Mercoledì 4 novembre il Tar del Lazio si pronuncerà sulla richiesta di Piercamillo Davigo di sospendere in via d’urgenza la delibera del Consiglio Superiore della Magistratura che ha decretato la decadenza dello stesso Davigo dalla carica di consigliere di Palazzo dei Marescialli come conseguenza dal suo pensionamento dalla magistratura. L’ultima spiaggia per l’ex pm di Mani Pulite. O forse nemmeno quella: il Csm non intende fare marcia indietro.
Lo stesso 4 novembre il Csm, con una delibera messa a punto dalla Commissione Verifica Titoli, inviterà infatti l’Avvocatura dello Stato a costituirsi in giudizio per sostenere l’infondatezza del merito del ricorso di Davigo e il difetto di giurisdizione del Tar. “Una tesi quest’ultima – scrive l’Ansa – basata su un orientamento della giurisprudenza della Cassazione, secondo il quale, la giurisdizione in tema di contenzioso elettorale amministrativo è distribuita tra giudice ordinario e giudice amministrativo ma spetta solo al primo pronunciarsi su questioni come la decadenza che attengono al diritto di elettorato passivo”.
La decadenza dell’ex pm di Mani Pulite è stata votata a maggioranza dal plenum del Csm, che ha approvato la proposta avanzata dalla Commissione verifica titoli, lo scorso 19 ottobre.
Il voto aveva segnato una spaccatura nel plenum: 13 voti a favore, 6 contrari e 5 astenuti. Il 20 ottobre Davigo ha raggiunto 70 anni e quindi il pensionamento per limiti d’età. A votare a favore della decadenza di Davigo, che non ha partecipato alla riunione, sono stati il presidente e il procuratore generale della Cassazione, Pietro Curzio e Giovanni Salvi, il vicepresidente del Csm David Ermini, i tre togati di Magistratura Indipendente, i due del gruppo di Unicost, i consiglieri laici Lanzi, Cerabona, Donati e Basile. Contro la decadenza di Davigo è arrivato invece il voto dei tre togati di Autonomia&Indipendenza, il gruppo di Davigo, Ardita, Pepe e Marra, le togate di Area Chinaglia e Dal Moro e il laico M5s Gigliotti. Astenuti invece i laici Benedetti (M5s) e Cavanna (Lega) e i togati del gruppo Area Cascini, Zaccaro e Suriano. A subentrare il consigliere Carmelo Celentano, sostituto procuratore generale in Cassazione.
(Il Riformista)