25 Novembre, 2024
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Teo Luzi sarà il capo dei Carabinieri, Guerini ha scelto il delfino di Nistri

Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha deciso: il generale Teo Luzi sarà il nuovo comandante generale dei carabinieri. Salvo colpi di scena, in questo momento alquanto improbabili, l’attuale capo di stato maggiore dell’Arma è dunque destinato a prendere il posto di Giovanni Nistri, il cui incarico scadrà il prossimo mese. Il nome di Luzi sarà portato in Consiglio dei ministri prima di Natale.

La decisione di Guerini avviene in un momento di particolare tensione per il governo. Il premier Giuseppe Conte, in caduta libera nei sondaggi, sta cercando di riequilibrare a suo favore la maggioranza che lo sostiene. Un primo tentativo non è andato a buon fine, come dimostra la sonora bocciatura del suo tentativo di istituire una organizzazione per la cybersecurity nella quale collocare uomini di sua fiducia, ad iniziare dal capo del Dis (Dipartimento informazioni per la sicurezza), il generale della finanza Gennaro Vecchione, e continuare così a gestire la partita dei servizi segreti a cui è molto interessato e non intende privarsi, come fece Silvio Berlusconi con Gianni Letta, della delega.

Pd e M5s puntano, al contrario, a ridimensionare il presidente del Consiglio imponendogli un rimpasto e due vicepremier di stretta nomina partitica: Luigi Di Maio e Andrea Orlando. L’obiettivo sarebbe la sostituzione di alcuni ministri nell’occhio del ciclone, tra cui Paola De Micheli (Trasporti e infrastrutture) Lucia Azzolina (Istruzione), Paola Pisano (Innovazione Tecnologica), Alfonso Bonafede (Giustizia), per dare spazio a soggetti considerati più autorevoli come Graziano Delrio e lo stesso Andrea Orlando. Per quest’ultimo si ipotizza anche un ritorno a via Arenula.

Figura centrale in questa battaglia tra Conte e i partiti è il ministro dem Guerini, molto apprezzato dagli americani che vedono in lui un riferimento per riequilibrare la linea troppo filocinese dell’esecutivo. Il diretto interessato coltiva, peraltro, l’ambizione di un consolidamento di un suo ruolo al governo tanto che qualcuno, nei giorni scorsi, lo accreditava addirittura come nuovo premier, ipotesi tramontata sul nascere. Tuttavia, Guerini continua a tessere la sua tela con i vertici del Pd mettendosi a loro disposizione per appoggiare candidati graditi nelle prossime nomine.

In particolare è molto ambita, ed è anche la più prossima, la poltrona di comandante generale dei carabinieri per la quale, con la sponda del Quirinale, Nicola Zingaretti e gli altri vertici dem (Dario Franceschini, soprattutto, che già impose il generale Giovanni Nistri, tre anni fa, bruciando sul traguardo il collega Vincenzo Coppola entrato in conclave papa ed uscito cardinale) vogliono Teo Luzi, fresco di promozione a generale di corpo d’armata, ma sponsorizzato fortemente dal comandante uscente. Nistri, infatti, vuole designare il successore in nome della “continuità”, anche se non da tutti gradita per i recenti scandali, come quello della “narco-caserma” di Piacenza, che hanno travolto viale Romania.

Luigi Di Maio, intanto, gioca per conto suo, non avendo archiviato la speranza di piazzare al vertice dell’Arma il generale, e compaesano, Angelo Agovino, attuale vicedirettore dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna). A Guerini torna utile saldare questa alleanza nel Pd sul vertice dell’Arma dal momento che Matteo Renzi, altro importante azionista del governo, non lo vede di buon occhio dopo il suo mancato passaggio a Italia viva. Per Luzi, classe 1959 e primo all’accademia militare, si tratterebbe del coronamento di una carriera trascorsa, tranne sette anni fra Savona e Palermo, tutta nella Capitale con incarichi di prestigio.

I più anziani nell’Arma lo ricordano quando, alla fine degli anni Ottanta, da giovane capitano comandante della compagnia Roma centro era fra gli ufficiali più apprezzati dal colonnello Antonio Ragusa, allora potentissimo comandante provinciale. Quest’ultimo, dopo essere transitato nei servizi, sarà poi nominato direttore del Dipartimento risorse strumentali di Palazzo Chigi e quindi arrestato, insieme a Luigi Bisignani, per una vicenda di appalti dal procuratore Paolo Ielo

(Il Riformista)

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