La biotech americana ha completato le sperimentazioni sull’uomo.
Quest’anno è pronta a consegnare 20 milioni di dosi negli Stati Uniti. L’anno prossimo ne arriveranno fra 500 milioni e un miliardo anche nel resto del mondo. Potranno essere trasportate a temperature di frigo: 2-8 gradi
E ora sono due. Anche il vaccino contro il coronavirus della biotech americana Moderna ha un’efficacia molto alta: 94,5%. Una settimana fa Pfizer e BioNtech avevano annunciato il dato del 90%. Entrambi i candidati vaccini sono usciti dalle sperimentazioni sull’uomo con risultati molto migliori delle aspettative. La percentuale minima di efficacia richiesta era infatti del 50%. Come Pfizer lunedì scorso, anche Moderna oggi ha diffuso i suoi dati solo con un annuncio alla stampa. Mancano ancora, ma arriveranno probabilmente a breve, le pubblicazioni scientifiche con ulteriori dettagli sul tipo di protezione offerta (se solo dai sintomi gravi della malattia o anche dal contagio) e sull’efficacia negli anziani, che in genere è più bassa rispetto ai giovani.
Rispetto al vaccino di Pfizer e della tedesca BioNtech, quello di Moderna è molto più americano. La biotech ha sede nel Massachusetts, ha ricevuto 2,4 miliardi di dollari di finanziamento dal governo Usa, tramite l’operazione Warp Speed e ha annunciato per il momento che chiederà l’approvazione d’urgenza presso l’agenzia federale Food and Drug Administration. L’Agenzia europea del farmaco ha comunque avviato l’analisi anticipata dei dati, la cosiddetta “rolling review”, che permette di anticipare i tempi dell’approvazione.
I primi 20 milioni di dosi prodotte entro il 2020 saranno destinati al mercato americano. Nel 2021 sono attese altre dosi, comprese fra 500 milioni e un miliardo, per il mercato globale. Il prezzo del vaccino, 25 dollari secondo notizie di stampa, includerà probabilmente anche una quota di profitto. Le altre aziende finora hanno annunciato che lo venderanno a prezzo di costo, almeno fino a quando permarrà la dichiarazione di pandemia.
Il vaccino di Moderna non ha avuto effetti collaterali, al massimo qualche grado di febbre, un po’ di stanchezza e l’indolenzimento nel punto dell’iniezione. Ha bisogno di una seconda dose quattro settimane dopo la prima (per Pfizer la distanza è di tre settimane).
La fase tre delle sperimentazioni, quella finale, era iniziata il 27 luglio (esattamente lo stesso giorno di Pfizer), ha coinvolto 30mila volontari, tutti negli Stati Uniti. A metà è stato somministrato il vaccino, a metà il placebo. Fra loro, si sono ammalati in 95, 90 nel gruppo che aveva avuto il placebo e 5 in quello dei vaccinati. Nessuno dei vaccinati ha avuto sintomi gravi, mentre 11 dei positivi non vaccinati sono stati colpiti dal Covid severo. Quindici dei 95 contagiati avevano più di 65 anni. Da questi numeri si calcola il valore dell’efficacia, che è appunto del 94,5%. Ma fra i positivi sono stati inclusi solo i volontari che hanno ricevuto un tampone, non gli asintomatici. Questo – come per Pfizer e BioNTech – lascia aperta la domanda sul tipo di immunità offerta: se sterilizzante (il vaccino impedisce di infettarsi e di contagiare gli altri) o solo dai sintomi (i vaccinati non si ammalano in modo grave ma possono trasmettere il virus agli altri).
I vaccini di Pfizer e Moderna usano entrambi il metodo dell’Rna messaggero: nell’organismo viene iniettato un gene sintetico che entra nelle nostre cellule e ordina loro di produrre la spike, la punta della corona del coronavirus che stimola il nostro sistema immunitario. Ma mentre Pfizer dovrà trasportare le sue fiale a meno 80 gradi, pena la degradazione del gene sintetico, Moderna ha annunciato di aver messo a punto una tecnica che consente al vaccino di mantenersi a temperatura di frigo (2-8 gradi) per 30 giorni e a meno 20 gradi per sei mesi. Una volta tolto dal frigo per essere somministrato, può restare a temperatura ambiente per 12 ore.
(LA Repubblica)