26 Dicembre, 2024
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Covid, al Cotugno la cura col plasma: “Così i nostri pazienti diventano donatori”

Boom di prenotazioni per donare

Covid, la cura con plasma iperimmune dà speranza anche a Napoli. Ieri mattina un paziente affetto da coronavirus ha iniziato il trattamento al Cotugno, è il terzo in Campania che cercherà di vincere la sua battaglia con gli anticorpi delle persone guarite. L’azienda ospedaliera dei Colli arruola donatori ogni giorno presso il centro all’esterno del Cotugno. Boom di telefonate al numero per le prenotazioni. “Tutti i nostri pazienti diventano donatori convinti – spiega Vincenzo Sangiovanni, direttore Uoc terza divisione Malattie infettive – Arrivano anche persone da fuori regione: chi ha combattuto questo maledetto virus vuole aiutare gli altri. Nella tempesta scatta un’alleanza”.

Il servizio è stato attivato in collaborazione con l’ospedale Spallanzani di Roma, stabiliti i criteri per selezionare i donatori. Per infondere il plasma nei contagiati occorre ottenere un’autorizzazione specifica attraverso un iter complesso. Al Cotugno oltre 150 donatori si sono fatti avanti, solo il 15 -20 per cento delle provette potrà aiutare un paziente affetto da Covid. “Il donatore ideale ha sviluppato un alto numero di anticorpi per neutralizzare il virus prosegue Sangiovanni – I prelievi vengono testati dai nostri laboratori che calcolano il titolo degli anticorpi: se è basso viene scartato, se è alto viene portato allo Spallanzani per la preparazione di pappe di immunoglobuline che poi saranno somministrate ” . Chi può donare? ” Tutte le persone guarite sia clinicamente che virologicamente – con un tampone negativo – e che hanno tra i 18 e i 60 anni. I donatori non devono avere avuto contatti recenti con casi sospetti o conclamati di Covid e devono godere di buona salute”.

Possono donare anche persone guarite che hanno contratto il virus in forma asintomatica. Ma il paziente che riceve “non deve presentare una grave insufficienza respiratoria, si valuta l’ossigeno arterioso”. Naturalmente è solo una delle armi messe in campo, ” nel momento in cui abbiamo un arsenale poco guarnito, si attiva il possibile. Non ci sono dati sufficienti per testare l’efficacia di questa cura. Il principio di somministrare anticorpi è corretto, il problema è capire se quello che succede in vitro poi si ripete anche nel paziente”.

Il modo più efficace per sconfiggere il virus resta “osservare un comportamento corretto. In questi giorni al Cotugno è diminuita la pressione sul pronto soccorso, anche grazie alla conversione del San Giovanni Bosco e alle case di cura. Con il lockdown avremo buoni risultati, l’utenza comincia a osservare le regole, ci aspettiamo un appiattimento della curva e la situazione sotto controllo nella prima decade di dicembre. Le polemiche sul vaccino sono lontane: “Alla luce della mia storia personale sono fiducioso, un vaccino efficace al 90-95% è un risultato straordinario che consente di fronteggiare la pandemia in tempi rapidi ( circa un anno). Le polemiche lasciano il tempo che trovano: cercare anticorpi durante una pandemia è più facile, per questo i risultati sono più veloci.

(La Repubblica)

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