Nel giorno delle esequie, Francesco ricorda con “animo grato” in un telegramma le qualità cristiane e professionali dell’ex rettore della Lumsa e presidente del Tribunale vaticano, morto il 3 dicembre
“Illustre giurista, stimato uomo di cultura e fedele collaboratore della Santa Sede”, ma soprattutto uomo capace di una “luminosa testimonianza cristiana” e “solerte dedizione” nei suoi compiti di “apprezzato docente, presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano e infaticabile rettore della Libera Università Santa Maria Assunta (Lumsa)”.
Così Papa Francesco, in un telegramma firmato dal segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, ricorda la figura di Giuseppe Dalla Torre Del Tempio di Sanguinetto, deceduto il 3 dicembre a 77 anni, colpito dal Covid-19.
Vatican News riporta che il Papa, informato della scomparsa del “caro” professore, ha voluto manifestare la sua “vicinanza spirituale” alla moglie Nicoletta e alla figlia Paola, e ricordare con “animo grato” le sue qualità di cristiano e professionista. Il cardinale Parolin aggiunge il suo cordoglio personale, espresso anche poco prima della diffusione del telegramma, datato 3 dicembre, nell’omelia delle esequie presiedute nella Basilica Vaticana, all’altare della Cattedra.
Il cardinale Parolin al funerale: “uomo buono, umile e saggio”
Un’omelia intensa e appassionata, per l’ultimo saluto terreno all’ “amico Giuseppe” che “ci manca moltissimo”, dice il porporato di origini vicentine, che definisce Dalla Torre “uomo buono, umile e saggio”, “vero discepolo di Gesù” che, “non diversamente da Giovanni Battista, ha speso l’intera vita sua ‘rendendo testimonianza alla luce’ e facendosi instancabile messaggero dei valori spirituali, morali ed umani del suo Vangelo, dedicandosi a far maturare nel cuore di ognuno, e soprattutto dei giovani, la ricerca del vero, del bello e del buono, cioè l’amore per le cose ‘di lassù’”.
“Nelle nostre vite si è aperto un vuoto”, prosegue il segretario di Stato, ma “al di sopra di tutto c’è l’amore di Gesù Cristo”, che “dà senso e pienezza alla nostra fragile esistenza”, esposta a una vulnerabilità “di cui siamo diventati più consapevoli – e voglia Dio che non perdiamo più questa consapevolezza! – anche attraverso l’esperienza traumatica e dolorosa della pandemia che stiamo vivendo”.
Ha condiviso “i tesori di cultura, sapienza e fede” ricevuti
Giuseppe Dalla Torre, chiarisce il cardinale Parolin, “sull’esempio di Gesù, non ha considerato sua unica proprietà i tesori di cultura, di sapienza e di fede che gli erano stati donati”, ma li ha condivisi con i suoi amici, i suoi fratelli e sorelle, trasformandoli “in cibo di vita da condividere, in uno spirito di servizio che lo ha reso ‘servo’ di tutti, dei piccoli come dei grandi”.
Ricordando la “vasta e poliedrica attività” del professore, il porporato sottolinea infine che “è sempre stata sostenuta, oltre che dalla sua brillante intelligenza e dal suo rigore scientifico, anche da una fede vissuta con profondo e sincero attaccamento alla persona del Signore Gesù e al suo Vangelo di salvezza”. Una fede “forte e adamantina”, come il Tribunale vaticano ha scritto nel necrologio, che gli ha permesso “di superare momenti dolorosi e difficili nella vicenda umana sua” e della sua famiglia. Egli ha vissuto questi momenti, e qui Parolin cita il successore di Dalla Torre nel rettorato della Lumsa, Francesco Bonini “da uomo buono: ci si poteva specchiare nel suo sguardo limpido e sereno”.
(Avvenire)