La riposta dell’Europa al Comitato dei familiari che chiedevano di vigilare sulle indagini italiane e di valutare eventuali “crimini dell’umanità”
Gli unici responsabili nella gestione della pandemia sono gli Stati Membri. Lo mette per iscritto la Commissione Europea in una lettera visionata dall’AGI in risposta a una missiva ricevuta nel luglio scorso dal Comitato Noi Denunceremo, che raccoglie i familiari delle vittime del Covid, in particolare nelle province di Bergamo e Brescia.
La Commissione ‘sapeva’ dal 24 febbraio
Un passaggio importante della missiva è quello da cui si evince che la Commissione ‘sapeva’ dal 24 febbraio quello che stava succedendo in Italia. Nella lettera di risposta, la Commissione assicura di “essere consapevole dell’elevato numero di casi e decessi di Covid 19 in Italia, sia tra gli anziani che tra i residenti nelle case di riposo”. E aggiunge: “Dal 24 febbraio al 4 marzo 2020, il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie Infettive e l’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno svolto una missione congiunta in Italia per guidare le autorità italiane in materia epidemiologica e sorveglianza, gestione clinica dei casi, prevenzione e controllo delle infezioni, nonché la comunicazione del rischio nel contesto del Covid_19”. Insomma, sembra dire, quello che potevamo fare l’abbiamo fatto.
Quello che la Commissione non poteva sapere
C’è poi quello che la Commissione non poteva fare perché non rientra nelle sue competenze. E lo spiega rispondendo alla richiesta del Comitato di “una supervisione” sulle indagini della Procura di Bergamo, chiamata a fare chiarezza sulla mancata chiusura del pronto soccorso di Alzano Lombardo e della mancata ‘zona rossa’ in Val Seriana e a Orzinuovi. “Circa la vostra richiesta di supervisionare le indagini in Lombardia – afferma Wolfgang Philip, direttore generale dell’Unità di Sicurezza alimentare e sanitaria – sono spiacente di informarvi che la Commissione Europea non può accogliere la vostra istanza. In base al Trattato dell’Unione Europea, la Commissione non può intervenire nei casi di diritto penale, civile o amministrativo prima delle Corti nazionali o di altre autorità nazionali”.
Quanto all’appello del Comitato di valutare se si siano consumati “crimini contro l’umanità” nella gestione della pandemia Philip fa presente che di non avere “un potere generale per intervenire sugli Stati Membri nell’area dei diritti fondamentali”.
I 36 firmatari della lettera alla Commissione avevano puntato il dito su due delibere della Regione: quella dell’8 marzo, che permetteva agli ospedali di trasferire nelle case di ripose persone positive in fase di guarigione , e quella del 23 marzo che, dice il Comitato, “ha impedito ai medici di medicina generale di visitare fisicamente i pazienti scaricando tutto il peso sugli ospedali al collasso.
Comitato, l’Europa non è cieca come si pensa in Italia
“Sta accadendo ciò che abbiamo sempre sostenuto. Chi ha gestito la pandemia in Italia ha provato a fare lo scaricabarile sull’Europa. Forse pensano che in Europa siano o ciechi o stupidi. O entrambe le cose”. E’ il commento del presidente del Comitato Noi Denunceremo, Luca Fusco. “Abbiamo più volte richiesto un incontro televisivo con Fontana e Arcuri, ma ci dicono che nessuno dei due sia mai reso disponibile (nemmeno ufficiosamente) – prosegue Fusco – . La seconda ondata non ha fatto altro che amplificare l’inadeguatezza politica delle nostre autorità regionali e nazionali. Chi ha sbagliato abbia il coraggio di farsi da parte”.
“Abbiamo piena fiducia nel lavoro della magistratura – , aggiunge l’avvocato Consuelo Locati – . Questa lettera fa capire a tanti che il comitato è fatto da persone serie, con cui persone serie hanno voglia di confrontarsi ed interloquire. Vorremmo confrontarci pubblicamente con chi ha gestito la prima e la seconda fase dell’epidemia. Crediamo che sia d’interesse pubblico che questo venga fatto. Smettano di nascondersi dietro ad un dito”.
(Agi)