17 Luglio, 2024
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Covid-19, proibire gli eventi funziona, stare a casa meno: le misure più efficaci

Uno studio in più di cento Paesi stabilisce una graduatoria: la migliore è la proibizione di assembramenti. Seconda la chiusura delle scuole. Soltanto più cose insieme però riducono i contagi

 

Fermo restando le misure di protezione individuale, quanto valgono le misure di contenimento applicate alla popolazione per contrastare Covid-19? Ci sono state varie stime in passato ma una pubblicazione di queste ore di ricercatori dell’Università di Edinburgo, sulla rivista Lancet Infectious Diseases, affronta il problema in maniera assai estesa, prendendo in esame diverse fasi di contenimento in più di cento Paesi. Le valutazioni includono tutte le misure largamente note al pubblico perché di frequente applicazione, quali chiusura delle scuole e dei luoghi di lavoro, proibizione di eventi pubblici e assembramenti, restrizione di movimenti fuori dalla zona di residenza, divieto di riunirsi in più di dieci persone, limitazioni del trasporto pubblico.


Una scala di efficacia

Tutte hanno un effetto che riduce la trasmissione del virus entro due-tre settimane ma quella singolarmente più efficace è la proibizione di eventi pubblici ed assembramenti (riduce R di circa un quarto, lì dove R è il fattore riproduttivo, cioè quante persone può contagiare una persona infetta) seguita dalla chiusura delle scuole (15% di riduzione) mentre dire alle persone di stare a casa, conta davvero poco (3%) forse semplicemente perché non rispettano questa misura. Molto interessante è anche la valutazione dell’effetto su R dell’abbandono delle misure di contenimento dopo un lockdown: la riapertura delle scuole sembrerebbe avere il peggiore effetto. Sappiamo però, gli stessi autori lo riconoscono, che le percentuali di riduzione di R dipendono anche da altri fattori, difficili da valutare quantitativamente ma che di certo hanno un significativo effetto positivo, quali ad esempio l’uso della mascherina, il lavaggio delle mani e la possibilità di distanziare le persone anche nei posti di lavoro e nelle scuole, insieme ad un efficiente tracciamento dei contatti.


Chiudere il più possibile

 

Dall’insieme dei dati di questa ricerca viene confermato che solo la combinazione di più misure, molto vicine ad un totale lockdown, possono far scendere R del coronavirus verso o sotto ad 1, quindi controllare davvero la diffusione del virus. Tuttavia, sappiamo che queste misure devono essere valutate insieme al loro impatto sull’economia e la libertà dei cittadini, compreso il loro stato mentale, specie per un Paese, come il nostro, che ha avuto un duro lockdown solo alcuni mesi fa. Questi dati possono però essere utili alle autorità per cercare le opportune mediazioni, scegliendo ad esempio un mix di misure utili a far scendere comunque R di una quantità significativa, quindi diluire nel tempo l’incidenza ed i casi gravi della malattia per allentare la pressione sugli ospedali, limitando al contempo i danni di cui sopra. Difficile ma necessario esercizio in questa seconda ondata in cui ci confrontiamo con il  bullo coronato senza avere ancora vaccini o efficaci antivirali.


E poi c’è l’influenza

Un altro argomento inedito, da un punto di vista epidemiologico, è la contemporaneità quest’anno di virus influenzali insieme a Sars-Cov-2. Molti si chiedono quanto circoleranno i primi in bella compagnia con il coronavirus, cosa accadrà ad una persona con Covid-19 se sarà co-infettata dal virus influenzale, e cosa succederà se questo virus colpisce un soggetto infetto dal coronavirus ma asintomatico, che sono poi la stragrande maggioranza dei soggetti Sars-Cov-2 positivi? Nessuno conosce le risposte, anche perché quest’anno il virus influenzale ha circolato molto poco nell’emisfero australe, che precede la diffusione del virus nel nostro emisfero e ci manda molte informazioni al riguardo. La domanda fondamentale diventa, quindi: perché quest’anno c’è stata così poca influenza in quell’emisfero? Sarà perché in Australia e Nuova Zelanda si sono protetti contro Covid-19 con mascherina, distanziamento sociale, isolamento dei casi e quarantena dei contatti come facciamo anche noi adesso e questo ha frenato anche la circolazione del virus influenzale? Ma quanto effettivamente valgono queste misure di contenimento a contrastare i due virus?


Sars-Cov2 più efficace dei virus influenzali

Cominciamo col dire che via di trasmissione e sintomi iniziali sono sostanzialmente gli stessi nelle due infezioni ma Sars-Cov-2 circola più efficacemente del virus influenzale. Il suo fattore riproduttivo, cioè quante persone può contagiare una persona infetta, quel famoso R che ogni giorno induce sofferenza o giubilo seconda che salga o scenda, va da 2 a 3 mentre quello influenzale va da 1 a 2. Inoltre, il virus influenzale lo trasmettono solo i sintomatici, e con carica virale che si eleva man mano che la malattia si acuisce, mentre il coronavirus, ormai è nozione di popolo, lo trasmettono anche una significativa parte, circa il 40%, dei soggetti asintomatici che poi sono la grande maggioranza di tutti gli infetti dal coronavirus. Queste sono differenze molto importanti: una recentissima pubblicazione di autori cinesi sulla rivista principe degli infettivologi americani, Clinical Infectious Diseases, è molto istruttiva al riguardo. Questi colleghi hanno paragonato la diffusione del virus influenzale nella stagione 2018-2019 a quella della stagione 2019-2020, in cui l’influenzale ha co-circolato con Sars-Cov2, valutando per differenza l’impatto delle diverse misure di contenimento che in Cina sono state applicate per fermare il coronavirus (e sappiamo che ci sono ben riusciti).
Secondo queste ricerche, Il solo distanziamento sociale attuato per fermare il coronavirus è valso a ridurre di più di un terzo la trasmissione del virus influenzale, portando questo virus ai limiti della sua capacità di trasmettersi. Per il coronavirus, noi facciamo anche isolamento e quarantena che gli autori dimostrano sia valso in Cina un altro buon 40% di riduzione di trasmissione, quindi nell’insieme sarebbe stata ridotta la circolazione ad un valore sufficiente a riportare R sotto 1, e quindi controllare diffusione del virus e  malattia.

(La Repubblica)

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