Lo scorso 23 marzo un 44 enne di nazionalità pakistana finì a colpi di bastone il 69enne Emilio Maggiacomo nella Piana chiusa per l’alto numero di contagi da coronavirus.
Il figlio della vittima contesta la sentenza troppo lieve e vuole incatenarsi davanti al Tribunale di Cassino per protestare contro quella che ritiene una giustizia negata. Per il giudice Domenico Di Croce, però, quello del contadino non fu stato un omicidio volontario, ma preterintenzionale
Sette anni di carcere per un omicidio. I familiari del 69enne Emilio Maggiacomo, ucciso il 23 marzo scorso al confine tra Fondi e Itri, dopo aver cercato di impedire a un 44enne di nazionalità pakistana di uscire dalla zona rossa imposta nella Piana per l’alto numero di contagi da coronavirus, non ci stanno. Il figlio della vittima mercoledì mattina, come assicura il suo legale, l’avvocato Giulio Mastrobattista, vuole incatenarsi davanti al Tribunale di Cassino per protestare contro quella che ritiene una giustizia negata. Per il giudice Domenico Di Croce, però, quello dell’agricoltore non è stato un omicidio volontario, ma preterintenzionale e a fronte poi di 9 anni e 8 mesi di reclusione chiesti dal pubblico ministero, ha ritenuto che sette fossero sufficienti per Abdul Majid Khan.
Disposta da pochi giorni la zona rossa a Fondi, il 23 marzo Emilio Maggiacomo, mentre stava lavorando nella sua vigna in via Molelle, in zona San Raffaele, chiamò il figlio, dicendogli che stava discutendo con uno straniero che, passando per la strada di campagna, voleva uscire dal territorio comunale. “Chiama i carabinieri”, disse il 69enne al figlio.
Poi si interruppe la comunicazione e il figlio appunto, precipitatosi in via Molelle, trovò il padre privo di vita, con la tessera sanitaria dello straniero stretta tra le mani. Il 44enne, impegnato con alcune attività al Mercato ortofrutticolo di Fondi, venne bloccato dalla Polizia e dai Carabinieri. Per i consulenti della Procura, l’anziano è stato colpito con un bastone e ucciso nel corso del litigio con l’imputato.
Di diverso avviso invece la difesa, rappresentata dagli avvocati Angelo Palmieri e Maurizio Forte, che insistendo su una consulenza affidata al prof. Giovanni Arcudi ha sostenuto che il 69enne fosse in realtà stato investito, dopo la lite, dall’auto di Abdul Majid Khan. “Ho ingranato la marcia e per errore l’ho colpito. Non voleva farmi passare attraverso la sua proprietà”, ha sostenuto il 44enne. Un incidente o poco più, insomma, secondo la tesi difensiva, che ha anche chiesto di derubricare il reato di omicidio volontario in omicidio colposo. Il giudice alla fine ha optato per il preterintenzionale e depositerà le motivazioni della sentenza entro 90 giorni, ma i familiari della vittima, che dopo aver ottenuto 80mila euro di risarcimento dall’imputato non si sono costituiti parte civile, ora vogliono dare battaglia.
(La Repubblica)