi controlli dei Nas. Anche se non ci sono ancora dati ufficiali, da Padova a Roma, da Latina a Mantova, da Trento a Frosinone, fanno sapere dal ministero, la stragrande maggioranza degli impianti sarebbe risultata in regola con le norme anti-Covid. “Nessuna irregolarità” conferma anche Luca Pancalli, presidente del Comitato italiano paralimpico.
Per cui, fino al nuovo temuto stop, avanti tutta. Il nuovo protocollo, che si aggiunge alle linee guida stilate già a maggio (distanza minima di 2 metri mentre si pratica sport o di un metro in assenza di attività fisica, igienizzazione delle attrezzatture tra un esercizio e l’altro, borse sigillate in cui riporre i propri indumenti), riguarderà solo lo sport di base, mentre le singole Federazioni e società sportive potranno adottarne altri più stringenti in base alla propria disciplina.
Nessun timore, al momento, di pareri negativi da parte del Cts o del ministero della Salute, spiegano dallo Sport, perché le misure saranno ovviamente più stringenti nel tentativo, convinto ma estremo, di rassicurare l’ala più prudente del governo a non chiudere del tutto le sale fitness e le vasche per il nuoto.
Ma quali saranno queste norme? “Si è parlato dell’obbligo di misurare la temperatura all’ingresso dei centri sportivi con i termoscanner, dell’uso obbligatorio della mascherina all’entrata, nei punti ristoro, nello spogliatoglio, tra un attrezzo e l’altro, nei passaggi tra le sale e in qualunque altro momento della permanenza in palestra o in piscina tranne che durante l’esercizio vero e proprio, del contingentamento ulteriore di presenze in sala pesi, nei locali delle lezioni e in vasca con un numero massimo di atleti da segnare ad esempio a terra, dell’obbligo per i minori di un solo accompagnatore a testa, dei controlli a tappeto che andranno avanti ogni giorno” spiega Giampaolo Duregon, presidente dell’Anif, l’associazione nazionale impianti fitness e sport, che martedì sera, assieme ad altri, ha incontrato in via telematica il ministro. Per ribadire che “i luoghi dello sport sono luoghi sicuri”.
Secondo un monitoraggio che l’Anif ha portato avanti nei mille centri sportivi associati, pari a circa un milione e mezzo di iscritti, sui centomila presenti in tutta Italia, è emerso che “750 persone sono risultate positive – spiega Duregon – Di queste l’85% è risultato asintomatico e il 15% sintomatico ma senza bisogno di ricovero in ospedale. Parliamo di meno dell’uno per mille dei frequentanti”.
E proprio per protestare contro il rischio chiusure e lo stop che ha già riguardato le discipline di contatto e i campionati provinciali, dopo la mobilitazione sociale con gli hashtag #giùlemanidallosport e #palestresicure, il mondo dello sport è in agitazione. Due esempi: a Milano è stata annunciata per sabato una protesta davanti alla Regione delle società di arti marziali, a Roma venerdì in piazza del Popolo quella delle scuole di ballo.
(La Repubblica)