La denuncia di insegnanti e famiglie. I presidi scrivono ai ministri Azzolina e Speranza: “Le scuole sono aperte ma non funzionano, bisogna intervenire urgentemente”
“Le scuole sono aperte, ma non funzionano, bisognerà pure riconoscerlo.
E intervenire”. Il grido d’allarme dei professori rimbalza di aula in aula. Le famiglie accusano il disorientamento. I presidi, con Antonello Giannelli presidente dell’Anp, hanno scritto ai ministri Lucia Azzolina e Roberto Speranza, denunciando il cortocircuito. Che succede? Il macigno, più che un granello, che sta inceppando l’ingranaggio delle lezioni in presenza sta nella gestione sanitaria dei casi registrati nelle classi. Le aziende sanitarie non ci stanno più dietro, è tutta una rincorsa e un’attesa. Lunga, troppo.
“Con ritmo sempre più incalzante – scrive Giannelli ai ministri – pervengono segnalazioni di gravi criticità riguardanti le modalità di interlocuzione tra le scuole e le aziende sanitarie locali che rendono estremamente difficoltosa la gestione delle misure necessarie a garantire il regolare svolgimento delle attività didattiche”.
Ogni regione, se non provincia o realtà metropolitana, segue prassi differenti nel trattamento dei casi sospetti e sintomatici nelle scuole. Nell’incertezza si paralizza la didattica anche quando non necessario. Succede in molti istituti, le testimonianze viaggiano nei social e nelle chat delle classi, le denunce arrivano ai presidi ma anche ai sindaci. Ieri Beppe Sala, primo cittadino a Milano, in video ha riportato la testimonianza di una mamma: classi e famiglie in quarantena che non ricevono comunicazione dall’Ats, l’azienda sanitaria metropolitana: “Abbandono totale, Ats deve fare di più”, attacca Sala.
L’Anp racconta: molte volte le Asl non hanno comunicato alle scuole i nominativi dei lavoratori e degli studenti interessati dai provvedimenti di quarantena; in alcuni casi i dirigenti scolastici sono stati costretti a comunicare i relativi provvedimenti alle persone coinvolte “facendosi carico, di conseguenza, di atti che non sono di loro competenza”.
Poi, a seconda delle realtà, si registrano grandi ritardi nella realizzazione dell’indagine epidemiologica e nella conseguente comunicazione degli esiti. Talvolta “la conferma ufficiale della presenza di casi positivi è giunta alle scuole, con pretesa di valore retroattivo, solo successivamente al momento della comunicazione ai dipendenti e alle famiglie incrementando il rischio di contagio e creando grave disorientamento”, continua l’Anp. E’ accaduto anche, paradossalmente, che alcune Asl abbiano richiesto alle scuole di effettuare la valutazione dello stato di “contatto stretto”, “operazione di esclusiva competenza del dipartimento di prevenzione”.
Al liceo Tasso, così come al Visconti e in altri istituti di Roma, ogni volta è un giro di giostra. Un caso? Eccolo, serve a capire quello che succede.
Uno studente fa il tampone, ha l’esito dopo tre giorni, è il 18 ottobre. Dal giorno successivo i docenti e quella classe sono a casa. Gli insegnanti per continuare ad andare a scuola dovrebbero firmare un’autodichiarazione in cui si dice che indossano la mascherina e stanno a distanza e avere un riscontro dall’Asl che non arriva. Problemi di comunicazione. Così gli insegnanti stanno a casa, fanno lezione a distanza alla classe in isolamento fiduciario, ma lasciano scoperte le altre loro classi: chi controlla gli alunni in aula? “Giorni di scuola persi – spiega Patrizia Concetti, docente di italiano e latino al liceo Tasso – Inutile dire che le scuole sono aperte quando non stanno funzionando. In 36 anni di servizio ho fatto otto giorni di assenza , ci tengo alla presenza a scuola e questo stare a casa in attesa mi pare assurdo. Le Asl sono oberate, lo capisco. Ma così non va”.
“Le scuole non vanno chiuse, ma aiutate nella gestione dell’emergenza sanitaria” ribadisce Alessandra Francucci dell’Andis. L’Anp chiede personale sanitario dedicato alla gestione dei casi nelle scuole. Si legge nella lettera ai ministri all’Istruzione e alla Salute: “Sarebbe opportuno che, così come è avvenuto nelle scuole, si potenziassero con organico aggiuntivo i presidi presso le Asl preposti alla gestione dei casi e dei focolai”.
Da viale Trastevere oggi dovrebbe arrivare la circolare che regola la questione dei docenti in quarantena: devono lavorare da casa, se in salute. Con indicazioni sul da farsi per le classi che vanno a scuola, ma che hanno i professori a casa. Non sarà facile, anche perché i supplenti non si trovano
(La Repubblica)