La «strada di Gesù» non è quella «di chi, magari senza nemmeno rendersene conto, “usa” il Signore per promuovere se stesso», non è quella «di chi – come dice San Paolo – cerca i propri interessi e non quelli di Cristo». Lo ha ricordato papa Francesco ai nuovi e vecchi porporati riuniti sabato nel Concistoro, il settimo del pontificato, per la creazione di nuovi cardinali. La cerimonia si è svolta in San Pietro. «Cari fratelli – ha detto commentando il Vangelo – tutti noi vogliamo bene a Gesù, tutti vogliamo seguirlo, ma dobbiamo essere sempre vigilanti per rimanere sulla sua strada». Perché «con i piedi, con il corpo possiamo essere con Lui, ma il nostro cuore può essere lontano, e portarci fuori strada». «Pensiamo – ha aggiunto – a tanti generi di corruzione nella vita sacerdotale. Così, ad esempio, il rosso porpora dell’abito cardinalizio, che è il colore del sangue, può diventare, per lo spirito mondano, quello di una eminente distinzione. E tu non sarai più il pastore vicino al popolo, sentirai di essere soltanto “l’eminenza”. Quando tu sentirai quello, sarai fuori strada».
Il Concistoro si è tenuto nell’Altare della Cattedra della Basilica vaticana. Ed è stato segnato da severe misure anti Covid. Mascherine, niente abbraccio della pace tra i cardinali e una partecipazione di popolo molto limitata: solo un centinaio di invitati. Annullate anche le tradizionali visite di cortesia. Per il resto la celebrazione si è svolta come di consueto. Con i nuovi cardinali che dopo aver giurato fedeltà e obbedienza al Papa hanno ricevuto da Francesco la berretta, l’anello e il titolo o la diaconia di una della chiese di Roma con cui vengono incardinati nell’Urbe.
I nuovi cardinali ufficialmente «pubblicati» oggi sono tredici, ma due di loro non hanno potuto essere materialmente presenti, perché bloccati in patria: il vicario apostolico del Brunei Cornelius Sim e il filippino José F. Advincula, arcivescovo di Capiz. Gli italiani sono sei. Tre con meno di 80 anni e quindi con diritto di voto in un eventuale Conclave. E cioè: Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi a cui è stata assegnata la diaconia di Santa Maria in Domnica; Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino (titolo di Santa Maria del Buon Consiglio, parrocchia dove è stato giovane prete); Mauro Gambetti (diaconia del Santissimo Nome di Maria al Foro Traiano). Altri tre invece hanno più di 80 anni e sono: il nunzio e delegato presso l’Ordine di Malta Silvano Maria Tomasi (diaconia di San Nicola in carcere), padre Raniero Cantalamessa (diaconia di Sant’Apollinare delle Terme Neroniane-Alessandrine) ed Enrico Feroci (diaconia di Santa Maria del Divino Amore, Francesco nel consegnargli la bolla con un sorriso affettuoso gli ha detto: «il Papa fa cardinale un parroco, è la tua parrocchia»). Gli altri cardinali creati oggi sono il maltese Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi, lo statunitense Wilton D. Gregory, arcivescovo di Washington (il primo cardinale di colore degli Usa), l’arcivescovo di Kigali in Rwanda Antoine Kambanda, l’arcivescovo di Santiago del Cile Celestino Aos Braco, e infine l’ultraottantenne vescovo emerito di San Cristobal de Las Casas in Messico Felipe Arizmendi Esquivel.
Tutti gli undici cardinali presenti al Concistoro al termine della cerimonia si sono recati con Francesco a visitare Benedetto XVI. «In un clima di affetto – ha informato una nota vaticana – i cardinali sono stati presentati individualmente al Papa emerito che ha espresso la propria gioia per la visita e, dopo il canto del Salve Regina, ha impartito loro la benedizione».
(Avvenire)