Nel Vangelo secondo Luca (16.2) si racconta di un uomo ricco che affida la gestione dei propri beni a un amministratore. Quando all’uomo ricco giungono all’orecchio voci di una gestione sconsiderata del patrimonio, chiama l’amministratore e gli chiede conto del suo operato e gli dice: «Redde rationem villicationis tuae: iam enim non poteris villicare», cioè «rendimi conto della tua amministrazione perché non potrai più amministrare». “L’uomo ricco” siamo noi cittadini che paghiamo tasse e gabelle nazionali e locali. Siamo noi che vorremmo chiedere direttamente conto dell’operato all’amministratore Luigi de Magistris rispetto alle condizioni della città e dei servizi al cittadino ormai da terzo mondo. Dovremmo poterlo fare attraverso i consiglieri comunali, esponenti istituzionali il cui compito è quello di indirizzo e controllo della gestione dell’ente comunale.
Ebbene, in virtù di questi compiti specifici, il bilancio di previsione 2020-2022, farcito di fantasiose previsioni di incassi di verbali e multe, di proventi da dismissione patrimonio comunale senza alcun fondamento, meriterebbe il voto negativo di tutti i consiglieri capaci di valutare questo atto fondamentale con un briciolo di obiettività e per quello che è, cioè un documento senza alcun presupposto di concretezza e tangibilità. La bocciatura della delibera e la scadenza del termine per l’approvazione fissato dal prefetto porterebbero allo scioglimento del Consiglio comunale e alla nomina di un commissario che svolgerebbe il ruolo di sindaco, Giunta e Consiglio.
La corbelleria proferita da tanti, de Magistris in testa, secondo la quale si fermerebbero tutti i servizi e si procederebbe addirittura a licenziamenti è una clamorosa bugia che non rende onore a chi rappresenta le istituzioni. La mancata approvazione della delibera e la caduta del primo cittadino avrebbero una valenza politica importantissima perché rappresenterebbero un monito per i prossimi sindaci che niente devono avere a che fare con la demagogia e gli annunci a effetto, forieri di narrazioni drogate come quella prodotta da questa sciagurata amministrazione nei dieci anni di governo: dalla flotta navale alla moneta napoletana, dai 600 euro ai disoccupati al referendum per l’autonomia, dalla differenziata al 70% a Napoli capitale mondiale dei trasporti.
Purtroppo, però, non ci sarà alcuna bocciatura perché consiglieri di partiti, eletti per fare opposizione alla giunta de Magistris, intendono salvare il primo cittadino (e se stessi) dallo scioglimento dell’amministrazione. Lo faranno, probabilmente, uscendo vigliaccamente dall’aula al momento del voto non oggi ma sabato prossimo, durante la famigerata “seconda convocazione”, accampando motivazioni a cui non credono per primi: l’arrivo del commissario che bloccherebbe tutti i servizi, il favore che non intendono fare al governatore Vincenzo De Luca che trarrebbe vantaggio dalla fine anticipata dell’amministrazione, la necessità di evitare il probabilissimo dissesto finanziario, iattura per le imprese creditrici del Comune, che il commissario prefettizio decreterebbe dopo attenta lettura e verifica dei conti. Praticamente si salva il sindaco anche per non avere la verità sui conti del bilancio che l’inviato del Governo svelerebbe all’istante.
La tristezza viene dal fatto che la ciambella di salvataggio al sindaco è offerta dal gruppo del partito di Silvio Berlusconi, quello stesso Berlusconi che Luigi de Magistris propose di «mandare in esilio in cambio dell’impunità» quando il Cavaliere era al centro della tempesta giudiziaria. Vabbè, magari il sindaco concederà la cittadinanza onoraria al Silvio nazionale: una delle poche attività che, assieme all’intitolazione delle strade, gli riesce benissimo.
(Il Riformista)