La Camera ha approvato una proposta di legge che passerà ora all’esame del Senato
Dopo venti ore di dibattito ininterrotto, all’alba (ora argentina, tarda mattinata in Italia), la Camera argentina ha dato un sofferto via libera alla legalizzazione dell’aborto. Il progetto – che ha spaccato la società e l’Aula – è passato con un margine risicato di 14 voti: 131 sì contro 117 no e sei astenuti. Non è la prima volta che i deputati si pronunciano per l’interruzione di gravidanza. Come due anni fa, però, la normativa deve ora essere esaminata dal Senato.
Fu quest’ultimo a bocciare una bozza analoga nel 2018. Anche stavolta alla Camera alta sembra prevalere il fronte del no. Uno schieramento bipartisan. Come quello opposto. Del resto, la questione della legalizzazione dell’interruzione di gravidanza è stata sollevata di recente da due amministrazioni di colore opposto: quella precedente, del liberale-conservatore Mauricio Macri, e quella attuale, del progressista Alberto Fernández.
Per tutta la lunga notte, il clima è stato teso, dentro e fuori dall’Aula. La piazza del Congresso spezzata in due da una recisione è la perfetta metafora della frattura sociale sul tema. Da una parte, i sostenitori dell’iniziativa, con i loro simboli verdi, dall’altra i detrattori, il cui colore è il bianco-celeste, quello della bandiera nazionale.
Al momento, in Argentina, la pratica è depenalizzata in caso di stupro e rischio per la salute della madre. La riforma la consente entro la 14esima settimana di gravidanza per tutte le donne, a partire dai 16 anni. Al di sotto di quell’età, è necessario il consenso dei genitori. Lunedì i senatori inizieranno l’esame della bozza. Non si esclude che si possa arrivare al voto entro la fine del mese, nonostante le vacanze d’estate (australe). A premere per un dibattito rapido sono i sostenitori, mentre da più parti si chiede una riflessione più approfondita su un tema estremamente delicato. I vescovi argentini, in particolare, hanno invitato i parlamentari a prendersi un momento di silenzio prima di pronunciarsi.
(Avvenire)