Carlo Palermo, segretario dell’Anaao, all’AGI: “Non si può più aspettare, tutte le risorse per la sanità sono cruciali”
Nelle prossime settimane “il numero dei morti avrà un netto aumento, perchè sappiamo che c’è un ritardo di tre settimane tra i nuovi casi e i decessi, quindi la grande ondata deve ancora arrivare”. E’ l’allarme lanciato da Carlo Palermo, segretario dell’Anaao-Assomed, il principale sindacato dei medici ospedalieri, interpellato dall’AGI. “Non si può aspettare”, sottolinea.
“Abbiamo da giugno la possibilità di prendere il Mes, sono milioni di euro fondamentali per la sanità in questo momento. I politici temono lo stigma dei mercati, ma vorrei dire loro che tra poche settimane c’è il rischio ci sia un altro stigma, quello di chi poteva usufruire di fondi per intervenire in una situazione molto grave e si è rifiutato”.
Quanto al Dpcm varato ieri, secondo Palermo “è un passo avanti rispetto ai primi due, c’è sicuramente una maggiore presa di coscienza delle difficoltà del momento. Sappiamo che è difficile far navigare il vascello Italia tra Scilla e Cariddi, ossia tra il liberi tutti (e la crescita inarrestabile del virus) o il lockdown. Tuttavia manca ancora un intervento deciso sul territorio: se gli ospedali sono pieni, specialmente i reparti Covid, da cui gli affollamenti al pronto soccorso perchè un paziente Covid si rischia di non sapere dove ricoverarlo, è anche perchè non ci sono tamponi sufficienti, il tracciamento è saltato, mancano le visite domiciliari e ambulatoriali. Insomma il paziente è solo, e viene in ospedale. C’è anche chi viene ricoverato perchè non si garantisce il suo isolamento in casa, ma per questo basterebbe usare gli alberghi, che sono vuoti, così si dà anche ristoro agli albergatori e si risolvono due problemi in uno”.
Anche se la priorità, ovviamente, è “ampliare il numero dei posti letto nei reparti Covid, risolvendo anche le problematiche legate al personale. Leggo di regioni che fanno bandi per richiamare i medici in pensione, ma secondo noi – conclude Palermo – considerando anche che parliamo di persone con un’età che li mette tra le categorie a rischio, sarebbe meglio l’assunzione degli specializzandi, ce ne sono 13mila e sono colleghi giovani che potrebbero completare sul campo la loro formazione”.
(Agi)