24 Novembre, 2024
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E’ morto Enrico Nicoletti, cassiere della Banda della Magliana

Una vita da Romanzo Criminale la sua, tra arresti e lusso, ville e azioni criminali, in quella Roma dove per anni comandava la ‘holding del crimine’: 84 anni segnati dalla criminalità poliedrica e insidiosa della Banda e dei suoi affari

E’ morto Enrico Nicoletti. Secondo quanto apprende l’Adnkronos, colui che era considerato il ‘cassiere’ della Banda della Magliana si è spento a 84 anni in una clinica romana. Era affetto da gravi problemi di salute. Una vita da Romanzo Criminale la sua, tra arresti e lusso, ville e azioni criminali, in quella Roma dove per anni comandava la ‘holding del crimine’ della Banda della Magliana: 84 anni segnati dalla criminalità poliedrica e insidiosa della Banda e dei suoi affari, affari che conosceva benissimo essendo diventato, di fatto e di ‘diritto’, il cassiere del gruppo.

Più volte in carcere, detentore dei patrimoni e delle ricchezze accumulate dalla feroce organizzazione che negli anni ’70 seminò sangue e morte a Roma, Nicoletti, come un gangster di altri tempi, amava il lusso ostentato. Come testimoniava anche la sua casa con parco, poi confiscata, e destinata dal Campidoglio nel 2005 a sede della Casa del jazz. Nicoletti infatti, originario di Monte San Giovanni Campano, in provincia di Frosinone, è stato infatti il proprietario di Villa Osio, un complesso di fine anni Trenta immerso nel verde, in via di Porta Ardeatina, trasformato dal lui stesso con maniacale meticolosità nei dettagli in una sorta di reggia, con marmi, stucchi e idromassaggi a due posti con rubinetti in oro: roba da Gomorra ma ante litteram.

Lusso e, a modo suo, eleganza: il bastone come appoggio e come vezzo amava vestirsi di bianco dal panama alle scarpe. Si favoleggia anzi che nella villa avesse immense scarpiere, fatte su misura, per contenere tutte le sue scarpe. Bianche, naturalmente. Nicoletti viene anche indicato come un personaggio legato all’ultimo capo della Banda della Magliana, Enrico De Pedis, detto Renatino, ucciso nel Febbraio 1990. Ed ebbe in eredità anche alcune proprietà immobiliari che appartenevano al boss. La carriera di Nicoletti inizia dal basso, quando negli anni ’60 faceva fruttare il denaro affidatogli dagli abitanti del suo quartiere di Centocelle. Poi il salto di qualità negli anni ’70 nella Banda della Magliana che in breve tempo ebbe il controllo di tutte le attività criminali della Capitale: dalle semplici rapine, le attività si espansero ai sequestri di persona, al controllo del gioco d’azzardo e delle scommesse ippiche, ai colpi ai caveau e soprattutto al traffico di droga. Da quegli anni la carriera criminale di Nicoletti, tra un arresto e l’altro, non ha avuto sosta. Tanto da finire anche nel Romanzo Criminale, quello vero, dove il ‘Secco’, forse un contrappasso, racconta le gesta negative ed affatto eroiche di Enrico Nicoletti morto oggi a 84 anni.

Il Personaggio

“Un uomo che ha rappresentato un momento importante dell’attività di collateralismo alle organizzazioni criminali per massimizzarne i profitti, attraverso articolate attività di riciclaggio. Era il collettore di più mondi criminali, con collegamenti indubbi con la politica e la pubblica amministrazione. Chiaramente aveva un tasso criminale molto elevato. Negli ultimi tempi si era improvvisamente eclissato”. Così all’Adnkronos il magistrato Otello Lupacchini, che a lungo ha indagato sulla Banda della Magliana, commenta la morte del ‘cassiere’ del sodalizio criminale romano, Enrico Nicoletti.

“Con lui – prosegue – muoiono probabilmente segreti che si porterà dietro per le attività che ha compiuto, a partire dall’intervento che ebbe nell’ambito del sequestro Cirillo per il pagamento del famoso riscatto. E tanto altro. Aveva rapporti con tutti – racconta Lupacchini – con la ‘ndrangheta, con i napoletani, con la Banda della Magliana e associati. Una volta – racconta – riuscì nell’impresa di mettere intorno ad un tavolo i capi di camorra, mafia, ‘ndrangheta e Magliana”. “L’ho interrogato diverse volte. Un tipo arrogante. Un giorno, nel corso di un interrogatorio pretese che gli venisse offerto un tè e si lamentò della scarsa qualità dei pasticcini”, conclude.

(La Repubblica)

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