26 Novembre, 2024
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Caso Philip Morris, si spacca il governo: Speranza contro il ministro delle finanze

Lasciamo per un attimo perdere i 2 milioni di euro che Philip Morris ha versato a Casaleggio (spoiler, ci ritorneremo). La liasion tra il fondatore del Movimento e la multinazionale americana è l’occasione per fare luce sul Governo Conte, e in particolare sull’idea che il governo ha della salute degli italiani.

Da quale parte stanno l’avvocato del popolo, il ministro Speranza, il suo predecessore al Ministero della Salute Giulia Grillo: da quella degli italiani piegati e impoveriti dal Covid o da quella di un prodotto all’avanguardia come il tabacco riscaldato? Perché il governo si è opposto a finanziare un fondo per i malati cronici che non possono essere ospedalizzati per il Covid aumentando la tassazione al prodotto di Philip Morris? Chiariamo una cosa: Philip Morris fa il suo mestiere. Sponsorizzare il proprio prodotto non è un crimine. Mai però come in questo momento la sanità è politica e la politica della sanità deve essere visibile e giudicabile.

La notizia è che mentre il Governo cancella l’aumento della tassazione a Philip Morris, mantenendo la tassazione più bassa del mondo sul tabacco riscaldato, il Ministero della Salute denuncia con una nota recentissima – 24 novembre 2020 – il coinvolgimento delle industrie del tabacco nell’organizzazione e finanziamento di eventi scientifici.

Operazioni di lobbying che secondo il Ministero non devono essere più permesse.

E lo fa con parole chiarissime e con l’avallo del Ministro Speranza. «Le scriventi Direzioni, acquisito il parere favorevole del vertice politico di questo Ministero, richiedono la collaborazione di codeste Istituzioni ed Enti raccomandando di vigilare affinché tutti gli enti del SSN, anche convenzionati, Università, e società mediche e scientifiche si impegnino a garantire l’indipendenza dalle compagnie del tabacco in sedi di dibattito scientifico, e a condurre attività di advocacy affinché aumenti la consapevolezza delle conseguenze dell’ingerenza dell’industria del tabacco e dell’importanza di improntare le scelte preventive e terapeutiche esclusivamente sulla base di consolidate evidenze scientifiche, nell’interesse del singolo individuo e della collettività».

Il documento – che pubblichiamo integralmente oggi sul nostro sito – è firmato da due big del Ministero: Rossana Ugenti, direttore generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del Ssn, e dall’epidemiologo Giovanni Rezza, tra i migliori ricercatori in Italia e Direttore Generale della Prevenzione. È indirizzato agli assessori regionali alla Salute e alla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi. Ed è uno stop deciso proprio a Philip Morris.

«Occorre ricordare – si legge nella nota – che l’introduzione di nuovi prodotti, quali sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato (Heated Tobacco Products HTP), ha determinato un ampliamento dell’offerta sul mercato e una nuova strategia di vendita che tende a promuovere il concetto di “riduzione del rischio” che deriverebbe dal consumo di tali prodotti. Evidenze di letteratura indicano che i dispositivi che rilasciano nicotina, come le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato, possono determinare dipendenza da nicotina come i prodotti tradizionali».

A questo punto arriva l’affondo, non solo «i prodotti non costituiscano in alcun modo un’alternativa valida e sicura al consumo tradizionale di tabacco, stante la presenza, oltre alla nicotina, di agenti cancerogeni e sostanze tossiche e nocive, nonché il verificarsi di eventi letali per patologie polmonari conseguenti all’uso di sigarette elettroniche, ad oggi segnalati negli Stati Uniti e in Gran Bretagna».

Il riferimento è proprio a Philip Morris. «La valutazione effettuata secondo la normativa vigente dall’Istituto Superiore di Sanità su un prodotto di tabacco riscaldato, su istanza dell’Azienda produttrice (Philip Morris) – proseguono i due scienziati – ha evidenziato che non sia possibile, allo stato attuale e sulla base della documentazione fornita dal proponente, riconoscere la riduzione delle sostanze tossiche, né di stabilire il potenziale di riduzione del rischio del prodotto in esame rispetto ai prodotti da combustione, a parità di condizioni di utilizzo». Per questo il Ministero di Speranza chiede che venga mantenuta l’autonomia dei convegni scientifici dai “contributi finanziari da parte di industrie del tabacco”.

Il report rende ancora più inspiegabile la scelta del governo. E apre una frattura tra chi come il Ministero dell’Economia per tre anni ha congegnato un regime fiscale favorevole sul tabacco riscaldato e chi come il Ministero della Salute ha da tempo messo in guardia sui rischi ma che poi, prima con Grillo e dopo con Speranza, ha sostanzialmente taciuto sul “maxi-regalo” concesso alla multinazionale americana.

La strada di Speranza ora è sempre più stretta: da una parte ci sono quegli esponenti del suo partito che da tempo chiedono una rimodulazione fiscale per Philip Morris al fine di creare un fondo per la sanità e i cui emendamenti sono stati presentati in queste ore. Dall’altra c’è un muro di gomma da parte del Mef che non intende arretrare sulle tasse alla multinazionale.

Oggi il Riformista ricostruisce la circostanza per cui l’ex-ministro Giulia Grillo subì fortissime pressioni. C’è un segreto ben custodito al Ministero della Salute. Che fine ha fatto quel rapporto, pubblicato ieri dal Riformista, che indicava la tossicità del tabacco riscaldato targato Philip Morris? Il direttore generale del Ministero, Claudio D’Amario, sostiene di averlo dato all’ufficio della Grillo. Ma lei sostiene al contrario di non averlo mai visto.

Insomma, da avvocato del Popolo, Giuseppe Conte si sarebbe trasformato nell’avvocato di Philip Morris nel silenzio generale di tutti gli altri ministri.

Per chiudere: esattamente tre anni fa, era il 27 novembre 2017, Laura Castelli e il suo collega al Mef Alessio Villarosa si lanciavano in un’invettiva sulle pagine del Blog delle Stelle, gestito da Casaleggio, che oggi ha tutt’altro sapore. “Il fumo uccide, e le marchette per la lobby internazionale del tabacco anche”.

I due sostenevano che aumentare la tassazione sulle sigarette elettroniche, meno dannose di quelle tradizionali, fosse un regalo alle lobby. Due mesi prima il loro capo aveva firmato con Philip Morris un contratto di consulenza. Chiamatele coincidenze, se volete.

(Il Riformista)

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