Il ministro della Salute in Aula alla Camera spiega: “Nessuno spirito punitivo”. E ammonisce: “Se non pieghiamo la curva dei contagi, il personale Ssn non reggerà”
“Non perdiamo tempo in polemiche. Dobbiamo solo lavorare insieme, lavorare insieme, lavorare insieme”. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, intervenendo in Aula alla Camera nel corso di un’informativa urgente, ammonisce le Regioni e ripete, più volte, che l’ordinanza che ha suddiviso l’Italia in zone rosse, arancioni e gialle, “è figlia di un lavoro lungo” che mette insieme dei “parametri che sono stati condivisi con le Regioni”. E che non c’è “nessuno spirito punitivo” nei confronti delle Regioni.
“Da 24 settimane svolgiamo un lavoro proficuo e comune con le Regioni – ha spiegato – e nessuna Regione ha eccepito nè ha mostrato dissenso sui parametri. Il documento da cui derivano le scelte di fondo poste alla base del Dpcm è stato redatto da un gruppo di lavoro con l’Iss e con la stessa Conferenza delle Regioni – ha rimarcato – i dati alla base delle rilevazioni vengono dalle Regioni e vengono caricati sul database dell’Iss. La fonte dei dati sono quindi le Regioni”.
“Non c’è uno spirito punitivo nei confronti delle Regioni – ha garantito – i provvedimenti aiutano le Regioni per contenere la curva ed evitare nuovi focolai. Non ci sono alternative per superare questa fase”.
Speranza ha voluto ricordare che “non ci sono zone verdi perché il virus circola ovunque, in tutto il paese” e che quindi “essere in zona gialla non significa essere in un porto sicuro”.
Secondo il ministro della Salute, “non c’è un’altra strada: la via della precauzione è una via obbligata per arginare la pandemia. I numeri, che rappresentano persone in carne e ossa, continuano drammaticamente a crescere ogni giorno. Ci sono oltre 1 milione di morti nel mondo, sono cifre che parlano da sole e danno il senso della gravità della situazione”. Tutti i provvedimenti adottati dal governo, ha spiegato, seguono “un principio di precauzione per evitare che il Servizio sanitario nazionale venga travolto“.
Perché, ha sostenuto: “Se non fermiamo la curva dei contagi, il personale sanitario non sarà in grado di reggere l’onda d’urto. Il personale è la questione più importante”. Mettendo in evidenza che “una mascherina si può comprare, ma un medico, un anestesista non si può improvvisare, ci vogliono anni per formare tali competenze”.
“Anche i dati di ieri ci hanno detto che abbiamo fatto bene a imprimere un’accelerazione – ha continuato Speranza parlando davanti ai deputati a Montecitorio – il virus non aspetta le nostre discussioni, dilaga. Non possiamo stare fermi, avere incertezze, dobbiamo muoverci con determinazione per evitare danni più seri e nessuno può sottrarsi a questa incontrovertibile necessità. Il governo – ha rivendicato – si è assunto fino in fondo la sua responsabilità, non è un merito da sbandierare ma un atto dovuto”.
“C’è sempre stato un filo comune che tiene insieme le scelte adottate dal governo. Un filo che unisce tutti i nostri provvedimenti ed è il primato della tutela della nostra salute” ha sottolineato.
“Tutti – ha aggiunto – dobbiamo trarre una lezione tanto evidente quanto amara: senza consistenti limitazioni dei movimenti, senza un cambio sostanziale delle abitudini di vita e senza il rispetto rigoroso delle regole di sicurezza, la lotta al virus è destinata ad un clamoroso fallimento”.
Dal ministro Speranza è arrivato un duro monito al mondo della politica.”Ci sono limiti che la battaglia politica non può superare – ha sostenuto – lasciamo fuori dalla battaglia contro il virus le questioni politiche. L’Italia è un grande Paese che non merita questo”. E quindi, ha rincarato la dose: “Si possono avere opinioni differenti sulle scelte che abbiamo compiuto ma per favore non capovolgiamo la realtà”.
“Abbiamo davanti dei mesi non facili, ma abbiamo la forza per affrontarli. Dimostriamo di essere un grande paese come abbiamo già dimostrato di essere nei mesi più duri” ha concluso lanciando un appello a tutte le forze politiche.
(Agi)