Al capo dello Stato non sono sfuggite le tensioni tra governo centrale, Regioni e Comuni
che hanno preceduto e accompagnato il varo del decreto del presidente del consiglio dei ministri con le misure mirate contro il virus
La parola d’ordine è “coesione”: tra i livelli istituzionali e nelle realtà sociali e produttive del Paese. Le ceneri degli scontri di Napoli non si sono ancora posate quando il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella appare in video per portare il suo saluto all’Unione Nazionale dei Comuni, delle Comunità e degli Enti Montani. Il messaggio è chiaro: le istituzioni devono rimanere coese e collaborare per fronteggiare la crisi pandemica e quella economica che porta con sè.
Certamente, al capo dello stato non devono essere sfuggite le tensioni tra governo centrale, Regioni e Comuni che hanno preceduto e accompagnato il varo del decreto del presidente del consiglio dei ministri con le misure mirate contro il virus. Misure che, in alcuni casi, i sindaci hanno fatto capire di non poter garantire.
Di qui le parole di Mattarella:
La “responsabilità comune nel difendere il bene primario della vita, contenendo il contagio e affrontandone le conseguenze, sanitarie, sociali, economiche, ci fa comprendere ancor meglio l’importanza di una leale e fattiva collaborazione tra le Istituzioni della Repubblica“.
E ancora: “Tutte le articolazioni dell’ordinamento democratico, per servire il benessere della società e lo sviluppo dei territori, sanno di dover operare sempre con spirito di unità e di coesione, consapevoli dei tanti interessi comuni”.
Un richiamo al quale pare unirsi anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, declinandolo però sul piano dei rapporti tra istituzioni e comparti produttivi: premettendo che le prossime settimane saranno complesse e non si potrà in alcun modo abbassare la guardia, il presidente del Consiglio sottolinea come “il cantiere della nuova Italia è aperto e per questo avremo bisogno dell’aiuto e della collaborazione di tutti gli italiani“.
Per “cantiere”, il premier si riferisce a tutti i dossier, dalle riforme alle misure economiche, che hanno l’obiettivo di sostenere gli imprenditori in una fase particolarmente complessa. Parole che Conte accompagna con una ammissione: “Siamo consapevoli che non tutte le misure sono arrivate con la tempestività necessaria”.
Per questo chiede che la pubblica amministrazione migliori le proprie performance per aiutare “velocemente e concretamente le imprese”. Appelli all’unità che arrivano dopo gli scontri di Napoli. Il timore che il tessuto sociale non avrebbe retto a nuove misure stringenti circolavano nei giorni scorsi in ambienti parlamentari e oggi, seppure la maggior parte dei leader politici di maggioranza si siano soffermati a condannare le violenze e ad esprimere solidarietà ai giornalisti e agli agenti feriti, dall’opposizione si punta il dito verso il governatore campano Vincenzo De Luca, accusato di soffiare sul fuoco.
“La violenza va sempre condannata.
De Luca ha enormi responsabilità, noi da giugno chiedevamo il suo commissariamento per le gravi falle del sistema sanitario campano. Ma nessuno ha il diritto di mettere a soqquadro la citta’ e aggredire le forze dell’ordine, chi lo fa è un criminale”, dice Antonio Tajani, vice presidente di Forza Italia. Per Giorgia Meloni “è stato irresponsabile, da parte del Governo e del governatore della Campania De Luca, parlare dell’ipotesi di un altro lockdown senza prima spiegare come le Istituzioni si sarebbero occupate di chi rischia di perdere la sua unica fonte di reddito con una nuova chiusura”.
Mentre per Matteo Salvini le responsabilità di quanto accaduto a Napoli sono da attribuire alla “confusione, ai ritardi, all’impreparazione e all’incapacità del governo” che “stanno esasperando milioni di cittadini perbene in tutta Italia. Non è possibile che la cura sia peggiore del male”.
(Agi)