24 Novembre, 2024
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Lo Stato entrerà subito  in ArcelorMittal con Invitalia

Il Governo ritiene molto probabile la definizione dell’accordo con ArcelorMittal entro fine mese, le perplessità dei sindacati.  Arcuri assicura che manterrà la totalità della forza lavoro

Confidiamo che la trattativa possa concludersi positivamente”. Già nell’introduzione della video call di oggi pomeriggio con i sindacati metalmeccanici su ArcelorMittal Italia, il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, descrive il “sentiment” positivo del Governo su questa lunga, complicata crisi industriale. Ciò che emerge è che lo Stato entrerà subito in ArcelorMittal con Invitalia, condividerà la governance aziendale e alla fine il peso del pubblico sarà più rilevante rispetto a quanto prefigurato all’inizio.

Il Governo vede rosa, nel senso che ritiene ormai molto probabile la definizione dell’accordo con ArcelorMittal entro fine mese così come previsto dal precedente accordo di marzo in sede legale tra la multinazionale e Ilva in amministrazione straordinaria, che è proprietaria degli stabilimenti. Il nuovo accordo sarà importante perché sancirà l’ingresso ufficiale del pubblico nel capitale di ArcelorMittal.

Lo ribadiscono, oltre allo stesso Patuanelli, anche i ministri dell’Economia, Roberto Gualtieri, e del Lavoro, Nunzia Catalfo, che insieme all’ad di Invitalia, Domenico Arcuri, e ai commissari di Ilva in amministrazione straordinaria, si confrontano con i sindacati. Ma questi non sono sulla stessa lunghezza d’onda del Governo. Le sigle metalmeccaniche ritengono che si sia ancora in una fase troppo generica, molto incerta, il contrario di quello che serve visto che il 30 novembre è praticamente alle porte e bisogna ancora discutere di tante cose. È indispensabile, a questo punto, avviare un confronto con i sindacati, rassicurano ministri e Invitalia.

Tocca ad Arcuri spiegare come sarà l’Ilva del futuro.

Si prevede la progressiva risalita produttiva degli impianti fino alla soglia delle 8 milioni di tonnellate annue (ora si è fra i 3 e i 4 milioni di tonnellate) con l’impiego della totalità della forza lavoro. Oggi 10.700 addetti di gruppo di cui 8200 a Taranto, ma proprio a Taranto 3300 sono ora in cassa integrazione e il 16 novembre scattano altre 6 settimane di cassa Covid. Arcuri dichiara inoltre che il piano quinquennale elaborato a marzo, verrebbe attuato nella sua sostanziale totalità.

Le modifiche sarebbero non rilevanti. Punti salienti, progressiva decarbonizzazione, forte investimento nella implementazione della struttura degli impianti, investimento importante per realizzare “una progressiva ma inesorabile trasformazione green”. 

Questo, spiega Arcuri, provocherà una serie di innovazioni positive sul piano ambientale, qualità dell’offerta e capacità competitiva su mercato più ampio.

Commenta il ministro Gualtieri: “Questa difficile quadratura del cerchio tra ambiente e rilancio produttivo che in una fase particolarmente complessa era difficile da definire in modo consensuale, appare possibile”. E il ministro Catalfo aggiunge: il nuovo piano “proietta il sito di Taranto in modo equilibrato verso il futuro, il green e le nuove tecnologie”.

Un nuovo confronto avverrà alla fine della prossima settimana ma i sindacati dicono che per ora non va.

Roberto Benaglia della Fim Cisl: “Resta troppo oscuro il piano industriale, come pure gli impegni su investimenti e l’occupazione. In un momento così delicato e dopo mesi di sospensione e incertezza come quella che stanno vivendo i lavoratori, non possiamo pensare che si possa risolvere il tutto con impegni generici da oggi al 2025”. Per Rocco Palombella della Uilm “non possiamo prendere atto di accordi finanziari e commerciali a cose fatte, perché si rischierebbe di rendere un eventuale confronto sindacale inutile”. “Ventimila lavoratori – sottolinea il sindacalista – stanno vivendo una situazione estremamente complicata”. Critiche ha manifestato anche la Fiom.

(Agi)

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