Demolire e ricostruire. Ma anche ammodernare ed efficientare.
Sono le parole d’ordine di Confimi Industria Umbria nel ripensare il lavoro di un settore in crisi da più di un decennio.
“Negli ultimi 5 anni – spiega Nicola Angelini, Presidente di Confimi Industria Umbria – come da report del sistema camerale italiano – si sono perse oltre 18.500 imprese del settore delle costruzioni di edifici residenziali e non residenziali, circa 3.600 attività di piastrellisti e pittori edili, 3.300 di muratori specializzati nella finitura degli edifici. Occorre guardare oltre – continua – e non possiamo più rimandare, bisogna progettare in maniera innovativa, il mercato deve guardare al bello, alla qualità e alla sostenibilità.
Il vero rilancio dell’edilizia – tiene a spiegare Angelini – passa da un nuovo rapporto tra pubblico e privato. Occorre infatti che le operazioni legate al superbonus 110% e con esso tutte quelle riconducibili ai bonus fiscali, vengano iniettate continuamente nel mercato perché in Italia, più che costruire, bisogna recuperare e ammodernare un patrimonio architettonico amplissimo – dai ponti alle case popolari, dai viadotti alle scuole, dagli stadi agli acquedotti, e soprattutto i centri storici – agevolando gli investimenti attraverso sgravi fiscali certi e ben definiti. Contemporaneamente bisogna potenziare la banda larga, che dovrà coprire l’intero Paese, affinché possa svilupparsi in maniera capillare il cosiddetto “lavoro agile” anche nel settore delle costruzioni.
Di certo questo sviluppo non coinvolge in prima persona il personale di cantiere ma tutto il sistema riconducibile ai progettisti, alle sedi aziendali e principalmente agli uffici della pubblica amministrazione.”
Ribadisce Angelini, “Oggi più che mai è indispensabile dare risposte in modo rapido ed efficace incentivando lo scambio delle informazioni in/da remoto con l’intento di azzerare i tempi di risposta”.
“In Italia, chiude amaramente Angelini – ci voleva evidentemente una pandemia di queste proporzioni, per sensibilizzarci sulle necessità impellenti dei settori produttivi”.
(Quotidianodellumbria)