23 Novembre, 2024
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Coronavirus Roma, il “j’accuse” della rianimatrice in 5 domande a Zingaretti

Al governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, non gliele manda a dire. Posta cinque domande, che suonano come un j’accuse, al leader del Pd sulla sua pagina Facebook: “Ti scrivo per conoscere quali introvabili, indecifrabili, probabilmente sumerici, criteri hai adottato per definire il Lazio una regione a bassa criticità rispetto al tasso di contagio di Coronavirus”.

Alessandra Spedicato, medica rianimatrice nell’ospedale Sandro Pertini, dove è arrivata dal San Camillo, è anche la responsabile nazionale dei giovani nella più potente associazione dei medici ospedalieri, l’Anaao. Forse, per questa sua funzione di rappresentanza, può presentarsi così: “Puoi trovarmi nel mio Pronto soccorso, sono quella con la tuta bianca”.
“Faccio la rianimatrice”, esordisce, “ma in questo periodo faccio anche il prete, l’infermiera, la sorella, la figlia dei tanti, innumerevoli e difficilmente gestibili pazienti che passano sotto il mio sguardo e sotto le mie mani”.

“Caro Zingaretti – incalza Spedicato – ti scrivo non perché abbia paura di stancarmi o di ammalarmi ma perché sei il presidente della mia Regione e devi rispondere: quali sono state le scelte, le politiche o le strategie che hanno indotto tanto ritardo nell’assunzione di medici, infermieri, biologi? Quali indicazioni sul fabbisogno di personale hai utilizzato per calcolare il numero dei contratti di specialità necessari per il Lazio o il numero di medici e infermieri indispensabili al nostro Servizio sanitario regionale?”.

Sono gli interrogativi che animano, e avviliscono, il lavoro di tanti camici bianchi che si sobbarcano anche 12 d’ore di lavoro al giorno: “Quali parametri hai adottato per elargire soldi a ospedali privati e non al mio indomito ospedale che, come Davide contro Golia, sta prestando assistenza a un numero mai visto di malati'”.È un fuoco di fila di dubbi e sospetti in crescendo. “Mi devi rispondere – ammonisce Spedicato – perché se la politica non risponde ora ai suoi cittadini, la politica ha perso e saranno tempi bui”.

“Non voglio una ammissione di colpa”, argomenta, “basta una ammissione di responsabilità, la stessa responsabilità che io assumo ogni giorno con i miei pazienti”.

“Allora , caro Zingaretti, aspetto la tua risposta”. Anche vis à vis: “Puoi trovarmi nel mio Pronto Soccorso, sono quella con la tuta bianca”.

Fonte: La Repubblica

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