Roma, 26 ottobre 2020 – L’acqua sulla luna si trova “in maniera inequivocabile”. C’è, esiste davvero e potrebbe essere più accessibile del previsto: la svolta per le future missioni umane arriva da due studi pubblicati su Nature Astronomy. Il primo, coordinato dalla Nasa, dimostra la scoperta della ‘firma’ della molecola di acqua (H20), rilevata per la prima volta sulla Luna dal telescopio volante Sofia. Le molecole si troverebbero nella parte rivolta verso la Terra. La scoperta alimenta le speranza di costruire una base abitata sul satellite, sostenuta con le risorse naturali disponibili.
Il secondo studio, condotto dall’Università del Colorado, stima invece che oltre 40.000 chilometri quadrati di superficie lunare potrebbero intrappolare acqua sotto forma di ghiaccio in piccole cavità ombreggiate.
C’è quindi acqua sulla Luna, è questa la “scoperta emozionante” svelata dalla Nasa e annunciata nel corso di una conferenza stampa audio sul canale streaming dell’Agenzia spaziale americana (che potete seguire qui sotto). Giorni fa l’agenzia Usa ha fissato l’appuntamento di lunedì 26 ottobre, senza rivelare ulteriori dettagli sulla comunicazione che sarebbe stata data. Quindi il colpo a effetto. La cronotabella del programma Artemis della Nasa è nota: nel 2024 partirà una nuova missione per far atterrare la prima donna (e il prossimo uomo) sulla Luna. Un passaggio intermedio prima di centrare il grande obiettivo dell’agenzia americana, ovvero l’uomo su Marte già negli anni ’30 di questo secolo. Un rilancio spaziale in grande stile quello della Nasa, caratterizzato da investimenti sostanziosi e da una lunga serie di annunci a intervalli ravvicinati.
Artemis
E proprio su Artemis è intervenuto il Sottosegretario alla Presidenza con delega allo Spazio, Riccardo Fraccaro. “La scoperta della presenza di acqua sulla superficie illuminata della Luna da parte della Nasa è di grande rilevanza per la missione”, dice. “La possibilità di estrarla e utilizzarla sarebbe un volano prezioso per il programma di esplorazione: l’Italia è fiera di farne parte”. Al programma Artemis collaborano Nasa, Esa e altri.
Acqua sulla luna
Non è la prima volta che si parla di acqua sulla superficie lunare. Altre ricerche ne indicavano la presenza soprattutto vicino al polo Sud. Ma non era ancora chiaro, per problemi di strumentazione, se si trattasse di molecola d’acqua H2O o di drossile (OH) legato ai minerali. E’ servito Il telescopio Sofia per chiudere il caso: l’analisi dello spettro della Luna a una lunghezza d’onda di 6 nanometri ha fugato ogni dubbio. A quelle ‘distanze’ l’acqua non può più essere confusa con altro.
“Aver visto la firma spettrale della molecola d’acqua è un grande passo avanti, perché ci permette finalmente di risolvere una questione aperta da anni”, commenta Enrico Flamini, presidente della Scuola Internazionale di Ricerche per le Scienze Planetarie (IRSPS) presso l’Università di Chieti-Pescara. L’acqua è presente in abbondanza nelle latitudini più meridionali del satellite (circa 100-400 parti per milione), probabilmente sequestrata in matrici vetrose o rocciose. “Questo ci dice che la Luna potrebbe essere meno arida del previsto – aggiunge Flamini – ma non è ancora possibile stabilire quanta acqua ci sia e quanta sia utilizzabile: di certo questa scoperta ci aiuterà a pianificare meglio le future missioni”. Dal canto loro, i ricercatori dell’Università del Colorado arrivano addirittura a ipotizzare la presenza di diffuse ‘trappole d’acqua’ sulla superficie del satellite. “Se avessimo ragione – afferma Paul Hayne – l’acqua potrebbe essere più accessibile per ottenere acqua potabile, carburante per i razzi, tutto
E’ quindi a Sofia che si deve la scoperta svelata oggi. Il telescopio costruito in Germania, 2,5 metri di diametro, è attivo da 10 anni e osserva l’Universo alle frequenze dell’infrarosso. Quando lo si vuole utilizzare, bisogna portarlo oltre le nuvole, circa a 13mila metri di quota. E’ lì, dalla stratosfera, al riparo dal vapore acquo atmosferico che interferisce con le osservazioni, che Sofia può curiosare e scandagliare gli angoli ancora inesplorati dello spazio. Per arrivare lassù, viene adoperato un aereo modificato, il Boeing 747-100SP.
Il cratere
Prima dell’annuncio Science Channel ha diffuso un filmato inedito su un cratere lunare da cui pare giungere un fascio di luce. Un fenomeno incasellato, non unico, tra quelli “non ancora spiegati” da parte della Nasa. Il cratere avrebbe 30 metri di profondità e secondo il professor Peter Schultz, esperto di geologia planetaria, sarebbe “differente” rispetto alle altre confromazioni di quel genere studiate sulla Luna. “Sembra che ci sia un oggetto dentro”, ha detto. Anche altri scienzati, interpellati sul tema, hanno definito il fenomeno “strano”, evitando di sbilanciarsi sulla sua origine (e causa).
(Quotidiano.net)