30 Dicembre, 2024
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L’appello dei medici: sui trattamenti intensivi non si guardi solo all’età

Nel documento congiunto Fnomceo–Siaarti, elaborato per affrontare la gestione dei pazienti critici in una situazione di emergenza, si punta sul «duraturo beneficio» che si può trarre dalle cure

Non guardare solo l’età, ma dare precedenza nei trattamenti intensivi a coloro che hanno maggiori probabilità di trarre «duraturo beneficio » dalle cure. È la soluzione individuata dal documento elaborato dalla commissione mista tra Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) e Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) per affrontare la gestione dei pazienti critici quando una situazione di emergenza rende difficile far fronte a tutte le richieste.

Il 6 marzo scorso, durante la prima e più violenta ondata di ricoveri per il Covid-19, che mandò in subbuglio gli ospedali e saturò le terapie intensive, la Siaarti pubblicò un

documento di raccomandazioni per supportare i medici in prima linea, che fece molto discutere per un’impostazione che tendeva a privilegiare l’età del paziente quale criterio per l’ammissione a cure salvavita nelle terapie intensive.

Su iniziativa del presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, è stata quindi avviata una commissione di lavoro paritetica per elaborare un documento congiunto di carattere deontologico. La commissione di lavoro era composta, per la Fnomceo, da Claudio Buccelli, Gianfranco Iadecola, Marco Ioppi, Guido Marinoni, Roberto Monaco, Pierantonio Muzzetto; per la Siaarti, da Alberto Giannini, Giuseppe Gristina, Davide Mazzon, Luigi Riccioni, Marco Vergano. Il documento elaborato è stato poi approvato dal Comitato centrale della Fnomceo e diffuso ieri. In un momento in cui «la pressione sul sistema sanitario è già alta e potrebbe generare presto nuove situazioni di squilibrio» ha detto ieri la presidente Siaarti, Flavia Petrina. Il documento congiunto Fnomceo-Siaarti evidenzia che «i criteri d’accesso ai trattamenti intensivi e sub-intensivi che si basano prioritariamente su principi di appropriatezza clinica e proporzionalità delle cure verso il singolo paziente, devono rispondere anche ad esigenze di giustizia distributiva e di equa allocazione delle risorse sanitarie disponibili».

Nelle situazioni di emergenza «il medico finalizza l’uso ottimale delle risorse alla salvaguardia della sicurezza, del-l’efficacia e dell’umanizzazione delle cure evitando ogni discriminazione».

E ha anche il compito di «espletare ogni azione possibile per ottenere le necessarie risorse aggiuntive soprattutto in relazione ai trattamenti intensivi e sub intensivi ». Se «lo squilibrio tra necessità e risorse disponibili persista, è data precedenza per l’accesso ai trattamenti intensivi a chi potrà ottenere grazie ad essi un concreto, accettabile e duraturo beneficio». E per fare questo, devono essere applicati «criteri rigorosi, espliciti, concorrenti e integrati, valutati sempre caso per caso, quali: la gravità del quadro clinico, le comorbilità, lo stato funzionale pregresso, l’impatto sulla persona dei potenziali effetti collaterali delle cure intensive, la conoscenza di espressioni di volontà precedenti nonché la stessa età biologica, la quale non può mai assumere carattere prevalente».

Infine si ricorda che occorre sempre ottenere il consenso informato del paziente, tenendo conto di eventuali dichiarazioni anticipate di trattamento o di una pianificazione condivisa delle cure. E devono restare garantite le cure palliative, mentre mai il paziente può subire un abbandono terapeutico.

(Avvenire)

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