Anziani, persone fragili da tutelare. Ma come?
Hanno già pagato un prezzo altissimo nella prima fase dell’epidemia, con migliaia di morti e adesso rischiano di essere ancora i più colpiti, non solo dal virus che uccide. C’è chi aveva suggerito l’«isolamento anagrafico forzato» come una delle misure per rispondere all’urto della seconda ondata di Covid-19.
Ma l’ipotesi di restrizione della mobilità per gli over 70, caldeggiata anche dal governatore della Liguria, Giovanni Toti, non è passata nel confronto Stato-Regioni sul nuovo Dpcm.
Non dovrebbero esserci, dunque, nelle disposizioni attese per oggi, confinamenti in casa, e nemmeno nelle strutture socio-sanitarie di accoglienza che dovranno invece, necessariamente, rafforzare la prevenzione e fare rete sul territorio con l’intero sistema socio-sanitario. Ma come fare, in concreto, per proteggerli i nostri anziani? «Non vanno sequestrati a casa, serve una mappa delle fragilità, che molti amministratori locali hanno già fatto – propone il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri –. Non è difficilissimo, basta impegnarsi di più.
Ogni Comune ha quattro figure essenziali che controllano gli anziani: il farmacista, il medico di medicina generale, il sacerdote
per gli anziani che vanno in chiesa e circoli e associazioni per la terza età. Basterebbe mettere in rete queste persone, compresa la Asl territoriale che conosce chi è anziano e chi ha le comorbilità – prosegue Sileri – ed ecco che si ha la mappa delle fragilità. Individuate queste persone basterà aiutarle a fare la spesa, portare loro i farmaci a casa, regalare loro mascherine, chirurgiche ma anche più protettive, educandoli al loro uso».
Che il territorio si stia organizzando già, ad esempio, lo dimostra la Toscana,
che si è detta pronta a tornare alla consegna a domicilio di cibo e farmaci per persone della terza età, grazie all’impegno di volontari reperiti fra disoccupati e cassintegrati. In Italia i cittadini sopra i 65 anni sono 14 milioni, 3 milioni dei quali hanno superato gli 80 anni. Si tratta del 30% della popolazione. Una risorsa per il welfare del nostro Paese: con il baby-sitting ai nipoti fanno risparmiare alle famiglie una media di 2mila euro al mese e il più delle volte, con una parte cospicua della loro pensione, aiutano i figli che non ce la fanno a tirare avanti con lo stipendio o che hanno perso il lavoro (il 19%). Svolgono quindi un ruolo di sussidiarietà.
Dimenticati dallo Stato. Ma per due “senior” su tre dal marzo scorso la vita è cambiata anche dal punto di vista economico. Secondo i calcoli di FederAnziani, il Covid è costato agli over 65 ogni mese in media un terzo della pensione: 354 euro, per una perdita complessiva, nella disponibilità personale, di circa 11,2 miliardi. «Hanno trasferito soldi alle famiglie dei figli rimasti senza occupazione o finiti in cassa integrazione per pagare il mutuo, le bollette, o anche semplicemente per fare la spesa senza rinunciare ad accudire i nipoti, ai quali hanno dedicato in media 25,8 ore a settimana » si legge nella ricerca elaborata dall’associazione.
E se diamo un valore al lavoro dei nonni pari a 10 euro l’ora, ecco che si arriva a una cifra di 33,3miliardi, come una manovra finanziaria del governo. Inoltre, più dei due terzi dei “senior” continuano a tirare la cinghia perché sono convinti che dovranno continuare a sborsare denaro nei prossimi mesi, soprattutto per i nipoti. «Va anche detto, poi, che pur sapendo quanto possa essere pericolosa l’interazione con i nipoti in età scolare, la maggior parte dei nonni non ha rinunciato ad accudirli» commenta il presidente di Senior Italia FederAnziani Roberto Messina. I nonni sono dunque fondamentali.
«In questo periodo vanno protetti più delle altre fasce della popolazione ma non segregati. Fondamentale dare loro supporto materiale e psicologico, anche attraverso l’attivazione di progetti mirati, monitorarli, soprattutto quelli soli e fragili, e garantire loro l’accesso alle cure e la presa in carico delle cronicità. Altrimenti sarà una ecatombe». Dicono un fermo “no” al lockdown generazionale, definendolo «una proposta vergognosa », i sindacati dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl, Uilp Uil che in una nota comune affermano: «Gli anziani occorre tutelarli, ma in una condizione di conforto e sostegno quotidiano, dato dall’amore e dalla vicinanza dei loro cari, e occorre tutelarli anche con il potenziamento del Ssn, con una maggiore integrazione socio-sanitaria e il rafforzamento della medicina di prossimità».
(Avvenire)