27 Dicembre, 2024
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Zona rossa, Italia verso l’uscita dal lockdown: tutte le Regioni arancioni e gialle

Il Cts: ora fase più difficile

L’Italia non ha più zone rosse. Con l’approdo dell’Abruzzo in zona arancione in queste ore, il Paese entra in una nuova fase: nessuna regione è più in lockdown. E con la ripartenza di negozi e centri commerciali che riaprono ovunque, entra nel vivo lo shopping delle feste a ridosso del Natale.

 

Zona arancione e zona gialla, ecco cosa cambia per le regioni da domenica. Scarica il pdf

L’Abruzzo torna arancione

Se con il ritorno al giallo di Emilia Romagna, Friuli, Marche Puglia e Umbria i bar tolgono i sigilli ai tavolini, in Campania, Toscana, Alto Adige, Abruzzo e Bolzano i negozianti rialzano dopo settimane le saracinesche grazie al passaggio all’arancione. Con cinque nuove regioni gialle (in tutto sono ora undici, oltre alla provincia di Trento) hanno riaperto – secondo i dati della Coldiretti – oltre 72mila tra bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi. Sono comunque ancora circa la metà (47%) gli esercizi commerciali di questo tipo ancora chiusi in Italia, nelle zone rosse e arancioni, per un totale di circa 170mila locali. Resta un ‘casò quello dell’Abruzzo, dove a differenza delle altre regioni è stato lo stesso governatore Marsilio a firmare in queste ore il passaggio di colore dopo «aver avvisato il ministro Speranza».

Il presidente aveva lui stesso sottoscritto un’ordinanza per entrare in zona rossa lo scorso 18 novembre ed ora ha annullato di fatto quel provvedimento con quello nuovo.

La frenata del Governo

«La regione Abruzzo aveva anticipato l’ingresso in zona rossa rispetto all’ordinanza del governo. La cabina di regia che monitora i dati di tutte le regioni ha riconosciuto questa anticipazione che avrebbe potuto portare alla zona arancione nella giornata di mercoledì. La scadenza dei 21 giorni è però prevista per mercoledì, non per lunedì. Quindi non c’è avallo su questa ulteriore anticipazione». È quanto si apprende da fonti di Governo.

Il “caso” Cts

Si allentano le maglie ma l’allerta, segnalata dallo stesso Comitato Tecnico Scientifico, sale più di prima. Ci apprestiamo ad entrare in una fase in cui «avremo il raddoppio della criticità, nei Pronto Soccorso arriveranno coloro che avranno l’influenza stagionale e coloro che avranno il Covid vero e proprio», avverte il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, chiarendo: «avremmo potuto imporre un lockdown assoluto, ma non possiamo permettercelo».

Non manca una riflessione sul ruolo dello stesso Comitato: come Cts – aggiunge – «ci contestano di avere troppa forza e di essere troppo influenti. Sono in tanti, anche la politica. Il conflitto è comprensibile: la politica fa la politica e gli scienziati dettano le regole della scienza. Se alla politica fa comodo che un metro sia 70 centimetri, per noi resta un metro. Le indicazioni sui trasporti hanno dato ad esempio grossi problemi alle grandi compagnie perché abbiamo fornito regole sul distanziamento».

Aumentano gli assembramenti

 

Con l’avvicinamento alle feste, nonostante norme e prescrizioni, aumentano però anche i maxi assembramenti nelle grandi città come Torino e Roma, dove nel quartiere dell’Eur sono stati segnalati in una serata tremila ragazzi radunati nelle strade della zona, abitualmente luoghi di ritrovo della movida. E il Viminale ha già pronto un piano per arginare il rischio di caos e mancato rispetto delle norme del Dpcm di Natale. Il capo della Polizia, Franco Gabrielli, in una circolare inviata ai questori ha chiesto «servizi mirati» lungo le principali strade italiane e nei nodi delle reti di trasporto invitando a prestare la «massima attenzione» nella predisposizione dei servizi. «Le attività in argomento, che dovranno prevedere aliquote della polizia locale – scrive Gabrielli – dovranno essere più pregnanti dal 21 dicembre al 6 gennaio nonché nelle giornate del 25 e 26 dicembre e del 1 gennaio» viste le «particolari limitazioni degli spostamenti tra regioni e comuni». Ma c’è chi già preme per ammorbidire le disposizioni contenute nel nuovo decreto. Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, spera «che il Governo ripensi, almeno dove il virus lo consente, alle misure che vietano gli spostamenti nelle feste natalizie ove creino disparità di trattamento».

E dal fronte dell’opposizione la Lega, a nome del centrodestra, punta al «via libera agli spostamenti all’interno della province, o in un raggio di poche decine di chilometri, per evitare di dividere le famiglie o bloccare alcune attività a partire dal volontariato» in vista del 25-26 dicembre e del primo gennaio. Una ventata più forte di ottimismo arriva dai progressi sul fronte del Piano vaccini, con le prime dosi in airrivo a gennaio: «un pò di luce alla fine del tunnel si comincia a vedere. Ora aspettiamo che gli enti preposti diano le autorizzaizoni per far funzionare il Piano», dice il Commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, il quale – oltre a specificare che il programma di inoculazioni riguarderà anche i migranti – chiarisce: «sarà più urgente vaccinare chi non ha avuto il Covid perché non ne è immune. Chi lo ha già avuto ed è guarito? Non saranno i primi e neppure i secondi, perché per breve tempo saranno immuni».

(Il Mattino)

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