MILANO
Martina Luoni ha 26 anni e da tre combatte con un tumore al colon. Ha postato su Instagram un video in cui denuncia la situazione negli ospedali lombardi ai tempi del Covid, superando il milione di visualizzazioni in meno di 24 ore.
Perché ha raccontato la sua storia sui social?
“Ho vissuto sulla mia pelle gli effetti di questa pandemia sul sistema sanitario: a marzo mi ero rivolta a un ospedale milanese per la conservazione ovarica prima di iniziare la chemioterapia e la radioterapia, ma ho perso questa possibilità perché gli ambulatori sono stati bloccati a causa del Covid. Ora sono in attesa di sapere se la mia patologia renderà possibile un’operazione, ma mi è già stato comunicato che l’attività chirurgica è sospesa per l’emergenza sanitaria. Una cosa molto grave, che tocca me e tantissime altre persone che mi hanno contattato per condividere con me le loro esperienze. Ho voluto dare voce a tutti loro. La mia è sia una denuncia sia un appello”.
Martina Luoni ha 26 anni e da tre combatte con un tumore al colon.Ha postato su Instagram un video in cui denuncia la situazione negli ospedali lombardi ai tempi del Covid, superando il milione di visualizzazioni in meno di 24 ore.
Perché ha raccontato la sua storia sui social?
“Ho vissuto sulla mia pelle gli effetti di questa pandemia sul sistema sanitario: a marzo mi ero rivolta a un ospedale milanese per la conservazione ovarica prima di iniziare la chemioterapia e la radioterapia, ma ho perso questa possibilità perché gli ambulatori sono stati bloccati a causa del Covid. Ora sono in attesa di sapere se la mia patologia renderà possibile un’operazione, ma mi è già stato comunicato che l’attività chirurgica è sospesa per l’emergenza sanitaria. Una cosa molto grave, che tocca me e tantissime altre persone che mi hanno contattato per condividere con me le loro esperienze. Ho voluto dare voce a tutti loro. La mia è sia una denuncia sia un appello”.
In che senso?
“Una denuncia perché mi pare incredibile che non sia stato fatto di più per farsi trovare pronti alla seconda ondata. Ma è troppo comodo incolpare chi sta ai piani alti, al governo o in Regione. Che cosa abbiamo fatto noi cittadini per arginare la diffusione del virus? Ecco l’appello: rispettiamo le regole, in modo da non sottoporre le strutture sanitarie a una pressione eccessiva. Solo così troverà posto anche chi ha patologie diverse dal Covid, come me e mia sorella, che ha un problema alla tiroide e dovrebbe a sua volta essere operata in un ospedale del Varesotto”.
Ritiene che non ci sia stata sufficiente responsabilità da parte dei cittadini?
“Mi facevano rabbia i miei coetanei che andavano a ballare mentre io ero chiusa in casa e non vedevo neppure mia madre. Quando si è giovani, si pensa che certe cose possano capitare solo agli altri. Però non si può essere egoisti in una condizione come quella che stiamo vivendo. Né è giusto prendersela con chi ci invita a non abbassare mai la guardia, ovvero i medici e gli infermieri. Degli applausi che si facevano a primavera non c’è più traccia, mentre il rispetto e la gratitudine per loro non dovrebbero mai venire meno”.
Si aspettava che il suo video suscitasse un’eco simile?
“Da tempo parlo della mia malattia su Instagram e intorno a me si è creata una piccola community, ma non avrei mai immaginato nulla del genere. Mi ha chiamato anche il sindaco Beppe Sala per ringraziarmi per la mia testimonianza. Ho una totale fiducia nei miei medici e so che faranno tutto il possibile per me, ma non voglio e non devo essere un’eccezione”.
FONTE: LA REPUBBLICA