25 Novembre, 2024
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Cluster tra le suore alla San Pio X, 59 contagiati in una casa di riposo a Roma

Dopo l’irruzione del virus nella casa di riposo di San Pancrazio, le Figlie di Sana Maria della Provvidenza hanno chiesto una mano all’Asl ma sono arrivati solo tamponi, e ora le religiose combattono da sole

 

Le suore avevano adottato ogni misura di protezione; ma l’impegno per tenere lontano il Covid dalla loro casa di riposo per anziane ha avuto la peggio contro la perniciosità del virus che ha fatto irruzione nella “San Pio X”, a Porta San Pancrazio, contagiando 59 persone.

A essere colpite sono state quarantuno delle 72 ospiti, dieci delle 43 assistenti, cinque delle venti religiose e tre infermiere sulle sei in organico. Ora sono le suore, insieme con le collaboratrici laiche “superstiti”, a garantire l’assistenza completa alle anziane tentando di scongiurare il ricorso agli ospedali sull’orlo del collasso. Ce la faranno?
A ranghi ridotti, stanno combattendo una battaglia durissima da giorni, ma l’allarme è stato lanciato. Le religiose hanno bussato alla porta dell’Unità speciale di continuità assistenziale regionale che le ha dirottate verso il dipartimento Prevenzione della Asl Roma 3. Così, tra un rimpallo e un altro, le infermiere, le assistenti e le religiose ancora in campo si stanno sobbarcando carichi di lavoro al di sopra delle loro forze. Per quanto tempo ancora?

Dalla Asl Roma 3 sono arrivati solo i tamponi per garantire il controllo delle ospiti, del personale e delle religiose, le Figlie di Santa Maria della Provvidenza, conosciute come guanelliane. Niente infermieri di rimpiazzo, assistenti né altro personale. Nelle ultime ore, è stato annunciato solo l’arrivo di uno pneumologo. Di altri medici neanche l’ombra. Con buona pace delle over 75 e dei loro congiunti, in fibrillazione da una quindicina di giorni. Da quando ha fatto capolino il primo caso. Un’assistente che ha accusato febbre, raffreddore e si è messa in quarantena. Troppo tardi o forse il virus circolava già. Perché nel giro di due giorni a essere colpito è stato il grosso delle ospiti.

La Asl sembra non aver colto bene il grido di allarme che arriva da Monteverde. Le religiose, con la dottoressa da loro incaricata di coordinare i trattamenti clinici, da sole non ce la faranno a sostenere ancora per molto l’impegno straordinario cui sono chiamate. La casa di riposo è rimasta sola nel trattamento clinico delle pazienti nonostante non sia un centro sanitario ma solo una struttura socio-assistenziale. Eppure, anche le case di riposo, se sostenute adeguatamente, potrebbero essere un’alternativa valida agli ospedali ormai sull’orlo del collasso, sovraccarichi come sono di pazienti e lavoro. Macché. Restano a casa (in ferie, perché ancora senza la certificazione della malattia) anche le operatrici che non hanno ricevuto la risposta del tampone molecolare. Chi invece si è sottoposto al test per proprio conto, ha ricevuto il referto in due giorni e il conseguente certificato di malattia. “È stata segnalata anche questa contraddizione alla Asl ma i referti non arrivano ancora, perché – dicono – i laboratori non ce la fanno a smaltire un carico di lavoro ciclopico”.

(La Repubblica)

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