PERUGIA – A tredici anni il suo isolamento per sconfiggere il virus è iniziato sul sedile della macchina, a bordo strada.
Una notte col motore e il riscaldamento accesi e altre due in un ripostiglio allestito con un materasso, per evitare di contagiare i genitori e le sorelline di nove e due anni coi quali condivide un piccolo bilocale ai margini del centro storico di Perugia, fatto di una stanza, un cucinino e un bagno.
“A casa nostra siamo in cinque ed è troppo piccola per restare in sicurezza dopo che mio figlio è risultato positivo al coronavirus”,
racconta a Repubblica Yacine, 46enne di origine algerina, padre del ragazzino costretto a passare una notte in auto dopo aver ricevuto la notizia del tampone positivo, fatto a causa di un contatto a scuola. “Quella notte – racconta il padre – gli ho fatto compagnia, stando fuori dalla macchina. Per far passare il tempo gli ho raccontato dei miei primi tempi a Perugia, quando ero costretto a dormire per strada”.
“Sono disperato – dice al telefono l’uomo – perché condividere una stanza in cinque non è più possibile.
Anche il lavoro è un problema serio, nonostante sia bravo come imbianchino non riesco a trovare niente. Vivo in Italia da 25 anni, dopo essere scappato dall’Algeria. Risiedo qua in maniera regolare e adesso sono dodici anni che attendiamo di avere la casa popolare”.
Il responso della Asl è arrivato lunedì, dopo due tamponi negativi e nessun sintomo, “e da allora abbiamo cercato aiuto per avere una sistemazione sicura. Ho provato con la polizia, i carabinieri, la Asl, ma fino ad oggi non era arrivata nessuna risposta”, continua Yacine, questa volta abbozzando un sorriso.
Perché stamattina, dopo che il 46enne di origine algerina ha raccontato la sua storia ai giornali locali, si sono fatti vivi i servizi sociali del Comune di Perugia e la Asl Umbria 1, per offrirgli finalmente una soluzione. Yacine e il figlio tredicenne saranno ospitati per una settimana nel Covid hotel Villa Muzi di Città di Castello, ad una cinquantina di chilometri da Perugia, in una delle strutture predisposte in Umbria per accogliere i pazienti positivi ma asintomatici.
“Ci siamo mossi in via straordinaria – commenta l’assessore comunale alle Politiche sociali, Edi Cicchi – perché le situazioni Covid sono competenza della sanità.
Abbiamo appreso della situazione particolare dai giornali locali e siamo intervenuti comunque”. Il Comune fa sapere anche che la famiglia di Yacine è in buona posizione nella graduatoria per avere l’assegnazione di un alloggio popolare. “È un sogno, ma finché non ho le chiavi non ci vorrò credere”, dice il 46enne al telefono, mentre si prepara per raggiungere Città di Castello.
“Quello che mi ha rincuorato in questi giorni è stata proprio la reazione di mio figlio. È molto coraggioso, studia alla scuola media, gioca a calcio e si sente pienamente italiano. Una volta -conclude Yacine – si è perfino trovato a giocare una partita con la Nazionale italiana under 15. Mentre era in auto, la prima notte, mi ha promesso: vedrai papà, un giorno diventerò come Pirlo e ti comprerò io la casa. Sono nato allegro, ma in quel momento non sono riuscito a trattenere le lacrime”.
(La Repubblica)