24 Novembre, 2024
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Coronavirus Lazio, D’Amato: “Locali chiusi alle 18 fino a primavera”. Anzi no.

E’ caos sulle nuove discipline degli orari di bar e ristoranti

L’assessore regionale alla Sanità lo aveva ipotizzato in una intervista.
Gli esercenti sono insorti: “Così moriamo del tutto”. Poco dopo la netta correzione del collega di giunta, Daniele Leodori, vicepresidente della Regione: “Nessuna decisione sulla chiusura dei locali fino alla prossima primavera, decideremo in sintonia con le altre Regioni e con il governo come abbiamo sempre fatto”.
E intanto Raggi firma ordinanza per tempi di apertura più flessibili per alimentari e panificatori

Prima le dichiarazioni dell’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato su bar e ristoranti che dovranno abbassare le serrande alle 18 almeno fino a marzo. Poi le reazioni furibonde dei rappresentanti di categoria. Infine la smentita e la marcia indietro dello stesso assessore. Questa mattina, in un’intervista al Messaggero, D’Amato ha prospettato la chiusura pomeridiana di bar e ristoranti almeno fino alla prossima primavera, ma dopo poche ore è stato smentito dal vicepresidente della Regione Lazio Daniele Leodori: “Nessuna chiusura dei locali fino a marzo. Stiamo monitorando costantemente i risultati della curva dei contagi e fino al 15 gennaio è in vigore l’ultimo Dpcm del governo. Solo allora decideremo come intervenire, e non certo autonomamente, ma in sintonia con le altre Regioni e con il governo come abbiamo sempre fatto”.

Dunque, nessuna nuova norma è già stata decisa né, ha aggiunto Leodori, l’intenzione è quella di mettere i commercianti in difficoltà: “Sicuramente lavoreremo per scongiurare misure ancora più restrittive per i cittadini della nostra Regione già notevolmente messi a dura prova”. Pochi minuti dopo è lo stesso D’Amato a fare marcia indietro: “Eventuali misure riguardo le attività produttive ed economiche sono assunte dal governo a livello nazionale in base all’indice di contagio e altri parametri”.

Una mossa obbligata, viste anche le reazioni dei rappresentanti dei commercianti che dopo le prime dichiarazioni dell’assessore avevano commentato: “D’Amato ha deciso che dobbiamo morire. Spero che nessuno sia costretto a compiere gesti estremi, per me già lo è dover arrivare a licenziare qualcuno”, spiega il neopresidente della Fipe Confcommercio Roma Sergio Paolantoni. Ancora: “Così si distrugge la poca fiducia nel futuro che ancora hanno i ristoratori”, gli ha commentato Valter Giammaria di Confesercenti. “Le misure del governo e della Regione Lazio stanno uccidendo i bar e le tavole calde”, dice Claudio Pica della Fiepet Confesercenti, che questa mattina è stato inondato di chiamate preoccupate dalle dichiarazioni dell’assessore. Ristoratori e baristi da tempo si sentono trattati come lavoratori di serie B e lunedì 14 scenderanno in piazza. Intanto la sindaca Virginia Raggi prova ad andare incontro ad alimentari e panificatori che fino al 6 gennaio dal lunedì al venerdì potranno aprire al pubblico tra le 5.00 e le 20.15.

“Le istituzioni devono trasmettere fiducia nel futuro e non fare affermazioni che rischiano di portare le persone a commettere gesti estremi – ha aggiunto Valter Giammaria, presidente di Confesercenti Roma –  Dire che dovranno abbassare le serrande alle 18 per altri 3 mesi è molto pericoloso e certe dichiarazioni dovrebbero essere fatte con più attenzione perché in questo modo si distrugge la poca fiducia nel futuro che ancora hanno i ristoratori”.

Il peggior nemico degli imprenditori in questo momento è proprio l’incertezza e questo andirivieni di dichiarazioni non aiuta. Anche perché l’arrivo di un vaccino contro il Covid 19 sembra sempre più vicino e riaccende una speranza, ma molti ristoratori sono al collasso: “Non possiamo indebitarci per lavorare né per dare lavoro agli altri e questo significa chiudere o andare avanti con il minimo indispensabile mandando in sofferenza sia i fornitori, sia il personale – commenta il neopresidente della Fipe Confcommercio Roma Sergio Paolantoni – Nei ristoratori scatta un meccanismo di autodifesa perché un imprenditore, grande o piccolo che sia, si fa i conti in tasca. Sto provando in tutti i modi a iniettare fiducia, ma dichiarazioni come quelle di D’Amato fanno pensare che qualcuno ha deciso che dobbiamo morire”. Paolantoni è anche il presidente di Palombini Eur Srl e dunque del famoso Caffè in piazzale Konrad Adenauer. Ha appena scoperto di essere positivo al Covid, sta bene e spera “che nessuno sia costretto a compiere gesti estremi, per me già lo è dover arrivare a licenziare qualcuno”.

“Le misure del governo e della Regione Lazio stanno uccidendo i bar e le tavole calde che nelle ultime settimane sono tornati a incassare solo il 30% dopo una lieve risalita di questa estate – aggiunge Claudio Pica della Fiepet Confesercenti – adesso le affermazioni dell’assessore che rimandano tutto a dopo marzo ci mettono in ginocchio e credo che anche sindacati e lavoratori scenderanno con noi in piazza lunedì 14”. Pica, che questa mattina è stato inondato di chiamate preoccupate dalle dichiarazioni dell’assessore, ha appena avuto conferma da parte di un barista della Garbatella “che sta svendendo la sua azienda perché non ce la fa più”.

A marzo era successa la stessa cosa al ristorante stellato Metamorfosi, guidato dallo chef Roy Caceres: “Non potevamo più permetterci l’affitto e così abbiamo anche perso la stella Michelin che avevamo da ben otto anni”. Nonostante la fatica e l’impegno andati in fumo, Caceres e i suoi soci non si sono arresi e a maggio hanno aperto un altro ristorante in Prati, il Carnal: “Abbiamo cercato di adeguarci e rispettato ogni indicazione del governo e della Regione ma a questo punto non so come si potrà fare – ha commentato in mattinata lo chef scoraggiato dalle parole dell’assessore – Alle porte c’è un vaccino, ma queste affermazioni creano sconforto perché sembra che tutti gli sforzi per traghettare l’azienda fuori dal guado siano inutili. Il team che lavora per noi non ha più fiducia perché i lavoratori sono in cassa integrazione che però non arriva mai. Ne abbiamo 5 in questa situazione. Il delivery ci tiene a galla e ci dà un po’ di speranza, ma i nostri fornitori sono con l’acqua alla gola, anche la loro filiera si è fermata”.

“Tante attività stanno saltando e sono rovinate, se si incute timore non si capisce su quali basi scientifiche nessuno guarda a nuovi investimenti – ha aggiunto Alberto Bloise, titolare insieme alla cuoca Sarah Cicolini della rinomata trattoria SantoPalato nel quartiere San Giovanni – Non è corretto creare inutilmente allarmismo”. Oppure, ha aggiunto Giammaria di Confesercenti, se le chiusure dovranno davvero essere prolungate sarà necessario un sistema di ristori come quello tedesco (che copre il 75% della perdita di fatturato delle imprese).

La sindaca Virginia Raggi ha intanto firmato un’ordinanza che consente orari di lavoro più flessibili  agli esercizi di vicinato del settore alimentare, alle medie e grandi strutture di vendita del settore alimentare e ai panificatori

(La Repubblica)

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