“I nostri operatori a rischio contagio”
La municipalizzata va all’attacco: “Non ci comunicano i nominativi e gli indirizzi dei positivi” e i sacchetti di circa 2500 persone in quarantena finiscono nei cassonetti generali
I rifiuti delle persone positive da Covid, dunque contagiosi, vengono buttati nei cassonetti insieme a tutti gli altri. E se i sacchetti si rompono, come spesso accade, i rifiuti potenzialmente contaminati si spargono per strada alla portata di tutti.
Non dovrebbe succedere. In teoria Ama dovrebbe assicurare a tutti i positivi la raccolta a domicilio in sicurezza, ma in pratica il servizio copre solo una piccola parte delle utenze domestiche in quarantena o autoisolamento: per Ama il problema è che le Asl dovrebbero comunicare all’azienda comunale – con il rispetto della privacy – i nomi e gli indirizzi delle utenze domestiche dove vivono persone in quarantena o in autoisolamento, ma non riescono a mandare gli elenchi aggiornati.
La denuncia arriva dall’amministratore unico di Ama, Stefano Zaghis: “Con rammarico – scrive in una nota – si è riscontrata una tempestività non sempre adeguata nella trasmissione dei nominativi dei cittadini in quarantena da parte della Asl”. Alla Asl risulta che sono più di 4mila le utenze domestiche in quarantena, ma solo 1500 sono quelle registrate dal dipartimento Ambiente del Comune alle quali Ama riesce a fare la raccolta a domicilio.
Le altre utenze buttano i loro rifiuti per strada insieme a tutti. Non sono pochi: al momento le persone in isolamento domiciliare sono più di 52mila. Il problema è strutturale: il servizio di raccolta non si attiva direttamente in Ama ma tutto passa dalle Asl già ingolfate di lavoro. Significativo quanto racconta a Repubblica una operatrice Ama che chiede l’anonimato: “la settimana scorsa stavamo ritirando i rifiuti indifferenziati e dopo aver raccolto tre sacchi un utente si affaccia al balcone chiedendoci se avevamo raccolto tutto perché la moglie era positiva al Covid. Siamo rimasti senza parole”.
Il fatto è successo a Castel di Leva, ma casi simili si ripetono dappertutto: secondo Uiltrasporti soprattutto a Torrespaccata, lungo viale dei Romanisti, Ponte Galeria, Fonte Meravigliosa, Anagnina, Cinecittà, Acilia. Sono tre le aziende esterne a cui Ama ha appaltato il servizio di raccolta, che dovrebbe avvenire con le dovute protezioni e prelevando i sacchetti sul pianerottolo di casa senza contatto con i positivi. Ma secondo l’operatrice di Ama in azienda non tutti lo sanno, figurarsi gli utenti: “In Ama non tutti sono informati e io l’unica volta che ho visto un operatore vestito come chi fa i tamponi è stato a Pomezia”.
A confermare tutto è Uiltrasporti che denuncia anche un altro problema: “nelle riunioni di comitato non ci vengono trasmessi i dati anonimi nemmeno riguardo ai nostri colleghi – spiega Alessandro Bonfigli segretario regionale di Uiltrasporti – e non avviene con regolarità neanche la misurazione della temperatura in azienda nonostante gli stabilimenti siano aperti a tutti. Da tempo denunciamo questa situazione”. Dei buchi nella raccolta dei rifiuti si è occupato anche Davide Bordoni consigliere comunale della Lega, che ha rivolto una interrogazione a Zaghis e alla sindaca Virginia Raggi. “Il servizio risulterebbe inadeguato – scrive Bordoni – ed è stato affidato a tre aziende esterne con notevoli costi per le casse precarie di Ama, ma dovrebbe essere svolto dall’azienda. Ora è urgente verificare i disservizi e far funzionare correttamente la raccolta”.
(La Repubblica)