28 Dicembre, 2024
spot_imgspot_img

Roma. “Pazienti covid intubati ricoverati in sala operatoria”, l’sos degli ospedali del Lazio

Viaggio nella prima linea della nuova battaglia al Covid: “Viviamo una vita sdoppiata: fuori è normale, dentro è l’inferno”. Da Tor Vergata al Sant’Eugenio tutti i reparti sono pieni

“Noi che lavoriamo in ospedale stiamo vivendo una dicotomia in certi momenti insostenibile: qui dentro abbiamo una percezione chiara di quello che sta succedendo e della situazione tragica in cui ci troviamo. Ma appena usciamo di qui troviamo una città che non ha capito niente” dice un medico dell’ospedale Sant’Eugenio, stremato dai doppi turni, preoccupato dai numeri che lievitano imballando i pronto soccorso della città.

Proprio i numeri, però, non collimano con la percezione generale: i positivi ricoverati ieri, in tutta la regione, erano 1.354, più 135 in terapia intensiva. La regione il 20 ottobre aveva comunicato di aver riattivato posti covid in tutti gli ospedali, incrementando di 1.035 posti letto per arrivare a un totale di 2.518 posti letto di cui 503 in terapia intensiva. Al 15 ottobre i posti nella regione erano 866 ordinari covid, 200 in terapia intensiva e 61 in terapia semintensiva per un totale di 1.127. La sensazione quindi non dovrebbe essere quella di un affollamento che sta per far collassare tutta la struttura. Eppure quasi tutti medici con cui ha parlato Repubblica si sentono così: a un passo dalla catastrofe.

“La situazione è drammatica, i numeri salgono a dismisura” racconta ancora il medico del Sant’Eugenio. “Noi, a differenza magari di altri nosocomi, siamo anche organizzati molto bene e l’abbiamo fatto per tempo. Abbiamo il pronto soccorso gestito da un primario fattivo, concreto, energetico. Anche il capo di tutta l’emergenza è così: quindi non ci sono carenze interne, ci siamo approvvigionati per tempo di tutti i dispositivi di sicurezza, non ci sono falle. Il problema è che l’affluenza è talmente alta che non sappiamo come gestirla, i numeri sono enormi, la medicina d’urgenza è stata convertita in covid, stiamo tutti in doppio turno perché dobbiamo essere in quattro, due per i covid e due per i non covid. Mancando il personale il risultato è questo. Ci aspettiamo che a breve chiudano le sale operatorie dell’istituzionale programmato non urgente. Chi soffre di più, la situazione più drammatica in assoluto, sfortunatamente, la vivono però i malati non covid: non hanno più spazio, devono rimandare le operazioni”.

Anche al Policlinico Tor Vergata la situazione è preoccupante: “Abbiamo i covid intubati in sala operatoria perché non abbiamo posto. E il 118 non li trasferisce perché ancora non sono organizzate altre strutture. Non posso pensare che già stiamo così” spiega un medico. “Il nostro policlinico è molto sotto pressione come tutti gli ospedali romani, per ora abbiamo i numeri, ma non so per quanto” argomenta Massimo Andreoni, primario del reparto di malattie infettive del Tor Vergata e direttre scientifico del Simit. “I pazienti che arrivano al pronto soccorso sono in un numero difficilmente gestibile con facilità. Per ora però ce la stiamo facendo. La regione ancora non è in crisi piena, ma non so per quanto potremo gestire una situazione del genere. L’unità di crisi ha creato una rete che ha aumentato il numero dei posti covid disponibili”.

I pronto soccorso, con le scene di pazienti in coda e in attesa in ambulanza anche per l’intera notte, “sono in crisi perché quando arrivano tante ambulanze tutte insieme diventa un problema di gestione: il paziente va visto, controllato, valutato” continua Andreoni. “Ci sono poi delle terapie intensive dedicate alle sale operatorie e ora le stiamo riconvertendo in terapie intensive dedicate alla medicina: se ci pensa una sala operatoria è una perfetta terapia intensiva”.

Anche al San Giovanni le terapie intensive sono piene. Racconta un radiologo: “La situazione è drammatica”, spiega. Anche qui, come ovunque in città, il sistema ancora regge. Ma la pressione inizia distintamente a farsi sentire. Al Sant’Andrea, invece, spiegano dalla direzione, non ci sono grandi problemi: “Abbiamo sempre mantenuto due percorsi di accesso al pronto soccorso, quello “febbre” e quello “normale”, anche se la rete covid era stata, nel corso dell’estate, smantellata un po’ ovunque. Siamo comunque in fase di riattivazione di posti letti covid come ci ha chiesto la regione”.

(La Repubblica)

Ultimi articoli