Riceviamo e pubblichiamo questo articolo pubblicato su Avvenire
Il 21 novembre di ogni anno l’Arma dei Carabinieri celebra la festa della sua patrona: la “Virgo Fidelis”, istituita l’8 dicembre 1948 con un “motu proprio” di Papa Pacelli. La data coincide con due occasionali ricorrenze: la presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio e l’anniversario della Battaglia di Culquabert (Africa Orientale, 1941). Tale coincidenza rivela la scelta di Maria come patrona con il titolo di Virgo fidelis. Nell’occasione fu concepita la bellissima “Preghiera del carabiniere”. Normalmente la preghiera viene declamata da
un lettore e si ascolta inquadrati in reparti al termine delle cerimonie religiose in occasione della Festa dell’Arma, della Virgo Fidelis. Ogni carabiniere la comprende secondo il proprio stato d’animo, il ricordo dei suoi sacrifici e quelli dei colleghi. Ma la devozione per Maria Virgo Fidelis è per tutti profonda e la preghiera resta scolpita nei cuori e nella mente. La si può suddividere in cinque quadri, che sono esplosioni di crescente intensità. Si inizia con un’acclamazione «Ti acclamiamo Dolcissima e Gloriosissima», non vi sono attributi più alti per una donna. Poi dice «Madre di Dio e nostra», un’espressione che ha un profondo significato teologico che ci fa fratelli di Dio aventi con Lui la stessa Madre. La seconda parte è un’elevazione che recita «Reverente il pensiero, spirituale, fiduciosa la preghiera, fervido il cuore». Segue poi l’invocazione: «Da parte della Schiera delle nostre Legioni ti invochiamo Confortatrice nelle situazioni di ansie, timori, fatiche; e Protettrice nostra nei pericoli del servizio, dalle minacce, dagli attacchi nell’adempimento del dovere e delle nostre famiglie». C’è poi l’implorazione con la quale ha inizio una sequela che rivela la fiducia immensa nella nostra Madre Virgo Fidelis: «Accogli ogni nostro proposito di bene e trasformalo in forza morale e luce di verità; Accompagna la nostra vigilanza; Consiglia il nostro dire; Anima la nostra azione, soprattutto infiamma la nostra devozione a Te e saremo forti e fiduciosi». Il tutto si chiude con una testimonianza. Qui la preghiera introduce una geniale e sublime interpretazione teologica secondo i dettami evangelici. «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente; Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22). In più c’è la richiesta del Carabiniere che vuole testimoniare in un modo sorprendente ad imitazione di san Francesco, da un capo all’altro d’Italia suscita in ognuno di noi l’entusiasmo di testimoniare, con la fedeltà fino alla morte, l’amore a Dio e ai fratelli. La Preghiera del Carabiniere è di una tale intensità intellettuale, spirituale e sentimentale, che né lingua può recitare, né letterato può descrivere. Ogni frase contiene l’immensità, creata da Dio. Dovrebbe essere conosciuta da tutti.
Bruno Riscaldati, ufficiale dell’Arma dei Carabinieri