Il governo verso lo stanziamento di 2 miliardi, ma è un provvedimento complesso che sta richiedendo molte limature
Altre 24 ore per definire meglio la mappa dei nuovi aiuti. Prevedendo, oltre ai meccanismi di indennizzo automatico alle attività costrette a fermarsi per arginare l’ondata del Covid, anche (se possibile subito o al massimo in manovra) maggiori aiuti per le famiglie che si ritroveranno di nuovo i figli studenti a casa, già alle medie. Il governo ha fatto così slittare a oggi il decreto “Ristori-bis” per mantenere l’impegno di dare subito nuovi sostegni per quasi 2 miliardi, in parallelo con le nuove restrizioni scattate da stamani.
Il lavoro però è complesso e fino all’ultimo sarà limato il sistema per erogare i contributi a fondo perduto a tutte le categorie interessate.
I primi bonifici, di chi già aveva fatto domanda e ricevuto le somme in estate, dovrebbero arrivare entro il 15 novembre, mentre per chi non l’aveva chiesto o non poteva (le imprese oltre i 5 milioni di fatturato) ci sarà da attendere qualche settimana in più. Per far partire la macchina l’Agenzia delle Entrate aspetta ora che sia varato anche il secondo decreto di aiuti nel giro di una settimana: le percentuali di ristoro, infatti, potrebbero aumentare per alcune attività che ora si ritrovano nelle zone rosse, come i bar di Lombardia, Piemonte, Calabria e Valle D’Aosta che potrebbero passare dal 150% al 200% di indennizzo.
La ristorazione, insieme al turismo, è la filiera che ha sofferto di più: bar e ristoranti chiuderanno l’anno complessivamente con perdite per «26 miliardi», secondo i calcoli della Fipe, mentre alberghi e strutture ricettive stanno vedendo calare il fatturato oltre l’88%. Tutto il mondo del turismo, che sfila in audizione in commissione al Senato, lamenta perdite da capogiro e chiede, con Federturismo, di aumentare i massimali dei rimborsi da 150mila a 300mila euro. Le categorie chiedono ristori «per filiere» e di ampliare il periodo di riferimento (ora il parametro è le perdite di aprile 2020 su aprile 2019), tutte correzioni che si potranno studiare. Ma l’imperativo è fare presto e adesso ogni modifica dei parametri rallenterebbe il processo.
La lista dei codici Ateco di attività dovrebbe comunque allungarsi comprendendo quantomeno musei, rosticcerie, pizzerie al taglio e i bus turistici, al momento esclusi a differenza di taxi ed Ncc per i quali nel frattempo il Mit ha sbloccato i 35 milioni dei “buoni viaggio” previsti dai vecchi decreti anti-Covid.
L’operazione lascerà comunque tanti scontenti, dagli ambulanti delle fiere (su cui si sta ragionando) alla filiera delle cerimonie fino ai gestori di zoo e bioparchi (che non rientrano nel codice Ateco dei parchi divertimento e tematici) . Ci sono poi i sindacati che chiedono indennità per altre categorie, dai Co.co.co. ai lavoratori domestici a chi lavora per artigiani e commercianti. La Cna (artigiani) chiede poi di valutare «la sospensione delle imposte», un tema posto anche dalle Regioni e caro alle opposizioni.
I margini per altri interventi sulle tasse, però, al momento non ci sarebbero, anche per evitare un tracollo delle entrate che a settembre hanno già segnato un rosso di 21,3 miliardi tra misure Covid e calo del Pil.
Proprio le risorse sono uno dei nodi per gli aiuti alle famiglie: per chi si ritroverà i figli a casa con la didattica a distanza già il primo “decreto Ristori” ha stanziato 43 milioni per i congedi al 50%, ma il governo, come ha spiegato il viceministro Laura Castelli (M5s), punta a «rifinanziare» la misura insieme al bonus Covid per gli asili nido o la baby-sitter, per il quale andrebbe però anche riaperta la procedura per le domande. L’intento è quello di garantire il prima possibile questi interventi: se non si riuscirà subito, si tenterà in fase di conversione del provvedimento, o, al limite, con la manovra.
(Avvenire)