Il caos al cimitero Flaminio – l’unico della città in cui si trovano i forni crematori – blocca anche la cremazione di Gigi Proietti: nella lista della prossima settimana non appare il suo nome. Tutto fa supporre che le file infinite abbiano fatto slittare la sua “pratica”. Eppure il 6 novembre l’Ama Cimiteri Capitolini — la branca della municipalizzata che si occupa delle tumulazioni e delle cremazioni — aveva fatto marcia indietro. E aveva inviato agli operatori delle agenzie funebri di Roma una nuova circolare, dopo quella intitolata “Picchi di mortalità” spedita alla fine di ottobre.
“Registrato che a seguito delle varie misure messe in campo”, aveva scritto il 6 novembre il responsabile Fabrizio Ippolito, poiché “la camera mortuaria del cimitero Flaminio ha acquisito la disponibilità di spazi sufficienti per il rispetto delle norme vigenti in materia di sicurezza e tutela della salute dei lavoratori”, dal 9 novembre (lunedì) “le salme destinate alla cremazione torneranno a essere ricoverate presso la camera mortuaria del cimitero Flaminio”.
Il 29 ottobre lo stesso ufficio aveva inviato alle agenzie funebri una nota in cui, lamentando l’aumento di mortalità delle ultime settimane, con “incremento dei decessi” nell’ottobre 2020 rispetto a ottobre 2019, “di circa il 20 per cento, con oltre 500 defunti in più”, comunicava che non era più possibile portare le salme al cimitero Flaminio, l’unico dotato di forni crematori. C’era anche la “mancanza di campi per inumazione nel cimitero Laurentino” che stava avendo come risultato una ulteriore richiesta di cremazioni”. Per un totale, “presso la camera mortuaria del cimitero Flaminio, di circa 950 salme e 250 resti in attesa di cremazione”. Insomma con la circolare “Picco di mortalità” Ama Cimiteri Capitolini comunicava che dal 2 novembre non sarebbe più stato possibile “recapitare” (è scritto proprio così) salme al cimitero Flaminio per la cremazione, che sarebbero invece finite al Verano.
Il 6 novembre era tutto cambiato: “E certo, il covid è scomparso”, ironizza un impresario funebre. “Se ne è accorta per prima l’Ama. Come può aver risolto tutto in cinque giorni?”. Per cremare un corpo ci vuole almeno un’ora e mezza: i forni sono 6, le cremazioni sono circa 60-70 al giorno. E che ci siano code e caos lo dimostra non solo il caso di Gigi Proietti, ma anche quella dei tanti che hanno avuto parenti morti in questi giorni, magari per covid, a tutt’oggi – dopo 10, 15 giorni e anche più – in fila nonostante i deceduti con questa malattia debbano essere seppelliti entro 72 ore.
Nel 2017, con la memoria approvata l’11 agosto dalla Giunta capitolina, l’amministrazione si impegnava a mettere mano ai cimiteri in fortissima sofferenza per mancanza di tombe, per l’impossibilità di coprire la domanda di cremazione (cresciuta, per esempio, dalle 5.820 del 2006 alle oltre 17mila dello scorso anno). Innanzitutto con la costruzione di nuovi quattro forni, per aumentare “la capacità tecnico/ricettiva di circa il 66 per cento”. Ma nulla è stato fatto.