5 Novembre, 2024
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Il trucco con cui la Calabria è passata da 26 a 10 ricoveri in terapia intensiva

La Regione annuncia un ricorso contro l’istituzione della zona rossa. Alla vigilia delle scelte del governo sul lockdown, la Calabria aveva modificato il metodo di calcolo: per rendere il quadro più roseo, sono stati considerati solo i pazienti intubati. Il Pd: “Un balletto indecoroso”

 

Un complotto, un atto politico, un’immotivata condanna. Contro il lockdown deciso per la Calabria la maggioranza di centrodestra che governa la Regione e rappresentanti istituzionali di ogni ordine e grado dei quattro partiti che la compongono – Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Udc – parlano di decisione politica che punisce le regioni di centrodestra. In realtà, molte sono rimaste zona verde e in Val d’Aosta – regione dichiarata zona rossa insieme a Calabria, Piemonte e Lombardia – il presidente Erik Lavévaz dell’Union Valdôtaine, è stato eletto da forze autonomiste e di centrosinistra fra cui il Pd.

Il gioco di prestigio con i dati

Ma che i numeri siano stati determinanti nell’identificazione delle regioni come territorio a rischio sembra averlo “confessato” lo stesso centrodestra calabrese, che il 3 novembre, alla vigilia dell’approvazione del nuovo dpcm, pare aver tentato il gioco di prestigio con i dati dei ricoveri in terapia intensiva. In poche ore sono passati da 26 a 10, ma non per improvvise guarigioni o ondata di decessi. Dodici ore dopo, è stato chiarito che si è deciso di distinguere fra pazienti intubati e pazienti sottoposti “solo” a  ventilazione assistita e di considerare solo i primi come “ricoverati in terapia intensiva”. Un “balletto indecoroso” lo definisce il consigliere regionale Pd, Carlo Guccione, che scrive: “E’ grave che in meno di 12 ore, senza dare alcuna spiegazione, possano cambiare dei dati ufficiali. Questo dimostra il pressapochismo che imperversa alla Cittadella”.

Ufficialmente, la Regione si è limitata a dire che “tale modifica è stata effettuata a seguito delle comunicazioni pervenute dall’Azienda ospedaliera di Reggio Calabria e dall’Azienda ospedaliera di Cosenza”. Ufficiosamente, si è fatto filtrare che forse dai reparti siano stati gonfiati i numeri per ottenere maggiori dotazioni di mezzi e personale. Insomma un altro complotto.

Il Dpcm sarà impugnato

Nino Spirlì intanto, presidente facente funzioni della Regione, annuncia un ricorso contro il provvedimento firmato ieri sera dal ministro Roberto Speranza che istituisce la zona rossa in Calabria. “Le costanti interlocuzioni che ho avuto in questi giorni con i membri del Governo e con il commissario Arcuri non hanno prodotto alcuna modifica rispetto alla volontà, evidentemente preconcetta, di “chiudere” una regione i cui dati epidemiologici, di fatto, non giustificano alcun lockdown, soprattutto se confrontati con quelli delle nostre compagne di sventura: Lombardia, Piemonte e Val d’Aosta. Altre regioni, con dati peggiori dei nostri sono state inoltre inserite nella zona arancione e hanno evitato – e ne sono felice – la chiusura. Non si comprendono, perciò, i criteri scientifici in base ai quali il Governo ha deciso la “vita” o la “morte” di un territorio. Perché è di questo che si tratta: un nuovo lockdown rischia di annichilire in modo definitivo una regione come la Calabria. Nessuno nega le ataviche difficoltà del nostro sistema sanitario, ma, in queste ultime settimane, la Regione – attraverso misure differenziate e restrizioni mirate – è riuscita a limitare i danni e a tenere la curva epidemiologica sotto controllo”.

(La Repubblica)

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