Secondo il Coordinamento Romano Acqua Pubblica (Crap), le mosse dell’azienda non risolvono alcun problema.
La conferenza dei sindaci di venerdì è stata «una delle peggiori pagine nella storia della gestione dell’acqua di questo territorio»
Venerdì 27 novembre si è tenuta, in forma telematica, la Conferenza dei sindaci di Roma e Provincia (comprendente dunque tutti i comuni dei Castelli Romani, Ardea e Pomezia): l’ordine del giorno era l’approvazione dei provvedimenti presentati dalla Segreteria tecnico operativa (Sto) di Acea, votati all’unanimità. Una convergenza politica su aumenti tariffari e importanti investimenti per il futuro che non ha lasciato indifferente il Coordinamento Romano Acqua Pubblica (Crap): «Oggi i Sindaci della Provincia di Roma (Ato 2 Lazio) hanno scritto una delle peggiori pagine nella storia della gestione dell’acqua di questo territorio», si legge nel comunicato pubblicato a poche ore dalla Conferenza. Abbiamo incontrato Simona Savini del Crap per farci spiegare meglio i molti nodi problematici della proposta di Acea e come influiranno sulla cittadinanza romana e non solo.
Quali sono le principali perplessità sui provvedimenti votati alla Conferenza dei sindaci?
In questa Conferenza dei sindaci la delibera proposta dalla Sto prevedeva un aumento delle tariffe di circa cinque punti percentuali e tutta una serie di investimenti da realizzare nei prossimi anni. Nella precedente seduta, tenutasi il 4 novembre, la delibera non era stata votata per le perplessità sollevate da una serie di sindaci dell’Ato 2 (Ambito territoriale ottimale, le unità gestionali dei servizi in cui è divisa tutta Italia, ndr): le stesse che noi continuiamo a segnalare. Secondo i sindaci, guidati da Esterino Montino, primo cittadino di Fiumicino, in questo momento di crisi economica sarebbe stato difficile giustificare aumenti tariffari, soprattutto a fronte di un servizio non proprio brillante.
Cosa ha proposto in alternativa?
Alcuni paesi in provincia di Roma sono soggetti infatti a turnazione idrica. Montino sosteneva, magari in maniera strumentale nei confronti del comune romano a 5 Stelle, che forse sarebbe stato meglio ridurre gli utili e i profitti degli azionisti, anziché alzare le bollette. Pacetti, consigliere comunale romano, gli ha risposto che quella era una strada impercorribile poiché Acea è una società per azioni. Alla faccia del carattere rivoluzionario con cui il Movimento 5 Stelle si presentava solo qualche anno fa.
Nonostante le incertezze emerse durante la prima convocazione, alla fine poi le proposte di Acea sono state approvate senza nessuna obiezione…
Sì, la conferenza dei sindaci si è poi aggiornata perché servivano approfondimenti: tra i due appuntamenti dicono ci sia stato un dialogo bilaterale fra Acea 2 e i sindaci. Il risultato è questo accordo che tutti i sindaci hanno firmato, Esterino Montino in testa, e che conferma gli aumenti tariffari e gli investimenti programmati. Alcuni dei quali molto critici: per esempio il secondo potabilizzatore del Tevere. L’unica novità è l’aumento dei fondi stanziati per il bonus idrico.
Non è una buona notizia questa?
Purtroppo il bonus idrico è una foglia di fico. Si tratta di un’agevolazione a cui possono accedere i cittadini che hanno difficoltà a pagare la bolletta dell’acqua e che quindi garantisce tariffe ridotte. È un bonus pagato da noi, nel senso che è giustamente ricavato da una parte delle nostre bollette: non è un regalo di Acea. Il problema, e lo hanno detto anche alcuni sindaci che poi lo hanno comunque votato, è che in questi anni è stata utilizzata soltanto una piccola parte di ciò che era stato stanziato. Questi soldi restano così nelle tasche di Acea e per questo motivo Acea non ha nessun interesse a pubblicizzarlo. E anche quando lo pubblicizza, accedervi non è affatto semplice. È legato alla dichiarazione Isee, ma persone che vivono in contesti di fragilità hanno difficoltà a capire cos’è l’Isee, come compilarlo, presentarlo per tempo e accedere al portale di Acea.
sede di Acea (foto: commons.wikimedia.org)
C’è dunque difficoltà ad accedere al bonus?
Molto spesso, proprio chi ha più bisogno, non riesce a fare la domanda nei tempi e nelle modalità corrette. L’altra cosa molto grave è che il bonus idrico non si applica a chi ha avuto precedenti morosità o a chi risulta moroso. Ma se io non riesco a pagare l’acqua, è ovvio che sono moroso, che probabilmente ho saltato qualche bolletta, magari ho subito un distacco, magari ho una rateizzazione di bollette alte che non riesco a saldare… È proprio in queste situazioni che servirebbe davvero il bonus idrico. Invece non si cambiano le regole, ma si aumenta un fondo che molto probabilmente non verrà mai speso.
Crap in vista della seconda seduta della Conferenza dei sindaci aveva preparato un dossier con alcune indicazioni. Non avete avuto nessuno scambio con l’amministrazione romana o altre?
In passato con il comune di Roma c’era un dialogo, ma da qualche anno a questa parte si è completamente interrotto. Dal comune di Roma non abbiamo ricevuto nessuna risposta, ma anche gli altri sindaci sono comunque risultati impermeabili ai nostri suggerimenti purtroppo. Questo anche dimostra che i rapporti di forza sono molto sbilanciati sia a favore del gestore (Acea Ato 2 è anche quella che decide dove fare gli interventi e ha letteralmente nelle proprie mani i rubinetti dell’acqua) sia a favore del comune di Roma, perché il voto del rappresentante del comune di Roma pesa più della somma degli altri sindaci.
E quali erano le vostre proposte?
Noi abbiamo prodotto un dossier, abbastanza articolato, e lo abbiamo mandato alle istituzioni con una lettera aperta. In quelle quattro pagine mettiamo in fila alcune storture nella gestione monetaria all’interno di Acea. Uno su tutti: Acea Ato 2 prende i soldi delle tariffe, li trasferisce alla casa madre Acea (un meccanismo che prende il nome di cash-pooling e si mette in atto tra un’azienda più grande e le sue controllate, in questo caso Acea e le sue controllate, tra cui appunto Acea Ato 2) e quando ha bisogno di fare investimenti chiede alla casa madre i soldi in prestito. Però Acea questi soldi in prestito glieli dà a un tasso di interesse che è maggiore al tasso d’interesse che Acea Ato 2 potrebbe trovare sul mercato. Questo genera costi finanziari per Acea Ato 2 che noi dobbiamo coprire con le nostre bollette, ma potrebbero essere tranquillamente azzerati se non venisse messa in pratica questa procedura.
Un altro punto sottolineato è l’investimento di oltre 70 milioni di euro per un nuovo potabilizzatore dell’acqua del Tevere…
Roma è una città fortunata poiché avrebbe la possibilità di approvvigionare la sua utenza quasi completamente con acqua di sorgente o di falda, senza ricorrere dunque alla potabilizzazione di acque superficiali di laghi o fiumi. Non c’è nulla di male nell’utilizzare l’acqua di corsi idrici superficiali, anche se non tutti i corsi idrici sono inquinati come il Tevere. A Roma però circa il 40% dell’acqua prelevata dalle sorgenti di tutto il Lazio va disperso per colpa delle tubature di Acea Ato 2 che risalgono a prima della privatizzazione. La situazione è ormai disperata. Sono stati fatti interventi per mettere delle toppe o sostituire piccoli pezzi di rete idrica che Acea Ato 2, ma la rete resta un colabrodo. Invece di inventare soluzioni costose e potenzialmente rischiose, come quella di potabilizzare l’acqua del Tevere, si potrebbe investire per ridurre le perdite idriche. Questo significherebbe anche diminuire la pressione sui sistemi naturali, che invece stiamo mettendo a rischio.
Tra l’altro a Roma c’è già un potabilizzatore…
Sì, un primo potabilizzatore è stato già costruito, piccolo, con una portata di cinquecento litri al secondo. Sarebbe dovuto andare a sostituire il prelievo dal Lago di Bracciano: una delibera della regione Lazio impone infatti ad Acea di interrompere il prelievo, poiché ha messo in rischio completo l’ecosistema naturale del Lago. Questo potabilizzatore però non è ancora entrato in funzione. Acea dice che è pronto in caso di emergenza, però dalla Conferenza dei servizi (nella quale si riuniscono le diverse istituzioni, dalla Asl alla Regione alla Città Metropolitana) non è mai arrivato l’ok all’uso di questa acqua. Perché evidentemente c’è qualcosa che non torna. In un contesto del genere Acea mette a bilancio un investimento di 70 milioni per fare un altro potabilizzatore, questa volta gigantesco. Questa è una pianificazione insensata degli investimenti.
Laghi di Martignano e Bracciano (foto: commons.wikimedia.org)
Crap come intende rispondere alle decisioni prese in Conferenza?
Probabilmente su questo aumento della tariffa non c’è possibilità di intervenire perché per farlo servirebbe un attore forte all’interno della Conferenza stessa. Quello che possiamo fare è smascherare il bluff del bonus idrico e far sì che l’accesso effettivo a questo strumento sia più immediato, più democratico e più ampio: i soldi ci sono, facciamo in modo che vadano veramente nelle tasche di coloro che ne hanno bisogno.
In Conferenza non si è invece parlato dei distacchi, che continuano anche in questa condizione emergenziale condivisa…
Durante una crisi sanitaria, con tutti i medici che ci ripetono di lavare le mani in continuazione, Acea continua a fare i distacchi per morosità: chi non riesce a pagare si vede l’acqua staccata. Noi sosteniamo da sempre che è una pratica vergognosa: in questo momento ancora di più. Anche perché andando a leggere i bilanci di Acea abbiamo trovato una cosa abbastanza ironica: Acea è morosa nei confronti di Acea Ato 2 per circa 86 milioni di euro. Da questi 86 milioni, Acea Ato 2 ne ha accantonati circa 10 per svalutazione crediti. Quindi Acea Ato 2 abbona alla sua azienda-madre una morosità di 10 milioni di euro, mentre per 100 euro di bolletta non pagata stacca l’acqua a un condominio.
Come si può reagire?
Insieme alle reti solidali romane e a tutto quel movimento di solidarietà che si sta costruendo a fianco di chi è sempre più povero in questa città, vogliamo agire in maniera determinata riguardo questo tema dei distacchi. Non solo nei confronti di Acea, ma anche e soprattutto nei confronti della sindaca. Non dimentichiamo che il sindaco è il garante che tutela la salute dei cittadini, ma in questo caso è anche l’azionista di maggioranza di Acea. In altri comuni sono state fatto ordinanze sindacali per bloccare i distacchi. Serve dunque una decisione politica: Acea non la prenderà mai, perché Acea agisce nell’interesse dei suoi azionisti e del mercato. È il sindaco allora che deve prenderla.
(Dinamopress)