Il Covid lo ha stroncato a 77 anni. Già rettore della Lumsa e presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano è stato, nel corso degli anni, consultore di diversi dicasteri pontifici
Il Covid porta via da questa terra il professor Giuseppe Dalla Torre, 77 anni, insigne giurista per lunghi anni al servizio della Santa Sede, esponente di spicco del mondo cattolico italiano, sempre fedele alla Chiesa e al Papa con uno spirito militante, nel senso più alto e nobile del termine. La notizia della morte, avvenuta giovedì mattina, è stata data con un comunicato dall’Università Lumsa di cui è stato rettore ininterrottamente dal 1991 al 2014, guidandone «con sapienza e saggezza lo sviluppo» da ogni punto di vista: «in termini di spazi, di offerta formativa, di attenzione scientifica e di crescita della comunità accademica».
Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto nasce a Roma nel 1943. La sua è una famiglia di antiche origini trevigiane poi trasferitasi a Roma, dove spesso ha messo i suoi figli al servizio diretto della Santa Sede. Il nonno Giuseppe fu per quarant’anni, dal 1920 al 1960, direttore de “L’Osservatore Romano” e il fratello Giacomo, scomparso pochi mesi fa, è stato Gran Maestro dell’Ordine di Malta. Un legame, quello tra i Dalla Torre e la Roma papalina, che il compianto ex rettore della Lumsa ha raccontato nel bel volume Papi di famiglia pubblicato dalla Marcianum Press con l’autorevole prefazione del cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin.
Dalla Torre si laurea in Giurisprudenza nel 1967 alla Sapienza Università di Roma e, nel 1968, in Diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense. Inizia la sua attività scientifica all’Università di Modena, passando poi all’Università di Bologna, dove diventa professore ordinario nel 1980. Nel capoluogo felsineo insegna Diritto costituzionale e Diritto ecclesiastico fino al 1990. L’anno successivo viene chiamato a Roma per guidare la Lumsa. Dalla Torre accetta dopo una iniziale titubanza. «È bene – era il suo dubbio – che uno dei pochi cattolici presenti nella superlaica Università più antica del mondo, abbandonasse la propria posizione? Non è forse vigliaccheria, o borghese ricerca del quieto vivere, cercare asilo in un ambiente accademico la cui tendenza cattolica coincide con le proprie convinzioni?». Alla fine la titubanza è vinta anche grazie – racconterà – agli «illuminati e paterni consigli di ecclesiastici illustri» e cioè dei cardinali Achille Silvestrini e Giacomo Biffi e dell’allora arcivescovo – oggi porporato anche lui – Giovanni Lajolo con cui per molti anni aveva lavorato nella Commissione paritetica per la revisione del Concordato.
Alla Lumsa nel corso degli anni il rettore tiene i corsi di Istituzioni di diritto pubblico, di Diritto ecclesiastico, di Diritto degli enti non profit, e poi di Diritto Canonico, Diritto degli enti non profit e Teologia morale tematiche specifiche (Dottrina sociale della Chiesa). Sotto la sua guida l’originario Istituto Universitario di Magistero Maria Ss. Assunta viene trasformato in Libera Università Maria Ss. Assunta, con l’attivazione della Facoltà di Lettere e Filosofia e successivamente delle Facoltà di Giurisprudenza e di Scienze della Formazione, con l’istituzione di corsi in Economia, Scienze politiche, Scienze della comunicazione e Psicologia. Al suo rettorato si deve anche l’istituzione delle sedi di Palermo e di Taranto e la riforma della struttura accademica negli attuali Dipartimenti. Oltre 600 poi le sue pubblicazioni scientifiche, tra monografie, saggi e articoli, su tematiche relative al Diritto canonico, al Diritto ecclesiastico italiano, al Diritto pubblico e costituzionale.
L’attività di Dalla Torre, che con il successore nel rettorato Francesco Bonini ha mantenuto fino a oggi la guida della Scuola di Alta Formazione in Diritto Canonico, Ecclesiastico e Vaticano, non si è limitata al mondo accademico.
Rilevante è stata la sua partecipazione, già accennata, ai lavori della Commissione paritetica per la revisione del Concordato fra Stato e Santa Sede, come segretario della delegazione governativa italiana, dall’inizio delle trattative nel 1976 fin quasi alla stipula dell’Accordo del 1984. In quel contesto si sviluppò un rapporto di stima e amicizia anche con personalità come il futuro cardinale Attilio Nicora e il professor Carlo Cardia, all’epoca consulente per le questioni ecclesiastiche del Pci di Enrico Berlinguer. Dal 1997 al 2019 è stato presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano oltre che, nel corso degli anni, consultore di diversi dicasteri pontifici. Alla guida del Tribunale ha affrontato con discrezione e misura processi caratterizzati da un grande clamore mediatico, come quelli legati al caso Vatileaks 1 nel 2012 e al caso Vatileaks 2 nel 2015-2016.
La Lumsa inoltre sottolinea che «il suo disinteressato impegno civile è risaltato anche nel mandato di consigliere comunale di Roma in anni molto complessi».
Dalla Torre infatti ebbe uno scranno nell’Aula Giulio Cesare del Palazzo Senatorio nelle file della Democrazia Cristiana tra il 1993 al 1997, proprio negli anni che segnarono la fine del partito. Un impegno civile e politico, il suo, preso anche sulla scia di papà Paolo che fu – su sollecitazione dell’allora monsignor Giovanni Battista Montini – consigliere comunale e assessore, sempre per la Dc, dopo le prime elezioni municipali nell’Urbe del dopoguerra.
Dalla Torre è stato anche Presidente Nazionale dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, membro del Consiglio Universitario Nazionale dal 1997 al 2006 e del Comitato Nazionale per la Bioetica.
In ambito accademico è stato Vicepresidente del Coordinamento Regionale delle Università del Lazio (CRUL) e Vice Presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI, il primo di un ateneo non statale a ricoprire tale incarico. Infine, ma non da ultimo, è stato editorialista e firma di primo piano di “Avvenire”. Il professor Giuseppe Dalla Torre lascia la moglie Nicoletta e la figlia Paola. Un’altra figlia, Giovanna, morì improvvisamente nel 2008 a soli 28 anni. Le esequie si terranno sabato alle ore 10 all’Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro.
IL MESSAGGIO DELLA CEI ALLA FAMIGLIA
messaggio di cordoglio che mons. Stefano Russo, Segretario generale della CEI, ha inviato alla famiglia per la morte del Prof. Giuseppe Dalla Torre.
Gent.me Sig.re Nicoletta e Paola Dalla Torre,
appresa la triste notizia della morte del Prof. Giuseppe Dalla Torre, partecipiamo con profondo cordoglio al lutto della vostra famiglia.
Marito e padre esemplare, il Prof. Dalla Torre si è sempre distinto per la sua grande umiltà, umanità e generosità. Attento ai bisogni di tutti, ha sempre saputo farsi prossimo di chi gli chiedeva consiglio e aiuto. Uomo dalla coscienza retta, ha formato intere generazioni di giovani per i quali aveva sempre parole di fiducia e speranza nel futuro. Ne danno testimonianza i vari incarichi ricoperti in ambito accademico, sociale e civile dove si è distinto come collaboratore fedele, operoso e instancabile al servizio della Santa Sede e della Chiesa che è in Italia. Per tutto questo, gli siamo grati.
Nel Prof. Dalla Torre abbiamo toccato con mano quella “pratica della gentilezza” di cui parla Papa Francesco nell’Enciclica Fratelli Tutti: questa pratica «non è un particolare secondario né un atteggiamento superficiale o borghese. Dal momento che presuppone stima e rispetto, quando si fa cultura in una società trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali, il modo di dibattere e di confrontare le idee».
Rendiamo lode al Signore per la testimonianza di questo nostro fratello, mentre preghiamo per la sua anima affidandola alla misericordia del PadrE.
+ Stefano Russo
Segretario Generale
03 Dicembre 2020
(Avvenire)