Conte chiama e gli influencers rispondono facendo leva sulla connessione al senso civico degli utenti più giovani.
Il covid resta il tema mainstream sui social (+279% di conversazioni in un mese) e i leader dell’arena politica online adottano stili comunicativi diversissimi, parlando a fasce di utenti molto distanti tra loro
Il covid non si ferma e nemmeno rallenta. La seconda ondata del virus è il tema dominante sui social media e le conversazioni sulla diffusione della pandemia sono cresciute in Italia, da settembre a ottobre, del 279%.
Qualsiasi altro argomento che non sia covid fatica a imporsi nei trending topics, ma questa settimana alle già numerose polemiche pubblicate quotidianamente (nei giorni scorsi nel nostro report su agi.it abbiamo indagato il fenomeno del negazionismo del coronavirus) se ne aggiunge un’altra che magnetizza l’attenzione dell’audience: il Premier Giuseppe Conte ha contattato il cantante Fedez e la moglie, notissima influencer, Chiara Ferragni, chiedendo supporto per sensibilizzare i giovani sull’utilizzo della mascherina.
Fedez e Ferragni che contano rispettivamente 11 e 26 milioni di follower sui loro profili Instagram (un popolo di fans numeroso quanto gli abitanti dell’intero Canada, per capire le proporzioni di influenza e visibilità online) sono stati coinvolti con l’obiettivo di persuadere i target più giovani della popolazione, attivissimi sui social, a indossare i dispositivi di protezione per limitare i contagi:
“Ci è stato chiesto un aiuto per esortare la popolazione, in particolare quella più giovane, ad utilizzare la mascherina”, ha spiegato Fedez affidandosi a una Instagram Stories.
Com’era prevedibile la rete si è scatenata e divisa immediatamente tra favorevoli e contrari.
In tal senso gli esempi (e le polemiche) non sono mancate nemmeno nel recente passato: la scorsa primavera sempre i #Ferragnez (ossia il “ticket” Fedez + Ferragni) contribuirono a far partire una raccolta fondi che in poche ore ha raccolto una cifra record da utilizzare per la creazione di un nuovo reparto di terapia intensiva presso l’ospedale San Raffaele di Milano.
E ancora: a luglio Chiara Ferragni impegnata alle Gallerie degli Uffizi di Firenze per realizzare un servizio fotografico pubblicato su un notissimo periodico di moda, è stata accompagnata in visita dal direttore Eike Schmidt facendosi fotografandosi davanti alla Nascita di Venere di Sandro Botticelli. Look casual, shorts in denim, top bianco e camicia a righe multicolor.
Le immagini sono state prontamente postate sia sul profilo della fashion influencer, che sulle pagine social del museo. Risultato? Anche in quell’occasione haters seriali e critiche feroci non sono mancate, ma i numeri di engagement e impression sono stati clamorosi: oltre 40mila interazioni e quasi 4mila commenti in poche ore solo sulla pagina Instagram della Galleria degli Uffizi, e oltre 167mila interazioni sul post nel profilo ufficiale di Ferragni.
Discorso analogo per i video TikTok: sull’app cinese per la creazione di video virali, divertenti e di brevissima durata (2 miliardi di utenti a livello globale, e 2 miliardi di download ad agosto) Martina Socrate con oltre un milione di follower ha indossato i panni della divulgatrice culturale, all’insegna di un registro di comunicazione rilassato e umoristico, per condurre il pubblico in diretta streaming alla scoperta dei capolavori degli Uffizi, della reggia medicea di Palazzo Pitti e del patrimonio botanico di Boboli, durante la “Settimana dei musei” organizzata proprio da TikTok, e alla quale hanno partecipato altri colossi dell’arte come il Prado di Madrid, il Rijksmuseum di Amsterdam e il Naturkundemuseum di Berlino. Un tour virtuale, una serie di attività interattive per coinvolgere gli utenti della piattaforma e persino un hashtag dedicato: #MuseoACasa
“Così come un giornale non è completo senza la vignetta e la caricatura della prima pagina, così anche un museo può fare umorismo”, ha commentato il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt.
Non a caso anche la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma ha attivato un account TikTok sbarcando così sulla piattaforma social amatissima dai giovanissimi.
Esempi per attivare l’attenzione dei giovani su tematiche complesse, e sensibilizzare le persone coinvolgendole nell’adozione di comportamenti socialmente responsabili, avvalendosi della collaborazione di influencer e imprenditrici digitali, non mancano.
D’altronde che le piattaforme di comunicazione digitale siano da presidiare lo confermano i numeri: durante il lockdown 11,8 milioni di famiglie hanno svolto almeno un’attività online, e per 8,2 milioni di queste era la prima volta.
Perciò uno degli obiettivi è proprio il coinvolgimento attivo, creare crossover, ossia innescare un confronto, stimolando partecipazione utilizzando strumenti digitali in grado di rivolgersi a un target molto definito, altrimenti difficili da intercettare, adattando i linguaggi e sfruttando il potenziale creativo degli influencers.
Trasformare i social da luoghi densi di sentimenti polarizzati e conflittuali, in piazze online che favoriscano l’incontro per condividere obiettivi comuni. Piattaforme ingegnerizzate per mantenere le persone connesse, ma al tempo stesso stimolandone la connessione al senso civico.
La politica chiede aiuto e la potenza della comunicazione digitale ha dato una risposta. L’impatto dell’iniziativa del Presidente del Consiglio ha prodotto un’impennata di mentions sul suo profilo ufficiale Twitter e su quello del Ministro della Salute Roberto Speranza, appena sopra al numero di menzioni rivolte a Fedez e Ferragni: la politica è al centro della discussione. E il virologo Roberto Burioni (un altro influencer online, a modo suo) ci ricorda che già in passato per diffondere messaggi di sanità pubblica furono ingaggiati personaggi influenti come Elvis Presley.
L’analisi semantica dei contenuti fa registrare un sentiment negativo 66%, ma il dato va comunque contestualizzato e confrontato con dei benchmark: infatti le analisi inerenti le tematiche politiche e le misure di contenimento del covid, hanno sempre prodotto livelli di negatività molto più alti, oltre l’80% in taluni casi.
(Agi)